42||felicità||

1K 36 0
                                    

Mi sveglio a causa della luce che penetra dalla finestra, e che ieri sera ne io ne Rocco ci siamo ricordati di chiudere.
Sento le braccia del mio compagno si stanza che mi stringono in un abbraccio, infondo mi piace svegliarmi così, stretta tra le sue braccia. Okay forse questa cosa è un po' troppo smielosa, e non si addice affatto al mio carattere, ma non posso farne a meno, sembra incredibile ma quando si tratta di Rocco sono in grado di diventare una caramella che fa venire la carie ai denti solo guardandola.
Sento la sua erezione mattutina premermi sulla coscia, arrossisco istantaneamente ma sorrido. Mi ricordo la prima mattina in cui me ne sono accorta, la faccia di Rocco rimarrà per sempre impressa nella mia mente, era imbarazzatissimo, è diventato tutto rosso e aveva preso a grattarsi il retro della testa, tic che ho imparato riconoscere, lo fa sempre quando è nervoso. Quella mattina sono scoppiata a ridere come non mai, e alla fine si è messo a ridere anche lui. Non glielo mai fatto pesare, soprattutto perché a me non da fastidio, è una cosa normale, che problema c'è?

Rivolgo il mio sguardo alla finestra, e senza volerlo sorrido. Sembra passata un eternità da quando sono qui dentro, e invece è solo un mese e mezzo, eppure sono cambiate tante cose da quando sono qui dentro. Ho conosciuto Rocco, Vanessa, Nicolas, Michael e Ginevra e sono diventati parte importante della mia vita, ho raccontato ad un'altra persona il mio passato, aprendogli così una parte del mio cuore e della mia vita, dopo una anno e mezzo, le lacrime hanno ricominciato a scendere per le mie guance, dopo una anno e mezzo sono tornata a sorridere, sorridere anche senza sapere un perché. Cazzo, è incredibile come sia cambiata così in poco tempo, e forse ora posso dire che sono felice, ho avuto tanta paura di dirlo, avevo paura di definirmi tale, ma ora lo posso dire, ora voglio correre il rischio, ora non ho più paura. Perché anche se sembra impossibile, dentro queste maledette quattro mura di un ospedale, mi sento protetta e finalmente felice.
-ehi bimba che c'è tanto da ridere?- mi chiede una voce assonnata alle mie spalle, che subito dopo mi stringe tra le sue braccia, io sorrido tra me e me
-pensavo al fatto che sono felice- gli dico girandomi verso di lui per guardarlo, lui quando incontra i miei occhi azzurri, sorride
-davvero?- mi chiede, io vedo i suoi occhi brillare, io sorrido e annuisco, lui sorride -beh allora mia cara Carlotta, oggi sono in vena di rendere ancora più felice una persona, avanti alziamo il culo da questo letto, ti porto a vedere una cosa speciale, come te d'altronde- mi dice sorridendo per poi alzarsi dal mio letto, si stiracchia e poi si avvia in bagno.
Io scuoto le teste, chi lo capisce è bravo.
Mi alzo a sedere, e faccio un salto per scendere a terra, maledetta me e il mio essere bassa, appena tocco il pavimento sussulto, è freddissimo. Dopo un paio di minuti mi abituo alla temperatura, mi avvicino alla finestra, tocco il vetro con il palmo della mia mano, vorrei aprirla e cambiare aria a questa maledetta camera che sa troppo di chiuso. Penso all'idea di corrompere Tatiana a farmi dare le chiavi per aprirla, e sorrido senza pensarci. Mi stacco dal vetro e prendo il mio borsone, lo appoggio sopra il mio letto e guardo che cosa c'è dentro, prendo un paio di pantaloni grigi della tuta e una semplice maglietta grigia con le maniche lunghe, molto morbida devo dire.

Appena Rocco esce dal bagno, mi ci fiondo io, mi vesto facendo vari risvoltini ai pantaloni, perché mi stanno leggermente grandi, mi pettino i capelli e li lascio sciolti al naturale, mi lavo il viso e mi lavo i denti. Esco dal bagno, e trovo Rocco appoggiato alla scrivania immerso nei suoi pensieri, ha una paio di pantaloni della tuta neri e una maglia a maniche corte nera. Mi avvicino a lui e gli tocco la spalla
-tutto bene?- gli chiedo, lui sembra risvegliarsi da una specie di trans e mi sorride
-sì sei pronta andiamo?- mi chiede, squadrandomi pensando di non essere visto, ma a Carlotta Bianchi non scappa mai nulla, ma non ci do peso e sorrido mentre annuisco.
Usciamo dalla nostra stanza e ci avviamo verso gli ascensori, nel farlo incontriamo Tatiana che ci sorride
-dove andate ragazzi?- ci chiede mentre sposta lo sguardo da me a Rocco in continuazione
-la porto al terzo piano- gli dice Rocco sorridendole, gli occhi di Tatiana sembrano illuminarsi, sposta lo sguardo verso di me e mi sorride
-andate- ci dice sempre guardando me, vuole mandarmi un messaggio con lo sguardo ma io non riesco a capire cosa vuole dirmi, così mantengo il suo sguardo ancora per un attimo, finché il mio compagno di stanza non mi prendere per mano e mi trasporta, letteralmente, agli ascensori.
Saliamo sul primo che si apre, Rocco schiaccia il bottone con su scritto il numero 3, io lo guardo
-cosa c'è al terzo piano?- gli chiedo confusa
-lo vedrai- mi dice sorridendo, io alzo le spalle e mi appoggio alla parete.
Quando le porte si aprono, usciamo dall'ascensore, e io come sempre lo ringrazio mentalmente di non essersi fermato.
Al terzo piano c'è un leggero via vai di persone, sono soprattutto uomini dai 30 anni in su, che vengono e vanno da questo piano, ma tutti hanno un sorriso sul volto.
Ancora non capisco dove mi stia portando. Rocco mi riprende per mano e insieme ci avviamo verso una porta, entriamo nel reparto, mi guardo intorno.
Le pareti sono di un verde pallido, il pavimento è arancione, il tutto però è molto illuminato, e c'è molta vita, gente che viene gente che va, ma una delle cose che noto subito, è il leggero rumore del pianto dei bambini. Ho capito dove siamo, siamo nel reparto di Maternità, quello dove ci sono le mamma che hanno appena partorito. Sorrido a trentadue denti.
-allora vieni?- mi chiede Rocco sorridendo, io mi colto verso di lui sorridendo e annuisco, ci avviamo verso destra, e ci fermiamo davanti ad una vetrata, io guardo dentro, ci saranno una ventina di bambini, tutti appena nati, sono bellissimi. Sorrido felice, è fantastico, meraviglioso.
-wow- ho detto io senza fiato, ho toccato il vetro con i polpastrelli -ciao piccolini, benvenuti nel mondo- dico quasi sussurrando mentre sorrido, poi mi volto verso di Rocco, che mi stava già guardando -è stupendo, magico e meraviglioso- lui sorride
-lo so ti ho portato qui per questo scema- mi dice con gli occhi che gli brillano, io torno a guardare i piccoli appena nati, al piccolo polso hanno tutti un braccialetto, guardo il mio polso e lo stesso che ho anch'io. Sorrido senza rendermene conto, se questa è felicità vorrei stare così per sempre.

Leggo i vari nomi Caterina, Marco, Giacomo, Margherita e tanti altri.
Ho un emozione dentro di me indescrivibile, è grande, mi fa sorridere, e mi fa sentire bene. Credo sia felicità? In ogni caso mi piace, mi piace davvero tanto. Sono piccolissimi, sono appena venuti al mondo, non sanno nemmeno ancora parlare, stanno imparando ora a distinguere i colori, dopo nove mesi passati in pancia alla loro mamma. Sono così perfetti, tutti con la loro tutina, scelta dalla loro mamma o dal loro papà, oppure da tutti e due. Si sono fatti attendere per ben nove mesi, e ora sono qui, finalmente mamma e papà li possono vedere, finalmente possono vedere il mondo, possono ascoltare le voci, possono sentire i vari profumi, possono respirare e possono vivere. Wow è fenomenale.

-qual è il tuo?- mi chiede ad un certo punto una voce, io mi volto e vedo una signora che avrà sui 60 anni, è bassetta ed è leggermente robusta ha i capelli bianchi corti, gli occhi azzurrissimi e un sorriso che le illumina il volto. Io le sorrido
-oh no, non conosco nessuno di questi bambini, vede io sono ricoverata in questo ospedale- le dico indicando il mio braccialetto, lei mi sorride affettuosa con gli occhi che luccicano - e lei invece?- le chiedo sorridendo
-oh quei due gemellini laggiù- dice indicando i due piccoli bambini, leggo i loro nomi Matteo e Giorgia -si vede già che sono due birbanti, e che faranno ammattire la loro mamma e la loro qui presente nonna- dice ma sempre sorridendo, guardando quei due bambini, vedo i suoi occhi brillare.
Ah le nonne sono sempre le nonne. Io le sorrido
-sono felicissima per lei signora, i suoi nipotini devono essere felici di avere una nonna così dolce- le dico, lei mi guarda sorridendo e vedo le sue guance colorarsi leggermente di rosso
-oh grazie cara...- dice aspettando il mio nome
-Carlotta- le dico sorridendo sinceramente
-beh ti ringrazio cara Carlotta- mi dice sorridendo, uno di quei sorrisi che ti fanno le nonne, che sono affettuosi e premurosi.
-Carly andiamo?- mi chiama Rocco avvicinandosi a me, quando nota la nonna le sorride -signora Lucia, come stanno Giorgia e Matteo?- le chiede sorridendo
-oh caro Rocco, quei due già fanno ammattire sia me che la loro mamma- dice la signora Lucia sorridendo
-vi conoscete?- chiedo io sorridendo e facendo passare lo sguardo tra i due, che annuiscono
-ci siamo conosciuti l'altro giorno, quando sono nati i suoi due nipotini- mi dice Rocco sorridendomi, io gli ricambio -comunque vieni Carlotta, torniamo in camera- io annuisco
-è stato un piacere conoscerla signora Lucia, spero che Giorgia e Matteo non le rubino troppo il sonno, ma non si preoccupi, staranno bene- dico prima di andarmene
-anche per me è stato un piacere cara Carlotta, cercherò di non preoccuparmi troppo- mi dice salutandomi con una mano sempre sorridendomi, e io le ricambio.
Le nonne sono incredibili, saranno sempre dalla nostra parte, non si arrabbieranno mai davvero con noi e ci vogliono bene in principio di tutto e tutti. Sono semplicemente nonne, e sono delle persone fantastiche. Quando vai da loro sai che uscirai con la pancia piena, ma con un sorriso sulle labbra. Troveranno sempre il modo di proteggerti e di pararti il culo, quando i genitori sono arrabbiati. Creano la tua infanzia e la rendono indimenticabile. Sono quelle persone che quando i tuoi genitori dicono di no, loro di nascosto lo fanno diventare un sì. Non riescono mai a dirci di no, fanno di tutto per renderci felice. Ci vogliono più bene di tutti, perché sono anche i primi a lasciarci.

We areDove le storie prendono vita. Scoprilo ora