CAPITOLO 93 - PENELOPE

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PENELOPE

Appena arrivai nella mia stanza colpii la porta violentemente che con uno schianto rumoroso sbatté alle mie spalle rinchiudendomi in un silenzio glaciale.

Come era potuto succedere? Lentamente riavvolsi nella mia mente le immagini della scena che si era appena svolta, non poteva essere accaduto, non potevo aver perso il controllo in quel modo. Probabilmente ero impazzita, la rabbia che avevo avvertito salirmi in corpo aveva agito per me , i freni inibitori mi avevano abbandonata al mio destino. Avevo colpito Bruce, gli avevo dato uno schiaffo e lui....lui non aveva fatto niente per difendersi. Perché? Ma certo era colpevole, sicuramente si aspettava che appena avessi saputo che aveva una figlia piccola ma soprattutto che me l'aveva tenuta nascosta io non avrei preso bene la cosa.

Non avrei preso bene...che eufemismo , nel momento in cui avevo sentito il suono di quelle quattro lettere , non avevo capito più nulla, un insieme di emozioni contrastanti erano scaturite nella mia mente, nei miei occhi avevo visto scorrere frammenti di scene che in realtà non esistevano, vedevo il volto di Bruce con quell'espressione indecifrabile e lo associavo ad una quantità di facce sconosciute , vedevo immagini in cui queste donne senza volto lo baciavano, si lasciavano accarezzare, ridevano con lui in intimità. Non poteva essere vero, lui era solo mio, la sera prima ci eravamo scambiati gli anelli, per me aveva significato moltissimo quel gesto, avevo messo la mia vita nelle sue mani, mi ero affidata completamente a lui, e lui? Lui invece mi aveva tradita e quella sporca mocciosa era il risultato delle sue prodezze amorose.

Penny mi dissi che ci fai ancora qui? Vattene, torna alla tua vita, non avresti mai dovuto lasciarla, hai voluto conquistare l'uomo di cui ti eri innamorata perdutamente , ma lui era già impegnato, e non te l'aveva detto, si è preso gioco di te. Ti ha fatto credere che per lui eri tutto, chissà le risate che si sarà fatto alle tue spalle. "Maledizione" urlai scagliando la spazzola per capelli che avevo in mano con violenza contro il muro.

Inconsapevolmente era la prima cosa che avevo visto entrando nella stanza, di solito spazzolarmi i capelli mi aiutava a distendermi, ma ora nemmeno quel gesto riusciva a calmarmi.

Senza più pensare, tolsi dall'armadio la valigia più grande e con uno scatto nervoso la gettai sul letto, poi la aprii , dovevo andarmene da lì, il ricordo delle facce scioccate di quelli che avevo considerato come amici mi metteva a disagio, chissà cosa stavano pensando, sicuramente avranno creduto che Penelope Carrington, etoile della società bene, era tornata a fare la ragazzina viziata, qualcosa non era andato come aveva deciso lei, e lei aveva scatenato il finimondo, capricciosa come tutte quelle persone che potevano permettersi gesti inconsulti e gratuiti che alla fine venivano sempre perdonati.

Ma si stavano sbagliando tutti quanti, non avevo agito così per un capriccio, ma perché ero rimasta profondamente ferita dalla persona che amavo più di me stessa, il mio cuore era andato in mille pezzi, lo sentivo battere lentamente , mentre pochi minuti prima mi stava uscendo dal petto mentre i suoi battiti mi rintronavano nelle orecchie sempre piu affrettati, sempre più sordi.

Non ero più la ragazza spensierata che era arrivata malinconica ma speranzosa a Villa Touch per trascorrere il Natale con persone che mi volevano bene e che io consideravo amiche.

Nonna Ester aveva insistito non poco con i miei genitori ma soprattutto con mio padre per farmi concedere il permesso e la sera prima quando l'avevo vista scendere lo scalone insieme a Bruce, avevo capito il perché del suo comportamento.

L'avevo ammirata ,avevo compreso che lei stava cercando un modo di aiutarci a rimettere insieme i cocci di quello splendido mosaico che era la nostra storia e che io per timore e testardaggine avevo mandato all'aria.

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