9 ||mio tatuaggio||

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Quando Tatiana e Rocco tornano, mi volto verso di loro, Tatiana in mano ha tutto il necessario, si avvicina a me
-tutto bene?- mi chiede preoccupata, io annuisco, non capendo il perché sia così preoccupata, sto bene. Sì beh, dire che sto bene è un eufemismo, diciamo che non sto male come sto male di solito. Sto un po' meno male, sono due settimane che non mi taglio, se consideriamo quelle passate in coma, perciò è un grande traguardo no. Ignorando il fatto che mi sono svegliata ieri pomeriggio e già ieri sera volevo riaprire le ferite, ma questa è un altra questione.
-hai una faccia come piena di rabbia, ma anche di tristezza- mi dice e io la guardo confusa
-no sto bene- dico fingendo un sorriso meglio che posso, mi sforzo di capire come mai quelle emozioni siano uscite, ma soprattutto da dove arrivano. Ah! Ora ho capito, è perché stavo pensando all'amore tra due persone, e a come si possano sposare per poi decidere di punto in bianco di non amarsi più. Pensavo ai miei genitori, sì mi fanno questo effetto. Me l'hanno sempre fatto, e continuano a farmi questo effetto. Tatiana mi crede e comincia a fasciarmi di nuovo i polsi. Coprendoli di nuovo, non lasciandomi vedere i miei tagli. Non so se sia un bene o un male.
Quando ha finito mi stringe una spalla, rivolgendomi un sorriso, le sorrido anch'io, ma il mio è un sorriso falso. I miei pensieri mi hanno messo di mal umore, ora non ho più voglia di ridere, ne di scherzare. Non che di solito ce l'abbia.
Tatiana esce dalla stanza e si richiude la porta alle spalle. E solo allora mi accorgo che Rocco non ha detto nulla. Allora lo guardo, lui è appoggiato alla fine del suo letto, ha le braccia incrociate e uno sguardo serio, e non capisco perché
-che succede?- gli chiedo, lui alza finalmente i suoi occhi, che i fanno quasi paura, sono di un verde molto scuro
-ti sei fatta del male?- mi chiede a denti stretti
-no, non mi sono fatta del male Rocco, almeno non da quando sto qua- gli dico guardandolo sempre più confusa, lui lascia ricadere le braccia sui suoi fianchi, mi guarda e si avvicina a me
-ah no? e allora perché avevi gli occhi che erano pieni di terrore, di rabbia e soprattutto pronta per farti del male?- esclama avvicinandosi a me, sempre con lo sguardo duro
-lascia perdere Rocco- gli dico abbassando lo sguardo, e sospirando a fondo, lui mi alza la testa e mi obbliga a guardarlo
-parla con me Carlotta, parlami- mi dice guardandomi con i suoi fottuti occhi verdi
-allora tu dimmi davvero perché sei qui- dico decisa, lui stringe i denti e sbuffa
-fanculo...- impreca e si allontana bruscamente da me, e comincia a fare avanti e indietro per la stanza. Passano minuti, io continuo a guardare fuori e a pensare a quello che è appena successo, finendo la mia colazione in silenzio, mentre Rocco gira per la stanza.

Quando ormai mi arrendo sul fatto che lui mi dica qualcosa, sospira
-droga-
-cosa?- chiedo confusa
-sono qui perché ho fatto uso di droga, droga e alcol- mi dice fermandosi di scatto davanti a me, come per vedere la mia reazione, sono sbalordita per il fatto che me l'abbia detto, pensavo che la nostra conversazione si fosse bloccata lì ma a quanto pare non è così, anzi sembra appena iniziata. Non faccio passare nessuna emozione, compassione compresa, l'ho visto troppe volte quello sguardo, e mi fa solo venir voglia di vomitare.
-ai miei- dico continuando a guardare fuori
-cosa?- mi chiede come se non avesse capito
-prima pensavo ai miei, era per questo che avevo gli occhi spaventati- gli dico guardandolo dal vetro, lui prende una sedia e si siede vicino a me. Faccio un respiro profondo e volto lo sguardo verso di lui
-mi guarderai in modo diverso ora?- mi chiede con gli occhi come spaventati
-no assolutamente no, tu rimani sempre l'idiota del mio compagno di stanza- gli dico alzando le spalle e un mini sorriso
-o mio dio, sono riuscito a far sorridere Carlotta Bianchi, ha sorriso ragazzi, non ci credo è incredibile- mi dice facendo anche lui un piccolo sorriso, io lo spinto leggermente, ma lui non si muove di una virgola. Almeno però ora vedo i suoi occhi tornare del loro colore naturale, ma torno seria subito-mi obbligherai a parlarne?- gli chiedo
-no non ti obbligherò a parlare di nulla, a meno che tu non lo voglia- mi dice anche lui serio
-da quanto sei qui Rocco?- gli chiedo girandomi verso di lui, lui inizialmente si irrigidisce, non gli piace parlare del suo passato come a me, perciò sto per rimangiarmi la parola quando lui sospira
-un mese in più da quando sei qui te- mi dice a denti stretti -da quando mi ha portato qui Michele, il mio migliore amico, rischiavo di andare in coma, oltre ad essere fatto in vena- mi dice facendomi vedere il suo interno gomito, cicatrici, io le guardo e poi torno sui suoi occhi verdi, e faccio la prima cosa che mi passa per la testa lo abbraccio. Sì lo abbraccio, lo faccio di impulso, senza pensarci né riflettere. Lo abbraccio forte, mettendo la testa nell'incavo del suo collo e chiudendo gli occhi.
Lui all'inizio sembra un po' spaesato, e si irrigidisce, ma poi si rilassa e mi abbraccia, non troppo forte perché ha paura di farmi del male. A volte gli abbracci servono per dire cose che la bocca non riesce nemmeno a formulare.
A volte un abbraccio vale più di ventimila parole, il nostro è proprio così.

Quando ci stacchiamo, Rocco si alza e mi prende in braccio, io come ogni volta perdo un battito, ma ora mi sembra di perderne anche 2. Va verso il mio letto e mi ci appoggia sopra, mi chino per prendere il mio quaderno schizzi. Il mio compagno di stanza mi guarda non riuscendo a capire cosa so facendo, io mi volto verso di lui e gli faccio segno di sedersi sopra il letto mettendosi di fronte a me. Guardo il libro e poi glielo passo
-guardalo- gli dico, Samuele e Valeria sono le uniche persone che hanno visto i miei disegni, ma sento che voglio farglieli vedere, non idea del perché, ma tutti dicono che i migliori a capire cos'hai sono gli sconosciuti. Forse non mi dovrei fidare, so che è troppo presto, so che sto sbagliando, ma ora mi sembra giusto, e voglio farlo, senza dover pensare alle conseguenze, e a tutto quello che succederà da questo momento in poi.
Lui mi guarda comunque confuso ma lo prende in mano e lo appoggia nello spazio che ci separa, lo apre e comincia a sfogliarlo.
Si ferma su tutti i disegni e li studia attentamente, su alcuni si sofferma di più.
-ma li hai fatti tu?- mi chiede ad un certo punto alzando lo sguardo, incrociando il mio, annuisco sollevando le spalle -cavolo sei brava- dice continuando a sfogliare il blocco. Arriva ad un ritratto di Azzurra, lo ammetto non venuto benissimo il disegno ma nonostante ciò è uno dei disegni più importanti che io abbia mai fatto.
-ma questa è Azzurra- mi dice sorridendo, io annuisco sorridendo
-sì, è proprio lei, gliel'ho fatto due anni fa mi pare, stava colorando un disegno, era concentratissima, avevo il mio blocco schizzi sotto mano, e questo è venuto fuori senza che io facessi nulla- dico accarezzando il disegno
-è bellissimo- mi dice Rocco, io alzo lo sguardo e trovo già il suo che mi guarda sorridendo, e io alzo leggermente gli angoli della bocca prima che tornino come sono sempre.
Quando Rocco arriva al mio tatuaggio alza il viso e mi guarda con un sopraccigli alzato, chiedendo spiegazioni
-è il tatuaggio che mi vorrei fare- dico alzando le spalle, inizialmente sta zitto e mi guarda soltanto, e credo che sia perché si aspetti che continui, ma io non lo faccio. Credo che un po' ci sia rimasto male, ma non sono ancora così in confidenza con lui per digli il suo significato. Sì gli ho fatto vedere i miei disegni, ma voglio solo aspettare. Rocco deve conquistare la mia fiducia prima
-wow, è davvero un bel tatuaggio, davvero- mi dice guardandomi negli occhi, lì dentro ci vedo una nota di delusione, ma allo stesso tempo ha un che di confortante, è come se mi dicesse che non importa e che può aspettare, lo apprezzo, lo apprezzo davvero molto -dove intendi fartelo?- mi chiede poi, io gli indico il mio avambraccio, lui annuisce d'accordo con me. Lui continua a sfogliare i disegni e chiedermi cosa significano, ad alcuni non so rispondere, allora mia limito ad alzare le spalle. Lui li guarda tutti, fino all'ultimo. L'ultimo è un ritratto di Vale, sento una stretta al cuore, lui alza lo sguardo e mi guarda, chiedendomi chi è, io sospiro -Valeria, la mia migliore amica- dico con una voce fredda, lui capisce che non ne voglio parlare e lo apprezzo.
-perché non disegni più?- mi chiede cambiando discorso
-troppi ricordi- dico continuando a guardare il blocco, mentre so che lui mi sta guardando
-secondo me dovresti riprendere- mi dice, io alzo lo sguardo di scatto, e lui alza le spalle.

Beh forse davvero tornerò a disegnare.

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