21||cuffie e musica al massimo||

1.1K 41 0
                                    

-che c'è? Sei più triste del solito- sento dire da Rocco, sono stesa sul mio letto mentre guardo il soffitto bianco, con aria un po' assente.
Sto ancora pensando alla storia di Vanessa, non riesco a smetterla, non mi sarei mai aspettata che le fosse successo questo, pensavo che si sentisse solo sovrappeso, e brutta, ma non è così. Tutti nascondiamo un qualcosa che ci ha cambiato per sempre, che sia una persona o un fatto.
Ma il pensiero più forte che mi gira per la testa è solo uno, se l'avesse fatto Valeria, io che cosa avrei fatto? L'avrei perdonata? Almeno sarebbe ancora viva no? Ma avrei sopportato un tradimento così forte da parte sua? C'è cazzo sei pur sempre andata a letto con il mio fidanzato, quello di cui ti parlavo sempre e che ti avevo confidato che avrei voluto sposarlo, tu sei andata a scopartelo, non so se sarei riuscita a perdonarla, non credo.
Ma perché mi devo fare mille paranoie ogni volta? Odio questa cosa.
-Carlotta? Ci sei?- mi sventola la sua mano davanti alla faccia Rocco. Io lo guardo male
-ti ho sentito sì, sono triste per una cosa che mi ha detto Vane, lascia stare-
-non so che ti ha detto Vanessa, ma ora sembra che un camion ti sia passato sopra, dico sul serio- lo guardo ha un piccolo sorriso in volto. Io sto ragazzo non lo capirò mai, intendo cazzo perché un ragazzo come lui sta in ospedale? Non capisco, sembra così pieno di vita, così felice, senza problemi che non capisco perché stia qui.
-Rocco una domanda?- mi volto verso di lui, smettendo di guardare l'interessante soffitto
-dimmi tutto- mi dice, perciò sospiro a fondo e continuo con il mio discorso buttando dietro le emozioni, come faccio sempre, e come ho imparato a fare negli ultimi anni.
-come cazzo fai ad essere qui dentro e ad essere così felice? Così forte, come se i problemi non ti spostassero di un millimetro, cazzo io ho un crisi quasi ogni sera, te invece la prima che ti ho visto fare è stata ieri sera, ed è un settimana che sono qui dentro, non sai quanto vorrei essere come te- in pratica gli ho detto quello che penso e non capisco perché con lui riesco a farlo, intendo che non so perché quando parlo con lui non ho paura di dire quello penso, dico la verità e basta. È uno dei tanti effetti collaterali di essere la compagna di stanza di Rocco Donati. Scuoto la testa per mandare via quel pensiero e aspettare una risposta dal mio compagno, che però non risponde, anzi tiene lo sguardo basso e non spicca parola. Così mi alzo dal mio letto e mi avvicino a lui, gli appoggio una mano sulla spalla, lui alza la testa e mi guarda
-ehi tutto bene?- gli chiedo preoccupata
-no non va tutto bene Carlotta! Essere me non è tutto rosa e fiori va bene?! È un casino un grandissimo fottuto casino!- dice con la voce un po' più alta del solito, ma io non do peso alla cosa e continuo
-ne vuoi parlare?- gli chiedo
-no non ne voglio parlare, è quello il punto Carlotta, non puoi sapere sempre tutto! Te non mi dici mai un cazzo e pretendi che io invece ti dica tutto! Non è così che funziona- dice quasi urlando -sono cazzi miei okay?! Non è giusto che tu debba sempre fare quel che ti pare e piace, non sei l'unica che ha una storia pesante alle sue spalle, porca puttana qui dentro tutti abbiamo una storia pesante alle nostre spalle, e non è giusto che tu invece pensi di essere l'unica ad avere problemi, perché sorpresa non è così, non sei tenuta a sapere sempre tutto-
Rimango un po' a bocca aperta non mi aspettavo una reazione del genere. Ho sentito il mio cuore, o meglio quello che rimane del mio cuore, tremare. Ancora una volta caccio via le emozioni, e indosso una maschera impassibile e passo a modalità difensiva -non volevo farmi i cazzi tuoi! Bastava che tu dicessi che non ne volevi parlare l'avrei accettato, ma no voi maschi siete proprio tutti uguali! Ci urlate contro quando tocchiamo una parte debole, sai una cosa Rocco vaffanculo- detto questo, prendo le cuffie e l'iPod ed esco da quella maledetta camera infuriata. Prendo l'ascensore, e salgo all'ultimo piano. Quando le porte dell'ascensore si aprono invece di girare verso il piano di evasione, vado dall'altra parte, so che c'è una sala d'aspetto abbandonata, con le vetrate giganti.
Mi siedo su una sedia che da sulle vetrate, cuffie e musica al massimo. Chiudo i pugni, stringo i denti e trattengono il fiato. Cerco di concentrarmi sulla musica, e non lasciare che i pensieri mi occupino la testa. E, da quando sono qua dentro, la cosa funziona, di solito la musica riesce a calmarmi nei momenti in cui vorrei solo avere una lamettata a portata di mano, come in questo momento, ma, ovviamente, ora non riesco a smettere di pensare. Come se fosse più forte di me, e che nonostante la musica sia al massimo non riesco a farla superare il rumore dei miei pensieri.
Oh vaffanculo!
Vaffanculo Rocco, vaffanculo ospedale, vaffanculo al mio cuore, vaffanculo alla mia vita, vaffanculo tutto e tutti. Quanto vorrei urlarlo cazzo, essere sopra una montagna e urlarlo tanto forte da far uscire tutta l'aria che ho nei polmoni, ma mi limito a stringere i pugni tanto da farmi male. Quando sento dolore esterno un po' di dolore interno scompare, e mi fa tirare un sospiro, ma non abbastanza profondo da sollevare anche poco il peso che mi opprime il petto, e che non mi permette di respirare normalmente.
Guardo il buio che c'è fuori, ormai è tardi ed è solo marzo, perciò di sera è buio. Vorrei riuscire a concentrarmi sulle lucine che pian piano si accendono ma non ci riesco. Sono troppo incazzata, con Rocco, con la mia vita, e con me stessa. Perché come sempre mica potevo starmene zitta, no devo sempre parlare, devo sempre rovinare tutto, devo sempre essere una rompicoglioni del cazzo. Ma perché per una volta non potevo farmi i cazzi miei come ha detto lui? Perche cazzo devo sempre mettermi in mezzo in questioni che non mi riguardano? Perché devo sempre rovinare tutto! Perche?!
Mi odio. Odio tutto di me! Non c'è una cosa che mi piace, sono solo un disastro, un fottuto disastro, che se se ne andasse sarebbe meglio!

We areWhere stories live. Discover now