CAPITOLO 12 - SEBASTIAN / ALLYSON

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SEBASTIAN:

Ero seduto al Metropolitan già da venti minuti, è proprio vero che quando si aspetta qualcuno che non arriva il tempo sembra che passi più lentamente; ancora cinque minuti dissi, poi ordinerò la colazione.

Passarono altri dieci minuti, ma nessuno entrò nel bar, allora alzai la mano per richiamare l'attenzione del cameriere ed ordinai un cappuccino con una broche alla crema, la mia preferita, in quel bar erano freschissime, dolci al punto giusto, appena sfornate; un leggero profumo mi avvolgeva mentre il ragazzo deponeva la mia brioche sul tavolino, avevo l'acquolina in bocca e mi resi conto  di avere fame, perciò la addentai subito sporcandomi il labbro di zucchero che ripulii con la lingua.

Era stato un gesto più che naturale, ma mi accorsi che probabilmente qualcuno l'aveva interpretato diversamente quando sentii queste parole:-

"Mio dio fallo un'altra volta....era da infarto, come mi piacerebbe essere trasformata in zucchero per provare sulla pelle quella sensazione". –

Mi girai in direzione della voce e vidi una ragazza che mi guardava inebetita, sembrava avesse visto la Madonna o qualche santo, era abbastanza pittoresca nell'insieme, aveva i capelli corti che in origine dovevano essere stati rossi, perché il suo viso era pieno di lentiggini, ma che per uno scherzo del parrucchiere adesso erano di un vivace color verde pisello, due cerchi enormi le pendevano dalle orecchie sottili, arrivando a metà collo.

Mi stava ancora guardando in preda a qualche strana forma di ammirazione prolungata, per distogliere il suo sguardo dal mio volto, le dissi:- "come ti chiami?"

"Ma tu parli? Allora non sei una visione, sei reale in carne ed ossa", si avvicinò al mio tavolo, mi porse la mano, piena di anelli su ogni dito e mi informò: "io mi chiamo Miriam e tu?"

Con la mente ripercorsi ciò che era successo il giorno prima quando avevo detto alla "rana incazzata" della quale non conoscevo nemmeno il nome che poteva chiamarmi solo Signor Touch, pensai chissà come reagirebbe questa ragazza se le dicessi la stessa cosa.....probabilmente mi avrebbe adorato lo stesso, ma non volevo correre il rischio di farmi un'altra nemica perciò la guardai dritta negli occhi marroni e risposi semplicemente:- "Io mi chiamo Sebastian".

"Sebastian.....semplicemente il nome di un dio sceso in terra per farsi ammirare da noi povere mortali".

" Non esagerare" le dissi con un sorriso anche se in realtà il complimento mi aveva fatto piacere soprattutto dopo lo spiacevole incontro della mattina, " sono solo un ragazzo carino, niente di più".

"Carino? Ma che dici? Carino è un neonato tutto paffuto, un animaletto di peluche....tu sei una visione bellissima, e secondo me devi avere anche un bel carattere, solo che non riesci ad esternarlo tanto facilmente, sono poche le persone che ti conoscono realmente come sei , ma non ti preoccupare delle opinioni altrui, alcuni commenti escono solo da bocche inutili."

L'avevo ascoltata attentamente senza interromperla, aveva detto delle cose molto belle su di me, ma soprattutto erano cose vere, come faceva a conoscermi, io non l'avevo mai vista....

"Ma sei una studentessa?" Le domandai interessato, "sembra che tu mi conosca ma io sono sicuro di non averti mai incontrata."

"No non sono una studentessa, io ho deciso due anni fa che la scuola non faceva per me, adesso dopo molte peripezie, lavoro assistendo dei bambini rimasti orfani che vivono in un centro qui vicino che si chiama "il mondo delle farfalle". Li tengo allegri raccontando loro delle bellissime favole, facendoli giocare, o semplicemente ascoltandoli, sai quei bambini non hanno nessuno ed hanno molte cose da dire agli adulti".

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