3 ||mi sei mancata tanto Azzurra||

2.1K 54 0
                                    

Parliamo per un po', finché dalla porta non entra un'infermiera, ha gli occhiali sul naso, i capelli legati in una coda alta, e una cartella in mano. Avrà una quarantina d'anni. Quando alza lo sguardo e mi vede sveglia sorride
-ciao Carlotta, ti sei svegliata finalmente, aspettavamo da un po' questo momento sai- si avvicina a me
-lei è Tatiana, è una delle infermiere più buone e gentile che ci possano essere, un po' rompi scatole ma ce la teniamo così- mi sussurra Rocco all'orecchio, io incontro i suoi occhi e vedo che sono sinceri
-signorino Donati l'ho sentito sa, fili nel suo letto- dice Tatiana mentre sorride, Rocco fa il saluto militare e va a sedersi sul suo letto -allora Carlotta come ti senti?-
-appena sveglia ha deciso di farsi una bella camminata- la informa Rocco dal suo letto, sta guardando il soffitto con aria assente, io gli lancio uno sguardo omicida.
-l'ho interpellata Donati? non mi pare se ne stia buono un po', o le arriva la mia ciabatta in fronte- si rivolge a Rocco e poi torna a guardare me -allora come stai?-
"non mi fido degli adulti" penso tra me e me. Guardo la donna di fronte a me con un sopraccigli alzato e con diffidenza. Meno sa di me meglio è. Ho imparato dalla vita a non fidarmi degli adulti, le loro promesse non vengono mai mantenute, non sono in grado di tenersi accanto una persona, pensano solo a loro stessi e ai soldi, come se contassero solo loro, e inoltre sono tremendamente falsi, la maggior parte delle volte. Non mi fido di loro da un po', dopo che cercando aiuto nessuno me ne ha voluto dare. L'infermiera mi guarda e poi sposta lo sguardo sul mio compagno di stanza che ci sta guardando
-testarda la ragazza è?- dice l'infermiera, rivolgendosi più a Rocco che a me, lui fa un cenno con il capo come a dire "già", stanno parlando come se io non fossi presente, io incrocio le braccia al petto, e guardo tutti e due con lo stesso sguardo senza emozioni
-Carlotta, non mi interessa sapere perché ti autolesioni, so che nessuno di voi ne vuole parlare, ma sul serio, a me basta sapere che tu non stia male fisicamente, per il resto non ti obbligo a dirmi nulla- dice guardandomi con pazienza, io sospiro
-ho male le braccia, quando ho provato a camminare, non sapevo di avere la caviglia slogata, sono caduta a terra, ho un leggero mal di testa, ma per il resto sto abbastanza bene, un po' la voce impastata ma credo sia normale- dico guardando Tatiana attraverso gli occhiali, lei annuisce mentre si segna qualcosa sulla cartella che ha in mano.
-okay, ora do una controllata- torna a sorridermi, e inizia il suo lavoro, mi misura la pressione e la febbre, stacca la macchina che misura i battiti del mio cuore, dicendo che ora mi sono svegliata e che non serve più, poi mi tocca la caviglia e gli fa fare vari movimenti mentre mi chiede se mi fa male, e alla fine mi cambia le garze nelle braccia, rivedere i miei tagli mi provoca un colpo al cuore. Quando ha finito mi guarda negli occhi -sul serio, non voglio che tu con me ti senta obbligata a parlare di quello che ti è successo, non ti obbligherò a fare nulla, che non sia per guarirti- Lei mi sorride e mi stringe la spalla, poi sposta lo sguardo sul mio compagno di stanza -ora passiamo a lei signorino Donati-
-ah Tatiana non sai che ogni giorno aspetto questo momento- dice Rocco, e per un secondo mi sembra un bambino.

**********

-posso sapere da quanto sono qui?- chiedo quando Tatiana esce dalla nostra stanza
-da più o meno due settimane, sei in coma da allora- mi dice Rocco dal suo letto, io sospiro.
In quel momento sentiamo un porta bussare molto flebile, è una mano piccolina che bussa il piccolo pugno sulla porta, non mi serve vedere chi c'è al di la della porta, io lo so già, al di la della porta c'è Azzurra, la mia sorellina. Lei entra dalla porta, ha una coda alta che tiene tutti i suoi lunghi capelli biondi, ha un vestitino colorato, e le ballerine, nonostante tutto il male che le ho fatto ha un sorriso sulle labbra e saltella. L'unico dolore che riesco a notare sono gli occhi spenti, e la causa sono solamente io.
-Rocco, oggi ho portato le bambole- dice lei felice, e poi il suo sguardo si posa su di me, in pochi secondi i suoi occhioni azzurri si riempiono di lacrime, rimane immobile, ha paura che io non sia reale, che sia solo un sogno, si da un pizzicotto sul braccio per esserne sicura, quando capisce che sono realmente io, fa un sorriso meraviglioso. Lascia lo zainetto sopra la scrivania e corre verso di me, si arrampica agilmente nel mio letto. Mi guarda con le lacrime che gli scivolano dalle guance e cadono sul suo bel vestitino, che un giorno apparteneva a me. Io le accarezzo una guancia dolcemente asciugandole una lacrima con il pollice, come ho sempre fatto -sei davvero tu Carly- dice sorridendo tra le lacrime, ne è sicura perché solo io le asciugo le lacrime così. Io annuisco e lei si tuffa tra le mie braccia, come se fossi la sua ancora di salvataggio. La stringo forte a me, le sue lacrime mi bagnano la maglia, ma è l'ultima cosa che mi importa in questo momento ho il mio piccolo angelo custode abbracciato a me. Le accarezzo la schiena
-mi sei mancata tanto Carly, non sai quanto, pensavo che non ti avrei più riavuta indietro, che non ti avrei più rivisto- mi dice guardandomi negli occhi, io le prendo il viso tra le mani e le asciugo le lacrime con i pollici
-te le prometto Azzurra, ti prometto che non me ne andrò, resterò qui con te promesso, ti proteggerò, sarò sempre al tuo fianco. Io rimango qui- gli dico guardandola negli occhi. Lei sorride, come ogni bambino mi porge il mignolino che io stringo, lei si fionda nuovamente tra le mie braccia.

Restiamo così per un po', lei appoggiata al mio petto e io che le accarezzo i capelli biondi, finché Rocco non rompe il silenzio -Azzurra non mi avevi detto che avevi le bambole- la bambina si alza di scatto e guarda il mio compagno di stanza, mentre gli occhi cominciano a brillare e annuendo energicamente, poi gira la testa verso di me e con occhi speranzosi mi chiede
-Carly vuoi giocare con noi? ti prego ti prego ti prego dì di sì!- mette le mani in segno di preghiera, io faccio un piccolo sorriso davanti a quella faccina adorabile e annuisco, lei scende dal letto e inizia a saltellare per la stanza felice, è per questo che Azzurra è una delle poche persone che mi fanno sorridere davvero, sorridere realmente. Perché è quella naturalezza, quella gioia, la gioia dell'infanzia, quella che ti scalda il cuore, che vedendola non riesci a non sorridere, perché è troppo bella, troppo semplice, in poche parole è reale, e di questi tempi pochissime cose sono reali. È a volte vederne una, mi fa sorridere. Alzo lo sguardo e trovo quello di Rocco già posato su di me, abbasso lo sguardo di nuovo. Guardo Azzurra che sta aprendo lo zainetto dove ha tutte la bambole, e le sta tirando fuori e le sta appoggiando sulla scrivania che c'è dentro la stanza, riconosco alcune delle mie vecchie bambole, che le ho regalato. Ricordo che da piccola ci giocavo un sacco, quando sono cresciuta ho deciso di darle ad Azzurra che le guardava sempre con occhi sognanti.
Samuele guarda l'ora sul cellulare -Ehi Carly devo andare, torno domani promesso- io annuisco, lui si avvicina e mi abbraccia, mentre mi accarezza la testa con fare protettivo -non andartene mai più okay- mi da un'ultima stretta e poi si stacca.
Quando è vicino a Rocco gli dice una cosa, che non riesco a sentire e Rocco annuisce, che cosa si sono detti quei due? Ora sì che sono curiosa, grande ragazzi. Maschi. Non li capirò mai. Samuele esce dalla stanza, ma non prima di aver scompigliato i capelli ad Azzurra, che gli lancia uno sguardo omicida, e lui ride. Samuele ha visto crescere Azzurra, e la prende come una piccola sorellina, da parte sua Azzurra lo prende come una fratello maggiore. Ogni volta si fanno dispetti a vicenda, sono proprio due bambini, sono adorabili. Azzurra si gira verso di me e mi guarda
-Carly vieni?- mi chiede con gli occhietti speranzosi, io annuisco, mi giro così da essere seduta sul bordo con le gambe che penzolano, sì sono bassa e non ci tocco per terra va bene?
Sospiro a fondo e guardo la mia caviglia slogata, mi farà un po' male, alzo la testa e mi ritrovo Rocco davanti -dove pensi di andare?- mi chiede accigliato
-bah pensavo di far una passeggiata in riva al mare, perché?-chiedo ironica, lui mi guarda, stringo i pugni per evitare di tiragli un pugno su naso, questo ragazzo mi sta facendo esaurire e non è nemmeno un giorno che lo conosco.
-questo l'ho capito tesoro, ma lo sai bene che non puoi camminare?- continua, imperterrito, io lo guardo male
-come intenderesti fare scusa?- chiedo io alzando un sopracciglio, lui si avvicina disinvolto, mentre io rimango paralizzata, non sono più abituata ai contati fisici, non mi fanno paura ma non so come reagire. Lui mi passa un braccio sotto le ginocchia e uno dietro la schiena, come ha fatto prima, poi chiama mia sorella e gli dice di trascinare il coso della flebo.
Lui mi porta in braccio fino alla sedia e poi mi ci appoggia sopra, allontanandosi finalmente da me. Io espiro profondamente, da quando trattenevo il fiato?
Azzurra è vicino a me che tiene il coso della flebo, Rocco le se avvicina, lo prende e lo sistema così che non mi dia fastidio, poi si accomoda sulla sedia, e batte le mani sulle sue ginocchia, invitando Azzurra a sedersi sulle sue ginocchia. Lei annuisce felice, come quando la vado a chiamare le mattine di Natale, credo che adori leggermente Rocco.
Lui la prende in braccio e le stampa un bacio sulla guancia. Ma allora Rocco a quanto pare un lato dolce sembra averlo.
Sposto lo sguardo sulle bambole che ho qui davanti, prendo in mano la mia preferita di un tempo, e inizio ad accarezzarle i capelli, molti ricordi riaffiorano la mia mente, e mi stringono il cuore.
-allora giochiamo?- chiede Azzurra, io la guardo e annuisco -bene Carlotta fa la mamma, Rocco fa il papà e io faccio la bambina-

We areWhere stories live. Discover now