51||cicatrici||

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La mattina dopo quando mi sveglio, cerco con la mano il corpo di Rocco, quando non lo trovo apro gli occhi di scatto. Mi guardo intorno, ma non lo vedo, sarà da qualche parte, mi stropiccio gli occhi confusa e mi alzo a sedere. Rivolgo lo sguardo verso fuori, e il sole che è oramai alto nel cielo, mi acceca e mi costringe a distogliere lo sguardo. Lascio le gambe a penzoloni dal letto e salto giù, vado verso il bagno e mi chiudo dentro, mi guardo allo specchio e sbadiglio mentre mi stiracchio. Mi lavo il viso per svegliarmi e mi guardo allo specchio, le occhiaie che mi circondavano gli occhi fino a un mese e mezzo fa, sembrano quasi scomparse. Abbasso lo sguardo e noto una macchia violacea sul collo, la sfioro con un dito, Rocco, un sorriso si fa strada per le mie labbra.

Scuoto la testa uscendo dal trans e mi pettino i capelli viola, e faccio un crocchia abbastanza disordinata, meglio di nulla. Mi abbasso sul borsone e cerco qualcosa da mettere, oggi sento particolarmente caldo, così prendo un paio di pantaloncini della tuta ed esco dal bagno, apro il piccolo armadio di Rocco e cerco una maglia, ne trovo una blu scuro con un piccolo taschino in alto a sinistra, non male mi piace. La indosso e mi rendo conto che mi arriva a metà coscia, sorrido senza rendermene conto, e la infilo dentro i pantaloncini per renderla anche se di poco, un po' più corta. Cammino scalza verso la finestra, guardo fuori, oggi è una bella giornata, in cielo ci sono solo alcune nuvole bianche, molto simili allo zucchero filato, per il resto è tutto azzurro, di quell'azzurro che quasi brilla. Appoggio il palmo della mano al vetro, mi stupisco di sentirlo quasi ambiente, causa del sole che batte. Vorrei sentire il caldo del sole sulla pelle, ma ovviamente non mi è permesso, osservo il lucchetto che non mi permette di aprire la finestra completamente, e lo maledico. Alla fine mi accontento di aprirla a ribalta, e torno buttata sul mio letto a guardare il soffitto. Ma dove cavolo si è cacciato Rocco? Vorrei tanto saperlo.
Guardo per un po' il soffitto mentre mi chiedo dove possa essere finito, c'è un pensiero che mi gira per la testa che non mi da tregua. Se si è pentito, e se ha capito che non sono la ragazza giusta per lui, e se si è reso conto che sono solo una piena di problemi, e se non mi vuole più, come faccio io a far finta che nulla sia successo. Oh basta Carlotta, non può essere, Rocco non è il tipo per fare queste cazzate. Non lo farebbe mai, non a me, giusto? Cazzo, ho bisogno di distrarmi in qualche modo.

Decido di alzarmi dal letto, mi sgranchisco un po' le gambe, mi sembra di avere novant'anni. Mi siedo sulla sedia della scrivania e appoggio gli occhi sul mio blocco da disegno. Mi allungo per prendere le cuffie, assumendo una posa che o mi rompo la schiena o cado a terra. Ma fortunatamente non mi accade nessuna delle due cose, e torno composta guardando vittoriosamente l'Ipod che ho stretto nel pugno. Infilo le cuffiette nelle orecchie e faccio partire un brano casuale della mia playlist. La musica mi invade la testa, mettendo a tacere tutti i miei pensieri. Prendo il blocco schizzi, il mio ultimo disegno raffigura una ragazza che volteggia, grazie a dei palloncini che tiene in mano, sopra al mare. Sorrido e giro nella prossima pagina, la guardo, mentre tamburello a ritmo di musica la matita. Mi impegno per pensare a cosa disegnare, non passa molto tempo che la mia matita inizia a tracciare linee nel foglio. Pian piano sul foglio comincia a prendere forma un disegno che rappresenta un leone, chiuso in una gabbia di uno zoo, mentre lui sogna di correre nella savana. Non è male anzi mi piace molto, rappresenta la voglia di libertà che ho in questo momento. Sentirsi in gabbia sempre e comunque è estenuante, e mi permette di vivere solo a metà, o meglio di sopravvivere, ma fortunatamente ho persone accanto a me, che mi aiutano a far sparire la gabbia che mi circonda.

Ho appena finito il mio disegno quando Rocco entra nella stanza, si appoggia alla porta e mi guarda, credendo che io non l'abbia visto. Senza distogliere lo sguardo dal mio disegno gli dico
-ti ho visto scemo- lo sento fare una leggera risata, poi si avvicina a me, appoggia un sacchetto sul tavolo e si mette dietro di me, mi prende le guance, io alzo la testa e lui mi stampa un bacio sulle labbra
-buongiorno- mi dice dolcemente a pochi centimetri dalle mie labbra e io involontariamente sorrido.
-buongiorno anche a te- gli dico sorridendo, lui si siede sulla sedia accanto a me -dove ti eri cacciato?- gli chiedo voltandomi verso di lui, il mio sguardo incrocia il suo e lo vedo che sorride. Io abbasso lo sguardo perché mi sento un po' una fidanzata iperprotettiva e non voglio esserlo. Mi mette due dita sotto il mento e mi fa alzare la testa. Mi stampa un bacio sulle labbra che fa sparire tutti i miei dubbi e mi fa tornare il sorriso. Appoggia la mia fronte sulla sua
-curiosa, era a fare le analisi del sangue, tranquilla- mi dice accarezzandomi una guancia
-mi hai fatto prendere un colpo- gli dico mettendo quasi il broncio, come una bambina piccola, ma alla fine sorrido, perché non so resistere al suo sguardo
-eri troppo bella, per svegliarti- mi dice dandomi un altro bacio sulle labbra -ma ho preso questi per farmi perdonare- dice e prende il sacchetto da cui tira fuori due krapfen, io lo guardo e sorrido
-sono perdonato?- mi chiede guardandomi negli occhi, io faccio finta di pensarci un po'
-forse- gli dico sorridendo da un orecchio all'altro, lui mi bacia il sorriso.

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