38||stronzate||

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Chiudo la porta dietro di me e appoggio il libro sulla scrivania, poi alzo lo sguardo e incontro quello di Miranda. Che è appoggiata ai piedi del mio letto e si studia le unghie con fare annoiato. Non è cambiata di una virgola, jeans neri super attillati, che le risaltano le curve, top rosa pallido, senza spalline, che le arriva a malapena a metà pancia, un leggero giubbetto in jeans sulle spalle, e i tacchi a spillo completano l'outfit, i capelli biondo miele, le ricadono dolcemente sulle spalle formando leggeri boccoli, le labbra sono di un rosso fuoco, gli occhi, ricoperti con una quantità incredibile di mascara e eyeliner, sono di un color ghiaccio, gelidi e senza sentimenti. C'è poco da fare rimane sempre la grande figa di sempre, senza cuore certo, ma pur sempre una grandissima figa. Ho sempre odiati i suoi occhi, all'inizio sembrano dolci e teneri, sembra quasi che vogliano proteggerti, avvolgerti e stringerti in un abbraccio, ma poi ti rendi conto di che persona è, e cambi idea, quegli occhi sono gelidi e freddi, non hanno sentimenti, se non cattiveria pura.
Ci casco una volta, ma poi non mi freghi più. Ho sempre odiato la gente che giudicava le persone senza conoscerle, così io a contrario di tutte le altre persone, anche di Valeria, mi sono informata sul suo conto ho cercato di capire che cosa l'abbia resa così. L'ho difesa per mesi davanti alle cattiverie che dicevano gli altri, e me ne sono pentita così tante volte, perché cazzo non se lo meritava, non se lo meritava per niente. L'ho protetta anche troppe volte, anche quando non se lo meritava, anzi non si è mai meritata la mia protezione. Ma prima di giudicare una persona voglio capire cosa diavolo l'ha resa così fredda, così acida. Ma ho sbagliato a proteggerla, questo è certo. Ma nulla, lei ha una famiglia ricca che le vuole bene, occupa tutto il tempo per lei, ha un fratello e una sorella che le vogliono un ben da matti. Ha sempre avuto tutto ciò che voleva, quando e come lo voleva. Non le bastava altro che chiedere, chiedeva e riceveva, senza dover fare nulla. Fa del male agli altri e se ne frega, come se non avesse sentimenti, come se dentro di se ci fosse solo pietra. Non credo abbia un cuore, oppure ce l'ha ma è di ghiaccio come i suoi occhi, non per niente si dice che gli occhi sono le finestre dell'anima. Non c'è un motivo del perché lei sia così, è solo perfida, cattiva, trova potere nel far male alle altre persone. Non ho mai capito perché, se solo avessi trovato un crepa nel suo passato, una piccola ammaccatura o un'altra piccolezza, l'avrei protetta dalle cattiverie che dicevano e dicono gli altri su di lei. Ma niente lei è nata perfida, e lo sarà per sempre. Ecco perché ora non la difendo più, anche se però non dico nulla contro di lei, nonostante io sia sicura che a scuola tutti sanno che cosa mi è successo e dove sono a causa sua. O meglio sanno una parte, la parte più falsa, quella che si sente dire in giro, quella che ha inventato lei di sana pianta.

La guardo con le braccia incrociate, lei mi guarda appoggiata ai piedi del mio letto
-che ci fai qui?- le chiedo alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto
-così parli all'unica persona della tua scuola che si è fatta vedere?- mi chiede sbattendo le palpebre, così da sembrare un cucciolo smarrito. Io alzo gli occhi al cielo, ma che ci fa qui
-te lo chiedo un'altra volta, che ci fai qui Miranda?- le chiedo senza che il suo sguardo mi ammorbidisca
-sono venuta a trovarti da buona amica che sono- mi dice facendo un sorriso smieloso, e falso come la sua faccia, se non la smette giuro che vado in bagno a vomitare. Lei si guarda le unghie smaltate di un color rosso ciliegia. Io alzo gli occhi al cielo
-smettila di dire stronzate, che vuoi da me, ho delle persone che mi aspettano e non voglio farle aspettare a causa tua- le dico incrociando le braccia al petto, lei si scrosta dal mio letto e si mette nella mia stessa posizione. Vederci così una davanti all'altra, in una posizione uguale, mi fa quasi ridere. Tranne per il fatto che lei è vestita alla perfezione, e io sono in pigiama. Le sto dando un motivo in più per ridere alle mie spalle. Direi fantastico, okay che lo avrebbe fatto lo stesso, ma comunque odio darle altri motivi per spalare su di me. Cosa che sicuramente farà appena uscirà da qui. Potrei metterci una mano sul fuoco.
-da quando hai degli amici?- mi chiede con un sopracciglio alzato, come non si rendesse nemmeno conto di come può far male alle persone. Ma oramai sono così abituata a le sue stronzate, che non mi muove nemmeno di un centimetro.
-e a te che dovrebbe interessare? Per la cronaca non ti sei mai interessata del mio conto, perché cazzo te ne importa ora?- le chiedo non muovendomi di un millimetro
-che ne sai te? Mi sono preoccupata per te quando non ti ho vista a scuola, mi sono preoccupata di prendere i soldi per comprarti palloncini e fiori- mi dice indicando con un cenno il mio comodino, un mazzo di fiori è li sopra appoggiato e un palloncino è legato e svolazza, mi basta pochissimo per capire cosa c'è scritto. Miranda ha cancellato la scritta "è nato" e con il pennarello nero sotto ha scritto "buona morte". Mi vuole un attimo per capire che l'ha scritto sul serio, non ho parole, la cattiveria di certe persone supera ogni limite. La sua cattiveria supera ogni limite, io non ci posso credere davvero. Per un momento rimango senza parole, ma poi sorrido e incontro nuovamente il suo sguardo
-lo sai che a fare quelle smorfie ti vengono le rughe?- le dico sorridendo stronza, so come comportarmi con le persone come lei. Lei non si fa scoraggiare dalla mia frase, ma almeno smette di sorridere, vittoria per me. Ma dura poco, infatti il suo sguardo cade sui miei polsi, e istintivamente li stringo, cercando come di proteggerli, lei sorride, cazzo ha trovato un punto di appoggio su cui buttarmi giù.
-allora hai visto Valeria, la volevi andare a trovare?- mi chiede guardandomi negli occhi, io stringo i pugni
-stronza- dico tra i denti, non la sopporto proprio
-dici a me, Carlotta o dovrei chiamarti autolesionista, o meglio suicida?- mi chiede perfida, io la guardo male, ma non indietreggio, se lo facessi la farei vincere nuovamente, e non ci penso proprio. Sento la porta spalancarsi dietro di me.
-ehi Carly tutto bene, di sopra ci stavamo preoccupando- Rocco entra sorridendo nella stanza, quando si accorge di Miranda, si zittisce, e richiude la porta alle sue spalle. Lei gli sorride, e parte all'attacco, come sempre. Mette in fuori il culo e abbassa il top, per mettere in mostra il seno prosperoso. Lui si avvicina a me e mi sussurra -tutto bene?-
-si vai Rocco arrivo subito- gli dico senza distogliere lo sguardo da Miranda, che ora mi guarda con un sorriso ancora più malefico, la sua nuova cavia è Rocco. Non glielo posso permettere, ha fatto del male a me, non lo farà anche ai miei amici, se lo scorda. Io sono abituata alla sua cattiveria, e loro non se lo meritano.
-ehi Carly non mi presenti al tuo amico- dice sorridendo da gatta morta
-no Miranda, e ora qui non sei gradita vattene e non tornare- le dico a denti stretti, lei mi guarda e mi fulmina con lo sguardo, poi torna a guardare Rocco con fare da ruffiana e torna a sorridere. Io alzo gli occhi al cielo, patetica. Si avvicina al mio compagno di stanza e gli porge la mano.
-piacere io sono Miranda, un amica di Carlotta- dice sorridendo, Rocco guarda me e poi la mano di Miranda
-Carlotta non mi ha mai parlato di te- dice diffidente e non stringendole la mano, anzi facendo quasi un passo indietro, prendendomi per l'avambraccio per farmi quasi andare dietro di lui, come per proteggermi, ma io non mi muovo di un millimetro. Appoggio la mano sopra quella di Rocco, senza che Miranda mi veda, e gliela stringo come per dirgli di stare tranquillo, e che ce la faccio da sola. Lui mi lascia andare perché si fida di me. Solamente per questo gli sono grata, una parte di me in questo momento vorrebbe abbracciarlo fino a domani, solo per questo. Dico davvero.
Lei fa una smorfia e ritira la mano, ma si ricompone subito dopo, si gira verso di me, con un sorriso apparentemente gentile.
-oh davvero Carlotta, perché non l'hai fatto, siamo sempre state amiche- mi dice, io la guardo e scoppio a ridere
-davvero Miranda davvero? Io e te amiche, quante stronzate stai dicendo- le chiedo con un sopracciglio alzato -vattene da qui Miranda- dico seria
-oh tesoro, non mi parlare così-
-non mi chiamare tesoro, stronza- le chiedo incrociando nuovamente le braccia, lei si guarda le unghie annoiata
-beh mia cara autolesionista- sento Rocco irrigidirsi, io non mi muovo di un millimetro, non mi farò più prendere in giro da lei -ti lascio con i tuoi "amichetti" attenta a non far morire anche loro- sento Rocco fare un passo avanti, ma lo fermo subito mettendogli un braccio davanti al petto
-e le tue di amichette Miranda? Continuano a farti da cagnolini mentre ti sparlano dietro?- le dico, guardandola negli occhi, lei fa una smorfia, ma esce finalmente dalla mia camera, facendo oscillare i capelli biondi e sbattendo la porta.

Rocco mi guarda, e io tiro un respiro di sollievo, uno scontro con lei mi lascia sempre senza energie
-tutto bene?- mi chiede guardandomi negli occhi, io annuisco accennando un piccolo sorriso -sei forte- mi dice sorridendo, e subito dopo mi stringe al suo petto. Mi godo quella sensazione di protezione per un po'.
Dopo un po', alzo la testa e lo guardo
-andiamo?- gli chiedo, lui annuisce. Prima di uscire dalla stanza però mi avvicino al mio comodino. Stacco una spina da una rosa bianca del mazzo che Miranda mi ha portato e faccio scoppiare il palloncino, sorrido, prendo in mano il mazzo di rose bianche, lo butto nel cestino e chiudo il coperchio. Torno accanto a Rocco, lui mi passa un braccio attorno alle spalle, e insieme usciamo dalla stanza e andiamo verso il piano di evasione.

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