62||Non abbandonarmi||

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Quando mi sveglio la paura mi è già addosso, ho paura di perdere Rocco e di non vederlo mai più. Non posso perderlo, non posso proprio, non ora che è diventato così importante per me.
Vorrei non dover aprire gli occhi, non dover affrontare il mondo. Rimanere così per sempre. Con le sue braccia che mi circondano la vita, e mi stringono come fossi la cosa più speciale del mondo. Dio è con lui che mi sento giusta, che mi sento bene. Se lo perdo, se lui muore, muoio anch'io. Non riesco più a pensare ad una vita senza di lui. Non ci riesco e non la voglio. Mi volto verso di lui e noto che è già sveglio e che mi sta guardando
-ehi- mi dice, io gli accarezzo una guancia e già mi viene da piangere, a pensare che potrebbe essere l'ultima volta che è qui con me, stesi su un letto -andrà tutto bene bimba, ti prometto che uscirò da quella stanza e sarai di nuovo tra le mie braccia- mi dice asciugandomi, gli occhi umidi, posa le sue labbra sulle mie. Un bacio salato dalle mie lacrime, che contiene paura, tristezza e un pizzico di speranza. Lo abbraccio forte, come non ho mai fatto prima, vorrei poterlo guarire così che lui non dovesse operarsi, ma non lo posso fare, e questa cosa mi rompe dentro. Farei di tutto per non perderlo, di tutto. Ho un fottuto bisogno di lui. Lui è il mio ossigeno, lui mi tiene in vita. Non so come cazzo abbia fatto ad entrare così velocemente nella mia vita e nel mio cuore, ma l'ha fatto, e ora non può andarsene, se muore io non riesco ad andare avanti. Forse sbaglio, sbaglio ad essere così dipendente da lui, ma non ne posso fare nulla, in poco tempo è riuscito a distruggere tutti i muri che mi ero costruita e che mi proteggevano dal dolore esteriore. Prima non volevo abituarmi a nessuno, non volevo dipendere da qualcuno. Ma ora non posso farci nulla. Ora senza di lui io non posso vivere.

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Quando Tatiana viene a prendere Rocco, ho gli occhi rossi e sono ancora tra le sue braccia, che mi stringe forte, e io sto cercando di imprimere la sensazione di questa protezione nella mia testa. Ho paura di non poterla più sentire, e questo mi spezza il cuore. Tatiana ci guarda triste, per un momento penso di aver visto i suoi occhi farsi lucidi, ma si schiarisce la voce
-Venite, la sala operatoria è pronta- ci dice, e io lotto con tutte le mie forze per non scoppiare a piangere.
Rocco si stende sul suo letto, io gli stringo la mano, mentre Tatiana lo spinge fuori dalla nostra camera. Scendiamo al quinto piano, siamo davanti alla porta che mi separerà, forse per sempre, dalla mia ancora di salvezza. Rocco incontra i miei occhi e mi stringe la mano, e senza che io ne abbia il controllo, le lacrime mi solcano le guance, senza smettere.
-non piangere bimba- mi dice Rocco con dolcezza, ma io non riesco a smettere. Lui mi accarezza le guance asciugando dolcemente le lacrime -non aver paura ce la farò- dice sicuro di sé. Io annuisco senza convinzione. Mi chino e lo bacio per l'ultima volta prima che un infermiere lo porti dentro la stanza, e le nostre mani si separino.
-ti amo- esclamo prima che le porte si chiudano separandomi definitivamente da lui. Resto a guardare le porte da dove lui è sparito senza muovermi. Tatiana mi accarezza il braccio con dolcezza
-vieni qui- mi dice dolcemente, e io mi lascio stringere da quella che sembra l'unica infermiera in grado di capirci, e scoppio a piangere sulla sua spalla. Mi sento morire non riesco più a dire o a fare nulla. Rimaniamo così per un po', con lei che mi accarezza i capelli e con i miei singhiozzi che a poco a poco si fanno sempre più deboli. Finché Tatiana non mi prende per le spalle e non mi guarda negli occhi
-forse dovresti tornare in camera- io scuoto la testa, da qui non mi muovo finché Rocco non esce da quella fottuta stanza, a costo di passare la notte in una sedia scomoda. Non me ne vado.
-lo sai che ci vorranno parecchie ore, ti prego Carlotta- mi dice accarezzandomi una spalla, io scuoto la testa, Tatiana sospira, ma alla fine acconsente e se ne va. Io mi siedo su una sedia e aspetto.

Non so quanto tempo sia passato quando arrivano Ginevra, Vanessa, Nicolas e Michael, ma noto che Vanessa ha in mano un piatto con un panino sopra, che io però non intendo mangiare ho lo stomaco chiuso, se mando giù qualcosa potrei vomitare tutto. Dico sul serio. Vanessa si siede accanto a me, e mi abbraccia
-abbiamo saputo quello che è successo, come stai?- mi chiede Ginevra accarezzandomi una spalla con dolcezza, io la guardo e lei sospira
-non puoi stare qui Carlotta, starai ancora peggio, dai vieni con noi, andiamo al piano di evasione e beviamo qualcosa- mi dice ma io scuoto la testa con decisione, sono decisa a non muovermi da qui, sento che Rocco ha bisogno di me. Non potrò stargli fisicamente vicino, ma psicologicamente sì. Ed è proprio quello che intendo fare. Non lo lascio solo adesso
-non me ne vado finché Rocco è lì dentro- dico decisa e Ginevra mi guarda abbattuta. La porta si spalanca di colpo ed entra Michele, che si guarda intorno, i suoi capelli sono più spettinati del solito, la faccia è ancora mezza assonnata e la maglia è tutta stropicciata, segno che si è vestito davvero velocemente. Quando incontra i miei occhi la prima cosa che vedo è la preoccupazione e la paura, non è più quel dolce color nocciola, ora le iridi si confondono con la pupilla, entrambe molto scure. Si avvicina a noi, io mi alzo di colpo e lo vado ad abbracciare di corsa. Lui mi stringe, io affondo la testa sulla sua spalla e mi sforzo per non scoppiare a piangere nuovamente
-ce la farà, Rocco è forte, non aver paura- mi dice, quando siamo ancora abbracciati, mentre muove la mano su e giù sulla mia schiena per tranquillizzarmi
-lo spero tanto Michele, lo spero davvero tanto- dico io a mia volta.
Ci sediamo tutti e due su una sedia, decisi a non muoverci fino a quando non sapremo che Rocco è sano e salvo. Oggi tutti e due possiamo perdere una persona cara, lui il suo migliore amico io il mio fidanzato. Da quelle due fottute porte non esce nessuno, la paura dentro di me si fa sempre più forte, guardo il vuoto per tutto il tempo, non riesco a pensare a nessun'altro che non sia Rocco. Lui deve uscire da quella cavolo di stanza, ce la deve fare per Nicolas, per Michael, per Vanessa, per Ginevra, per Michele, per Nicole e soprattutto per me. Posso sembrare egoista, ma davvero senza quel rompi scatole cronico, stupido e assolutamente narcisista io non vivo.

A pomeriggio inoltrato, le porte si aprono di colpo, il mio cuore perde un battito, sobbalzo e mi alzo in piedi di colpo, ma da quelle porte escono solo due infermieri, che si guardano in giro. Io li guardo e mi avvicino
-che succede? Come sta? Va tutto bene?- chiedo io ai due che però non mi degnano di uno sguardo, sembrano di fretta, molto di fretta, sono troppo di fretta. Sento il mio cuore sprofondare nel petto, non mi muovo di un millimetro, mi blocco lì in mezzo al corridoio. Prendono due bombole di ossigeno a testa e poi tornano quasi correndo nella sala operatoria, senza darmi risposta, senza dire nulla, senza tranquillizzarmi. So che non significa nulla di buono, ed è per questo che mi abbraccio da sola e scoppio nuovamente a piangere. Non può morire, Rocco non puoi morire, hai capito. Non te lo permetto non ti do il consenso di andartene dalla mia vita, e di lasciarmi nuovamente sola. Non abbandonarmi, avevi promesso che saresti rimasto, mantieni quella fottuta promessa. Per favore.
Due braccia forte mi circondano le spalle con dolcezza, e mi sollevano da terra. Non mi ero nemmeno accorta di essere caduta in ginocchio. Michele mi fa sedere su una sedia e si accomoda accanto a me
-andrà tutto bene, Carlotta, uscirà da quella stanza e ti sorriderà come sorride solo a te. Ce la farà vedrai- mi accarezza la spalla, mentre io non smetto di piangere, in questo momento non credo più a nessuno, lo rivoglio solo qui che mi stringe forte. Rivoglio indietro il mio Rocco.

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