25||un passo falso e io esplodo||

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Faccio una smorfia di disgusto, questa sera il cibo fa più schifo del solito, sarà che quando chiudo gli occhi l'immagine di Rebecca che penzola dal soffitto mi compare davanti, o magari è per colpa di quando penso a Ginevra, e so come sta soffrendo e io sto qui a non fare nulla. Mi sento inutile, vorrei rendermi utile in qualche modo, ma non c'è nulla che io possa fare. Cazzo che nervoso!
Faccio per prendere un'altra forchettata di pasta, ma poi la guardo e cambio idea e lascio cadere la forchetta dentro il piatto e allontano il vassoio con sopra appoggiata la mia cena, che non finirò nemmeno sta sera. Faccio peso sulle braccia per alzarmi, alcune sere la caviglia mi fa ancora male, e oggi è una di quelle sere, certo che però fare peso sulle braccia, non dico che sia peggio ma quasi. I lividi ormai sono diventati di un colore giallognolo, e io devo ancora capire come e cosa mi ha fatto così male, e chissà se lo scoprirò mai.
Mi avvicino alle finestre e guardo fuori, vorrei poterle aprire e poter sentire l'aria fresca che c'è durante il tramonto, vorrei sentire il vento che mi accarezza il viso e mi riempie i polmoni. Ma mi devo accontentare di guardare e sognare, niente di più. Dopo un po' mi stanco anche di guardare fuori e mi stendo sul letto, mi sento una cogliona a fare su e giù per la stanza come se non sapessi dove sono. Anche perché dentro qui mi sento in trappola, senza via d'uscita, mi sento opprimere, come se fossi dentro una scatola troppo piccola per il mio corpo.
Aprono la porta, mi giro e vedo Rocco, è appena tornato dal piano di evasione, e ha due porzioni di patatine fritte. Rocco è una di quelle cose che rendono quella scatola un po' più grande.
-ehi, ce l'ho fatta! Ho usato un po' di contrabbando con Matilde ma ne è valsa la pena- dice alzando i due sacchettini che tiene in mano, mentre si avvicina al mio letto e ci si siede sopra. Io gli sorrido.
-lo sai che ti adoro?- gli dico mentre mangio una patatina fritta, cavolo mi sono mancate queste delizie.
-ho appena incontrato Nicolas dice che questa sera c'è un incontro extra, sai per quello che è successo oggi- la mia faccia se prima era quasi felice ora è tornata quella di sempre, non ho voglia di parlare di quello che è successo oggi, ne di vedere che Roberto lo chiede a Ginevra. Potrei non rispondere delle mie azioni, dico sul serio.
-lo so che non ti va, ma ci dobbiamo andare, dobbiamo fare in modo che Roberto non faccia troppe domande a Ginevra, io di quello non mi fido, e vedo come lo guardi, tu non lo sopporti lo so- riflette il mio compagno di stanza a voce alta, io sbuffo
-lo so, la dobbiamo proteggere- dico convinta, so come ci si sente quando ti muore una persona cara, e gli altri pretendono che tu racconti tutto e anche di poter risolverlo, ma ehi sorpresa non è così.
-e allora finiamo queste delizie e poi andiamo- e così facciamo, finiamo di mangiare tutte le patatine, e poi ci avviamo verso la sala degli incontri.

Quando entro Vanessa viene subito da me
-ehi come va?- mi chiede sorridendo
-non è a ma che lo devi chiedere- le rispondo lei mi guarda confusa, io faccio un cenno della testa verso Ginevra e lei capisce. Io mi avvicino alla ragazza seduta su una sedia, nessuno parla con lei, pur essendo al centro dell'attenzione, nessuno ha il coraggio di andarle a chiedere come sta. Nonostante tutti qui dentro abbiamo dei problemi alle spalle, rimaniamo i soliti vigliacchi. Non cambieremo mai!
Mi siedo accanto a Ginevra
-ehi- le dico, lei alza lo sguardo, quando mi riconosce mi fa un debole sorriso -so che è inutile chiederti come stai, perciò sono qui per dirti che se succede qualcosa sono qui, non vuoi parlare di quello che è successo oggi pomeriggio vero?- lei scuote la testa -okay beh faremo in modo che nessuno ti obblighi- le dico accarezzandole una spalla
-non ho bisogno di essere salvata Carlotta, ma apprezzo lo sforzo che stai facendo e ti ringrazio- mi dice, è la frase più lunga che le ho sentito dire da quando la conosco
-okay, ma per qualsiasi cosa ci sono- dico io sorridendole, Vanessa si siede accanto a me, Rocco si siede vicino a Ginevra e Nicolas accanto a lui.
-ragazzi dico sul serio non ho bisogno della scuderia, so che Rebecca è morta- vedo che le vengono i brividi all'improvviso. Io e Rocco ci guardiamo, i nostri sguardi si incrociano, non diciamo nulla, stiamo in silenzio come nulla fosse. Ginevra sta in silenzio con lo sguardo basso.
Roberto entra nella stanza e si siede nella solita sedia, e ci osserva, osserva noi cinque, io lo guardo con aria di sfida, quando incrocia il mio sguardo si affretta a distoglierlo, ha visto che sono pronta alla guerra, in questo momento sono una bomba ad orologeria, fai un passo falso e io esplodo. Inizia la solita tarantella, ha capito la sua strategia prima sta sul generale e poi comincia ad andare nello specifico, infatti dice -allora ragazzi come va oggi? L'ospedale è noioso come al solito o oggi è successo qualcosa?- il suo sguardo si concentra su Ginevra, lei continua a tenere lo sguardo basso.
Ma dico io, porca troia se vedi una persona con la testa bassa cosa vuoi che voglia dire, forse che non ha voglia di parlare? Ma gli adulti sono davvero così stupidi?
-no Roberto solita monotonia- dico io a denti stretti, Roberto mi rivolge un sorriso falsissimo
-ma allora perché ho sentito dire che una ragazza si è impiccata- dice Roberto, oh okay wow! Ma alla scuola per psicologhi non insegnano che con gli adolescenti con problemi bisogna andarci piano? Per fortuna che la prima volta che si è presentato ci ha detto che non ci avrebbe obbligato a parlare. Vedo Ginevra tremare a me vengono i brividi, certo che un po' di leggerezza no?
Roberto mi guarda come uno che sa di aver vinto. Hai vinto una battaglia non la guerra.
-allora come si chiamava?- io lo guardo e me ne sto zitta non intendo rispondere, nella stanza cala il silenzio -per quel che so era in stanza con Ginevra. Allora Ginevra cos'è successo?- sentendosi chiamare Ginevra alza lo sguardo
-non ne voglio parlare- dice lei con voce bassa e chinando di nuovo la testa
-sei sicura? Lo sai che parlare aiuta vero?- che stronzo, stringo i pugni. Questo è decisamente troppo. Non mi alzo e me ne vado perché non posso, altrimenti me ne andrei e porterei con me anche Ginevra la porterei lontano da qui, ma me ne sto ferma seduta sulla mia sedia.
Odio Roberto, lo odio davvero tanto. Quando finalmente quel fottuto incontro finisce, usciamo da quella maledetta stanza. Cammino accanto a Ginevra, ha le braccia incrociate e la testa bassa, è assente da quando Roberto l'ha obbligato a farla parlare, e lei non ha voluto dire nulla. Quando capiranno che dopo uno shock del genere non è semplice parlare?
La accompagno in camera sua, come avevamo chiesto a Tatiana è solo due stanze dopo la nostra, in stanza con lei c'è il ragazzo che sembra Malfoy, spero che però non abbia il suo carattere, ma per quello che lo conosco non sembra. Perciò quando apriamo la porta, lui è già steso sul suo letto, quando mi vede fa un cenno di saluto, che io ricambio subito.
Saluto Ginevra e poi esco dalla camera, chiudendomi la porta alle spalle. Faccio un respiro profondo, e poi mi avvio verso la mia camera, a passo lento.

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