6 ||le prime luci dell'alba||

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Sono di nuovo dentro quella macchina, vicino a me ho Valeria che ride, sto ridendo anch'io. Stiamo ricordando un aneddoto successo nemmeno un ora fa, ma che ci fa ancora ridere a crepapelle. Io ho appena avuto l'idea di andare da Samuele, per questo siamo in macchina e ci stiamo dirigendo verso casa sua, vogliamo fargli una sorpresa. Lui non sa che stiamo arrivando, non vedo l'ora di vedere che faccia farà quando ci presenteremo davanti casa sua.
Fuori è scesa la sera, è tutto più buoi, c'è ancora un po' di luce, l'ultima che il sole ci regala, io sto guardando fuori dal finestrino.
Sento un clacson di colpo, non faccio in tempo a girarmi che...

-Carlotta, Carlotta svegliati!- Rocco mi sta scuotendo violentemente, quando apro gli occhi sono tutta sudata
-che succede?- chiedo con il fiato ancora corto per l'incubo, mi porto una mano sul cuore, batte velocissimo.
-stavi urlando nel sonno- mi dice guardandomi dritto negli occhi, accarezzandomi la schiena, cercando di tranquillizzarmi.
Era solo un incubo, solo un incubo, non dovrai rivivere quel giorno. Continuo a ripetermi in testa. Non è colpa tua, non è colpa tua. Ho imparato in questi quasi due anni che aiuta, poco, ma aiuta. Ho avuto a che fare con serate anche peggiori, in cui non riuscivo a svegliarmi e devo arrivare fino in fondo. In quei momenti ci impego quasi mezz'ora per riuscire a calmarmi. Le prime volte piangevo, poi basta avevo solo il terrore negli occhi.
Ho avuto anche alcuni attacchi di panico, non riuscivo a respirare, per non svegliare Azzurra e i miei mi concentravo su ticchettio dell'orologio, il mio battito così si rallentava.
Rocco mi guarda ancora preoccupato, o almeno così sembra, lo guardo e abbasso lo sguardo, non deve vedermi così, sono troppo scoperta
-scusami se ti ho svegliato- gli dico cercando di non incontrare il suo sguardo, mi dispiace molto di averlo svegliato con le mie urla da isterica. -non volevo, ho fatto solo un incubo, mi dispiace davvero tanto-
-ehi Carlotta tranquilla va tutto bene- mi dice continuando a fare su e giù con la mano sulla mia schiena. Lo guardo e gli faccio un piccolo cenno di ringraziamento -torna a dormire Rocco ne hai bisogno, non pensare a me, me la sono cavata più volte da sola- gli dico annuendo, cercando di rassicurarlo, lui torna nel suo letto. Torno sdraiata sul letto e mi giro verso la finestra, guardo il buio che c'è fuori. Sento un ambulanza partire a sirene spiegate, sento il cuore tremare. Respiro fondo cercando di calmare i battiti del mio cuore.
In questi momenti avrei bisogno della musica, mi servirebbe davvero tanto. È un po' l'unica che riesce a calmarmi davvero, e che c'è sempre riuscita. Infatti subito dopo la morte di Valeria ascoltavo musica, sempre, giorno e notte, avevo sempre le cuffiette nelle orecchie oppure le casse a tutto volume, era l'unica che mi ha salvato dal manicomio. Mi servirebbe davvero ora, per calmare la tempesta che ho nella testa e nel cuore, ma non ce l'ho. Domani sarà la prima cosa che farò, dirò a Samuele di portarmi il mio mp3, visto che il telefono non mi è permesso di tenerlo, con tutte le mie canzoni preferite. Quelle che mi calmano, quelle che ascolto quando ho bisogno di musica, quelle che mi aiutano a dormire, un sonno senza incubi, un sonno tranquillo. A volte se sono fortunata con sogni felici, anche se quelle notti sono molto ma molto rare.
A volte penso che invece del sangue abbia musica che mi scorre nelle vene, che mi tiene in vita. Ho sonno ma non posso dormire, tornerei a fare un altro incubo, e riesco a sopportarne uno a notte non di più.
Guardo l'ora sull'orologio sono le 4 del mattino, questa notte mi è andata bene.
Ci sono notti che mi sveglio alle 2 di notte e devo rimanere sveglia fino a mattina.
Guardiamo il lato positivo, essendo primavera tra un'oretta potrò vedere l'alba. Odio non riuscire a dormire, c'è insomma avere sonno ed aver paura di dormire. Non è giusto.
Sbuffo e apro i cassetti della mia scrivania, per trovare qualcosa di interessante da fare, mi aspettano 2 ore molto noiose.
Il primo cassetto contiene solo riviste e riviste, passo in rassegna in cerca di qualcosa di più interessante. Apro il secondo cassetto, i miei occhi si illuminano istantaneamente. Prendo in mano un quadernino blu, il mio blocco schizzi.
Alzo il cuscino, così da riuscire a mettermi seduta con la schiena appoggiata ad esso. Appoggio il mio blocco schizzi sulle ginocchia e sorrido, lo apro guardando tutti i disegni uno ad uno. Ho scoperto la mia passione per il disegno un po' di anni fa, più o meno in terza media. Non so disegnare benissimo, ma me la so cavare abbastanza. Valeria diceva il contrario, lei amava i miei disegni. Secondo lei ero bravissima, e ogni volta sbuffava perché non riusciva a disegnare come disegnavo io, io scoppiavo a ridere, per la sua reazione e cercavo di insegnarglielo, finché lei buttava tutto all'aria e si metteva a fare altro. Era bellissimo passare pomeriggi insieme a lei, non c'era una volta in cui non mi divertivo. Sospiro a fondo e scuoto la testa per mandare via il pensiero.
Abbasso gli occhi su libro. Ci sono un sacco di disegni. Paesaggi, volti, disegni dei personaggi della Disney, sono i disegni che preferisco. Poi ci sono disegni che non riesco nemmeno io a capire cosa sono, in quel momento devo essere stata davvero fuori di testa. Volto pagina e trovo un altro disegno che mi fa quasi sorridere, o almeno un tempo ci riusciva, ora non più, è il disegno di un tatuaggio che volevo fare, anzi in verità vorrei farlo anche ora quel tatuaggio. Un altro anno e sarò maggiorenne, da quel momento in poi potrò rendere indelebili dei segni sulla mia pelle. Non vedo l'ora.
Mi è sempre piaciuta molto l'idea che c'è stato dato un corpo, pulito, come una tela. Sta a noi decidere come decorarla, come colorarla, cosa disegnarci sopra. E non vedo l'ora di poter iniziare a disegnare.
Accarezzo il disegno, e sorrido. Non mi ricordo come mi sia venuta questa idea, ma quando ho provato a stendere la mia idea su carta, beh il risultato mi è piaciuto un sacco. Passo il resto delle ore nel silenzio della stanza, sfogliando tutti i miei disegni, uno ad uno, facendomi travolgere da tutti i ricordi, non abbastanza perché mi investano. Li guardo tutti, anche quelli che mi fanno male, anche quelli che mi toccano cicatrici profonde.
Quando inizio a vedere le prime luci dell'alba sono arrivata a metà blocco, in passato disegnavo davvero tanto, poi ho smesso, disegnare mi ricordava troppo Vale. Non so se potrò mai tornare a disegnare come una volta, senza perdermi nei ricordi, senza avere una crisi di panico, magari sì, ma per ora penso che non potrò mai farcela. Mi giro verso la finestra, vorrei potermi avvicinare ad essa, ma sono immobilizzata sul letto. Così me la godo dal letto.
Vedo il cielo cambiare colore varie volte, andando dal nero della notte, al blu scuro, azzurro, poi viola scuro, lilla, rosa, arancione. Tutti questi colori sfilano davanti a me, sono così belli e magici.
A volte penso davvero che l'alba sia opera di qualche mano magica. Non può essere che una cosa così bella, sia da un non nulla, è impossibile.
Ma forse qualche magia c'è, la magia della natura e di tutto quello che la circonda. Certo che così sembro proprio una ambientalista ma è solo che a volte, siamo troppo impegnati a pensare ad altro, o semplicemente a pensare a noi stessi, e ci perdiamo delle magie, come le albe, come i tramonti, come una soffiata di vento che ti accarezza e ti sposta i capelli, come un germoglio che sboccia. A volte per trovare la magia, per trovare la bellezza delle cose, ci dobbiamo concentrare sulle cose più basilari. Dovremo iniziare a notare anche le cose più piccole. Perché una volta perse non tornano più da noi. Mai più. Vedo il sole comparire tra le nuvole, e illuminarmi debolmente il viso, faccio un piccolo sorriso
-buongiorno anche a te Vale- sussurro, rimango per un po' con lo sguardo perso nel vuoto, poi sbatto le palpebre e mi guardo intorno smarrita, come non sapessi più dove mi trovo. Anche se so benissimo dove sono.
Lo so sono pazza.

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