17||notte||

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Mi sveglio di colpo, sono tutta sudata e ho il respiro irregolare. Odio gli incubi con tutta me stessa. Non mi permettono di dormire da un po' di tempo. Almeno mi sono svegliata prima che iniziasse il brutto, quando ancora non eravamo su quella maledetta macchina, ma ancora a casa a guadarci la tv. Ci stavamo guardando un serie tv, nel sogno ridevamo e ci divertivamo da pazzi, eravamo ancora noi. Eravamo ancora due semplici migliori amiche, che sarebbero morte l'una per l'altra, che si volevano un bene infinito. Due semplici migliore amiche che passavano un pomeriggio insieme, a guardare un serie tv mangiando schifezze. Uno dei nostri perfetti pomeriggi, che si è trasformato nel pomeriggio peggiore della mia vita.
I brividi mi percorrono tutto il corpo, mi abbraccio da sola e respiro a fondo, per regolare il mio respiro. Sento la mano di Rocco appoggiarsi sulla mia schiena, e mi rendo conto che siamo nello stesso letto, oh mio dio! Io e Rocco siamo nello stesso letto, ma come cazzo è possibile, ci saremo addormentati guardando un film. La televisione è ancora accesa, che riproduce un programma notturno, uno di quelli noiosi e che non guarda nessuno. Io mi giro verso di Rocco, il suo sguardo è già appoggiato su di me
-ehi tutto bene?- mi chiede sempre accarezzandomi la schiena, con una strana dolcezza, che in lui ancora non riconosco, io annuisco visto che non riesco a parlare, lui si alza a sedere e mi guarda. Lo vedo sta cercando di capire cosa mi passa per la testa, ma non ce la fa e si arrende, sospira, volta lo sguardo e guarda l'ora, io seguo il suo sguardo e vedo che sono le 3 30 di mattina. Cazzo odio svegliarmi così presto e non riuscire a dormire. Non riesco a sopportarlo, anche se il mio corpo oramai si è abituato a dormire 2 3 ore a notte, non è il massimo lo so, ma dopo un po' ce ne fai l'abitudine e non lo senti nemmeno più.
-le 3 e mezza è? Allora di solito che fai quando ti svegli a quest'ora?- mi chiede guardandomi come se fosse la cosa più normale del mondo, io alzo un sopracciglio confusa -che c'è? Pensavi di avermi fatto credere che ieri sera poi sei riuscita a dormire?- mi guarda serio -Ah Carlotta a me non puoi mentire, io ti vedo, lo puoi fare con i tuoi, con Azzurra con Samuele e con tutti gli altri. Ma anche io ho imparato a non sottovalutare le cose e a leggere gli occhi delle persone, anche se i tuoi di occhi non sono semplici da decifrare. Vedo come in silenzio studi la gente, loro nemmeno capiscono che tu sai già tutto, eppure tu lo sai, tu hai imparato a leggere gli occhi, perché hai un senso di protezione verso di tutti, non vuoi che loro provino quello che hai provato te. Carlotta tu preferisci ascoltare gli altri, e lasciare che loro parlino, così che tu non sia obbligata a parlare e a caricare altri problemi alla gente. Per questo ti chiudi in te stessa, aiuti tutti ma non te, non ti importa se prendi 45 coltellate, l'importante è non dare peso alle altre persone- dice cercando le mie mani e stringendole fra le sue, senza mai distogliere lo sguardo dai miei occhi.
Non voglio ammettere che lui, abbia spostato un pezzettino di me che credo fosse paura, beh in verità non lo so che cosa fosse, so solo che in quelle parole mi sono ritrovata perfettamente, come se lui avesse sempre visto quella parte di me che io ignoravo totalmente e che invece lui ha tirato fuori e l'ha resa come speciale, quando invece se fossi stata io a trovarlo, forse sarebbe stato un difetto, lui invece ne parla come se fosse un pregio, che mi rende migliore agli altri.
-come hai fatto? Intendo come è possibile che tu te ne sia accorto e tutti gli altri me compresa no? Perché la gente non le vede queste cose? Invece noi sì, perché bisogna ritrovarsi davanti alla morte, se così vogliamo dire, prima di capire davvero che nulla va sottovalutato? Non lo capisco e non lo trovo giusto!- dico io con una voce abbattuta, stanca di combattere e stanca di cercare di capire un mondo che non mi capisce
-Perché l'uomo è imperfetto come il mondo in cui vive- dice Rocco alzando le spalle con non curanza, io sospiro a fondo e mi guardo le mani, ancora tra le mani di Rocco, sento le mie dita congelate che iniziano a scaldarsi tra le grandi, calde e ruvide mani del mio compagno di stanza.
-mi piace la notte- dico dopo una pausa d silenzio, sento lo sguardo di Rocco posarmi su di me, per questo alzo la testa e lo guardo -intendo che di notte è tutto più bello, tutto meno imperfetto, tutto un po' più giusto. Come se durante la notte i problemi del giorno, le paranoie scomparissero. Certo ho pianto tante volte durante la notte, forse anche troppe, e forse anche per gente che non se lo meritava. Ma negli ultimi mesi, mi piaceva disegnare, leggere e scrivere durante la notte. E soprattutto, d'estate, adoravo uscire, camminare per la città silenziosa. Prendevo mi vestivo, felpa, cuffie, vans e andavo. Camminavo per la città con le cuffie nelle orecchie, mentre il rumore dei camion mi seguiva. Adoravo andare in stazione, gente che arrivava gente che andava, senza tetto che dormivano per terra, lasciavo loro quasi sempre una monetina, solitamente era lì che finiva la maggior parte della mia misera paghetta, sì lo so, forse dovevo pensare un po' più a me stessa, me ehi sono così. Mi piacevano un sacco quelle sere, perché è come se la mia vita andasse tutto bene. Ma poi torni alla realtà e capisci che niente più potrà essere perfetto- Parlo senza freni, senza pensare cosa sto dicendo, ho parlato e basta, ho buttato fuori tutto, ho detto tutto quello che mi veniva in testa, senza restare lì a riflettere, dicendo e basta. Per questo mi sento in dovere di chiedere scusa, non so perché so solo che lo devo fare, perciò dico -scusami sto parlando a vanvera e sto dicendo cose senza senso- abbasso lo sguardo
-non mi chiedere scusa Carlotta, con me puoi dire quel cazzo che vuoi, quando vuoi, anche se non ha senso, anche se non sono nemmeno frasi di senso compiuto, non mi interessa, ma basta conoscere un'altra piccola parte di te- mi dice sorridendo
-e comunque sì la stazione di notte è bellissima, anche se non molti prendono il treno a quell'ora. A me piaceva moltissimo prendere il treno, e andare in un luogo che avevo scoperto con Michele, salivo sul tetto di questo palazzo abbandonato e mi sedevo lì, mi fumavo una sigaretta, lasciavo che il vento mi accarezzasse il volto, nonostante l'aria non fosse pulitissima, sospiravo a fondo e pensavo di pulire i miei polmoni di tutta quella merda e guardavo la città, le luci e le stelle. La maggior parte delle sere o ero fatto o ero ubriaco, ma alcune sere, le posso contare su una mano, in cui ero sobrio, beh era bellissimo mi ricordo ogni particolare- ricorda lui senza guardarmi negli occhi, riflettendo come se fosse da solo. Vorrei chiedergli perché non ha mai pensato di smettere, ma poi capisco che quando sarà pronto a parlarmene me ne parlerà. Alziamo gli sguardi e li incrociamo, i miei azzurri come il cielo e i suoi verdi come l'erba, ma subito dopo li riabbassiamo.
Vederci così è strano. Due ragazzi con un passato assolutamente da rifare, un casino in testa, dei demoni dentro che ci stanno sbranando. Eppure siamo seduti su un letto che ci raccontiamo piccole cazzate, mentre il mondo fuori dorme. Mi piace la notte perché ci fa vedere come è realmente la gente.

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