2 ||il tuo compagno di stanza||

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Apro lentamente gli occhi, mi servono parecchi secondi per riuscire a smettere di vedere macchie di colore indistinte, quando finalmente riesco a distinguere chiaramente tutti le cose che mi stanno intorno, mi rendo conto di essere in una stanza totalmente bianca, l'unica illuminazione, proviene dalla finestra accanto a me, da cui non riesco a vedere altro che il cielo grigio. Ho un mal di testa incredibile, come se stessero battendo un martello sulla mia testa. Ruoto lentamente il viso per vedere il resto della stanza. L'odore di disinfettante mi inonda le narici, di colpo e in poco tempo mi rendo conto di essere stesa su un letto dell'ospedale. Merda, ci voleva anche questa ora vero?
Alzo leggermente la testa, che sembra pesare un quintale, mi guardo le braccia, delle fasce mi ricoprono le braccia fino ai polsi, non vedo nessun taglio scoperto, nella mano invece ho l'ago collegato alla flebo, accanto al mio letto. Un bi...bi...bi fastidioso proviene da una macchina vicino a me, credo siano i battiti del mio cuore.
Stranamente non ho l'ossigeno. Vorrei potermi mettere a sedere, ma solo spostare un dito mi richiede una fatica enorme, mi sento così debole. Alzo lo sguardo e fisso il soffitto, cerco di recuperare più ricordi possibili, ma nulla non ricordo nulla, l'ultima immagine impressa nella mia testa è il mio braccio steso sul pavimento e la lametta che cade nel parquet.
Cazzo sono all'ospedale perché ho fatto un taglio troppo profondo nel mio polso e per questo credo di essere svenuta. Per essere finita in ospedale qualcuno deve avermi trovato svenuta sul pavimento del bagno. Vi prego fate che quella persona non sia Azzurra, fate che non mi abbia trovato lei, per favore, vi prego per favore. Non me lo perdonerei mai, mai nella mia vita. Se la mia sorellina mi ha trovato in quelle condizioni potrei averle rovinato la vita.
Dio da quando sono qui? Devo aver perso un sacco di sangue, è strano che io non sia morta, beh in ogni caso per ora posso ancora proteggere Azzurra, fortunatamente.
Samuele, l'avrà saputo, e molto probabilmente ora mi odierà di sicuro, principalmente perché l'ho fatto e poi perché non glielo l'ho detto, mi odierà, e peggio ancora penserà che sono morta, cazzo che cosa ho combinato.
Inoltre avrò di certo causato un altro litigio tra mamma e papà, che molto sicuramente si stanno dando la colpa a vicenda, e Azzurra deve subire tutto.
Complimenti cara, come sempre sei riuscita a fare un disastro e a causare dolore ad altre persone, brava sul serio, Dio sono proprio una persona di merda, cazzo tutto questo non doveva succedere, la mia sorellina non si merita tutto ciò, non se lo merita, io me lo merito, lei dovrebbe solo essere felice. Devo alzarmi, devo andarmene da qui, devo trovare Azzurra, devo farle capire che sono ancora viva, e che non la lascerò mai.

Cerco di alzami, facendo peso sulle braccia, un dolore sordo mi colpisce sia le braccia che la testa, ma lo ignoro, e cerco di mettermi a sedere,
-dove vai?- una voce profonda alle mie spalle mi fa sussultare, ma non la ascolto e cerco di alzarmi, ma appena poso a terra il piede destro cado, e un dolore terribile mi colpisce la caviglia, urlo dal dolore. Cazzo che male, cosa mi è successo alla caviglia?
-Oh merda Carlotta!- è la voce di prima questa volta però è meno profonda è più sul preoccupato, sento dei passi veloci che si avvicinano a me, non riesco a vedere nulla da per terra. Un ragazzo si presenta nel mio campo visivo, mi passa un braccio dietro la schiena e sotto le ginocchia, poi mi posa sul letto dov'ero prima, tutto il mio sforzo fatto per il cazzo. Ma che sta facendo, io devo tornare a casa, non posso e non voglio stare qui dentro un altro minuto di più, mi manca già l'aria. Sto per urlare contro quel ragazzo, che mi ha appena rimesso in questo maledetto letto, di togliersi di mezzo e lasciarmi andare via da qui, ma lo vedo appoggiato al mio letto, respira a fatica e sembra che stia per morire. Mio Dio ma che sta succedendo. Lo guardo meglio, ha i capelli castano scuro, lunghi sul ciuffo e più corti ai lati della testa, indossa un paio di pantaloncini della tuta e una maglia molto larga. Non l'ho mai visto, io non ho la più pallida idea di chi sia, ma cosa cazzo sta succedendo qui? Lo guardo confusa, cercando di capire chi diavolo è, mentre lui cerca di riprendersi, quando alza il viso, mi manca l'aria per un secondo. Questo ragazzo ha gli occhi più belli che io abbia mai visto. Ha gli occhi verdi, ma di un verde chiaro, quasi brillante. Sembra che lì dentro ci sia una distesa di prati verdi, che una volta splendevano, ma ora un po' meno.
Da quando ho iniziato a tagliarmi, osservo di più le persone, guardo i loro comportamenti e soprattutto ho iniziato a leggere i loro occhi, e questa cosa aiuta, proprio per questo ora capisco che gli occhi di questo ragazzo un tempo splendevano.
-che cazzo hai da guardare?- mi chiede ancora respirando a fondo -e poi mi spieghi dove cazzo volevi andare? Con tutto il sangue che hai perso e con la caviglia slogata che hai?- mi chiede con un sopracciglio alzato. Caviglia slogata? Che cosa? E poi chi è lui? Sono così concentrata sui miei pensieri che quasi non mi rendo conto che lui continua a guardami -ehi Carlotta parlo con te- mi passa una mano davanti alla faccia, io scuoto la testa e torno sulla terra
-chi...- mi esce una voce rauca. Cerco di schiarirmi la voce -ma chi sei?- niente la mia voce rimane quella di un uomo di 70 anni che passa le sue giornate a bere birra e a guardare la televisione.
-io sono Rocco, Rocco Donati, il tuo compagno di stanza- mi dice facendo un sorriso e porgendomi la mano, quel sorrido lo conosco bene e non mi piace per nulla, proprio a me un pallone gonfiato come compagno di stanza eh?
Ora almeno si spiega perché è qui.
-allora mi spieghi perché hai fatto la cazzata di alzarti, con la caviglia slogata? Se eri guarita anche leggermente ora l'hai decisamente peggiorata- mi dice guardandomi come se fossi diventata pazza, ma allo stesso tempo ha un espressione quasi indifferente.
-caviglia slogata? Ma che cazzo stai dicendo, io non ho una caviglia...- lui mi guarda con un sguardo come dire 'davvero?' e poi fa un cenno con la testa verso la mia caviglia, io la guardo. Una fasciatura la circonda. E questa come cazzo me la sono slogata? Come cavolo è successo? Pensavo di avere solo i problemi relativi a i tagli, ora si aggiunge anche il problema della caviglia. I miei problemi avranno mia una fine?
-tutto bene Carlotta?- tolgo le mani dal mio viso e guardo quello che dovrebbe essere il mio compagno di stanza, che tutto ad un tratto ha una faccia quasi preoccupata
-si si, va tutto benissimo, comunque come sai il mio nome?- chiedo fingendo totalmente, buttando indietro tutto, facendo in modo che lui non riesca a vederlo, ma in ogni caso lo vedo guardarmi male per un nano secondo, come se avesse capito che stavo fingendo, ma è impossibile, nessuno se ne è mai accorto.
Quello che dovrebbe essere Rocco, indica il mio polso, dove ho il braccialetto bianco con tutte le mie informazioni. Chiudo gli occhi e sospiro. Okay, è solo una situazione di merda, devo solo trovare il modo di uscire da qui, non dovrebbe essere difficile giusto?
Mentre sono tra i miei pensieri dalla stanza entra Samuele, con in mano un caffè e lo sguardo basso, quando lo alza sussulto, i suoi occhi solitamente felici e vivaci, sono scuri e circondati da profonde occhiaie, e tutto grazie a me, complimenti Carlotta. Sei una migliore amica proprio meravigliosa eh. Quando mi vede il suo sguardo si illumina, e corre verso di me. Rocco però lo ferma -ehi amico con calma, già la tua cara amica qua ha avuto la geniale idea di alzarsi, non peggioriamo ulteriormente le cose- gli dice mettendogli una mano sul petto
Il mio migliore amico, si passa una mano sul ciuffo biondo, scompigliando ancora di più.
-okay Rocco farò piano- aspetta...aspetta...aspetta, questi due si conoscono? Da quando in qua? Quante altre cose non so? Ma da quanto tempo sono svenuta, cosa è successo mentre non c'ero?
Il mio migliore amico mi si avvicina lentamente, per una volta non riesco a decifrare il suo sguardo, sembra che più emozioni si stiano mettendo a confronto nel suo viso in pochi secondi. In questo momento sono pronta a prendermi i peggiori insulti, poi mi dirà che non mi vuole più come migliore amica, a quello però non sono pronta, come vivrò senza di lui, nonostante tutto Samuele, è una della poche persone a cui voglio davvero bene. Quando è difronte a me mi guarda per alcuni secondi, e io credo di aver sentito il mio cuore fermarsi, ma alla fine lui, spezzando ogni mia aspettativa, mi stringe in un forte abbraccio, io appoggio la guancia nel suo petto e respiro il suo profumo, profuma di casa.
Tiro un sospiro di sollievo, avevo paura di perdere il mio migliore amico, come ho perso la mia migliore amica, non riuscirei a sopportare un'altra perdita del genere. Mi illudo che Samuele rimarrà sempre accanto a me, nonostante tutti i miei difetti. Forse è per questo che lo chiamo migliore amico.
Vedo Rocco girare gli occhi al cielo e sospirare, il mio migliore amico non ha rispettato le "regole", ma a me va bene così.
-oh Carly pensavo che non ti avrei mai rivista, non avrei mai più sentito la tua risata, non avrei più rivisto i tuoi occhi azzurri e non avrei più potuto dirti di essere pazza perché ti sei fatta i capelli viola- dice Ele abbracciandomi forte e baciandomi la testa, io mi lascio coccolare dal mio migliore amico -avevo paura di perderti come abbiamo perso lei-

Quando mi lascia andare mi guarda con uno sguardo di rimprovero, è arrivata l'ora delle spiegazione che vorrebbe avere, ma che io non gli voglio dare, so che è il mio migliore amico e che a lui dovrei dire tutto, ma odio parlare dei miei problemi alle altre persone. Perciò mi limito a dire
-lascia perdere, non voglio parlarne Ele, sul serio, appena sarò pronta sarai il primo okay?- dopo di che abbasso lo sguardo, non permettendogli di guardarmi negli occhi
Lui sospira -è per Vale vero?- mi chiede, e io non gli rispondo, per questo sospira a fondo, lui abbassa lo sguardo e cala un silenzio imbarazzante. Stiamo entrambi pensando a Vale, lo sappiamo, e sappiamo che non abbiamo mai parlato di lei dalla sua morte, cioè da un anno e mezzo. Non so perché non lo abbiamo mai fatto, forse perché è un punto debole per tutti e due.
-dov'è Azzurra?- chiedo io a Samuele, dopo una pausa di silenzio, lui mi guarda senza dire nulla
-Samuele dov'è mia sorella?- lo guardo negli occhi seria più che mai
-viene a farti visita ogni giorno, i tuoi li ho visti solo quando sei arrivata, da quel giorno non si è presentato più nessuno dei due, invece lei viene ogni giorno, trova sempre il modo di venire, una volta mi ha detto che ha preso dei soldi da suo papà, per prendere un biglietto dell'autobus per venirti a trovare- è Rocco a parlare, che è rimasto in silenzio tutto questo tempo, ascoltandoci, io giro lo sguardo verso Samuele, per trovare conferma e lui annuisce
-gli manchi tanto, ha paura per te, ogni giorno che veniva qui piangeva stringendoti la mano, mi raccontava così tante volte delle cose che facevate insieme, una volta le ho proposto di portare le bambole, e così ha fatto è venuta e abbiamo giocato insieme, ma di tanto in tanto lei si girava a guardarti, ti guardava con i suoi occhietti azzurri, e vedevo la speranza nei suoi occhi, la speranza che tu ti svegliassi, ma non l'hai mai fatto. Dovrebbe arrivare più o meno tra mezz'ora- Rocco alza gli occhi e mi guarda, e in uno sguardo capisco tutto quello che ho fatto passare alla mia sorellina, tutte cose che non si meritava. Ed è tutta colpa mia, tutta colpa mia
Sono un disastro un fottuto disastro! Cazzo! Lei non se lo meritava! Sono una pessima sorella, faccio schifo, non merita una sorella come me, lei merita di meglio, tanto di meglio, avrebbe bisogno di un sopporto e io che faccio? Mi taglio. Sono un disastro, non mi perdonerà mai. Merda mi odio. Sospiro a fondo. Dio è una situazione del cazzo ecco cos'è. Mi copro il viso con le mani, per poi tirarmi leggermente i capelli. Odio questa cazzo di situazione, e sapere che è tutta colpa mia, mi fa andare fuori di testa. Alzo lo sguardo e noto che sia Samuele che Rocco mi stanno guardando, quest'ultimo mi da un po' l'ansia. Lui già mi conosce in parte, mentre io non so minimamente nulla di lui, devo mettermi al passo, non posso lasciare così questa situazione, non posso permettermelo, non posso permettere che io non abbia la stessa potenza che ha lui su di me.

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