70||We are||

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Picchietto la matita sul blocco da disegno, e mi mordo il labbro pensierosa.
Sono seduta sulla sedia davanti alla scrivania, con una gamba sotto il sedere e una che dondola, avanti e indietro, senza sosta a ritmo di musica, che esce dalle mie cuffiette infilate nelle orecchie. I capelli viola mi ricadono sulla schiena, e cominciano seriamente a darmi molto fastidio, è sempre così, quando devo fare assolutamente una cosa ma non ho idee, i capelli cominciano a darmi fastidio e mi passa per la testa l'idea di rasarmeli a zero.
Sbuffo e li lego in una crocchia con l'elastico, alcune ciocche mi ricadono sul volto ma faccio finta di nulla, e mi concentro nuovamente sulla pagina bianca. Sono circondata da fogli appallottolati e buttati a terra. Nulla sembra soddisfare la mia idea di "murales ricordo", che può racchiudere tutto quello che ho passato qui dentro, che abbiamo passato qui dentro tutti quanti, e quello che passeranno di qui le persone future.
Mi appoggio allo schienale della sedia, e sbuffo. Odio il mio album da disegno in questo momento, sembra mi guardi male pure lui, perché continuo a strappare una pagina dopo l'altra. Ma non mi posso e non devo arrendermi, tutti contano su di me per un disegno che ci rispecchi, non li posso deludere. Ma sembra davvero che nulla sia davvero abbastanza.
Mi alzo dalla sedia tenendo la matita tra le dita, e mi sposto vicino alla finestra.
Ho detto a Rocco di non disturbarmi per le prossime ore, che mi serviva il mio spazio per riuscire a progettare qualcosa, e lui così ha fatto. Infatti è con Michael e Nicolas a decidere dove fare il murales, mentre Ginevra e Vanessa, sono alla ricerca dei colori e dei pennelli, con cui possiamo poi colorarlo.
Sospiro e cerco di svuotare la mente da tutti i pensieri, concentrandomi solo su uno.
Prendo il blocco schizzo e mi siedo sul pavimento, appoggio la schiena ai piedi del letto incrociando le gambe.
Okay mettiamoci al lavoro. Devo trovare qualcosa che solo guardandola dica chi è stato qui e cosa ha fatto, la mia mente vaga in lungo in largo, ma nessuna immagine sembra comparire nella mia testa, per una volta è totalmente vuota. Comincio a pensare ad una frase una scritta, e mi ritrovo a dover eliminare l'italiano dai miei pensieri. Adoro la mia lingua, ma in questo momento davvero, sembra che nessuna parola italiana riesca a racchiudere tutte le emozioni dentro di me.
All'inizio nella mia testa compare "we were here" ma sembra davvero troppo da tipo film horror, e non ci tengo a dare paura ai pazienti che finiranno qui dentro, saranno già terrorizzati, se leggono quella scritta diciamo che non si sentirebbero di certo meglio.
Mi serve una frase, una frase speciale, di quelle che solo guardandole sorridi, perché non ha un significato solo per me, per i miei amici, ma deve averlo per tutti quello che entreranno qui dentro, che gli passeranno di fronte, lo guarderanno e sorrideranno, nonostante non stiano benissimo, nonostante abbiano la vita che in quel momento è un fottuto disastro, voglio che guardando quel muro sentano dentro di loro un piccolo spiraglio di speranza e felicità possa entrare in loro, e farsi strada nel loro cuore. E così accade, nella mia testa si imprime una frase, che sembra essere venuta fuori solo ora, come se prima non avesse il coraggio di uscire

"We are"

Noi siamo, non so cosa siamo so che siamo. Due parole che possono dire tutto, due parole che possono essere felici o tristi, due parole a cui dai te il tuo significato. Sorrido, l'ho trovato. Ho trovato il nostro murales.

********

Più tardi quando ci troviamo tutti e sei insieme al piano di evasione, la bozza è completata, e devo dire che ci vado particolarmente fiera. Tutti i miei amici hanno lo sguardo posato su di me, a eccezione di Rocco che ha anche una mano posata sulla mia coscia. Stanno aspettando che io dica loro la mia idea per il murales, sorrido
-ci vuoi dire che cosa hai pensato o dobbiamo rimanere con il dubbio per sempre?- mi chiede Ginevra con un mezzo sorriso sulle labbra. Io prendo la bozza dalla tasca e la appoggio sul tavolo davanti a tutti
-we are?- chiede Nicolas confuso alzando lo sguardo verso di me, io annuisco mentre alzo le spalle e sorrido -mi piace, sì perché non ha un significato solo ed esclusivamente nostro, ma è per tutti. Ovviamente il murales è nostro ma quello che trasmette piò aiutare chiunque, brava ragazza- mi dice facendomi l'occhiolino sorridendo, io gli ricambio subito e gli faccio anch'io l'occhiolino. Sono felice abbia capito al volo quello che volevo dire con quelle due parole. Gli altri sorridono e annuisco, d'accordo con Nicolas.
-abbiamo trovato il posto dove farlo e anche quando farlo- dice Rocco lasciando poi la parola a Michael
-all'entrata del reparto c'è una parete di fronte alle finestre, totalmente vuota. Volevamo farlo lì così chiunque entri qui lo può vedere. Perché avevamo pensato nella sala degli incontri ma chi veniva a trovare i pazienti non avrebbero potuto vederlo, così è più pubblico diciamo- spiega, io guardo le altre e annuisco, concordando con il loro ragionamento -per l'orario abbiamo deciso che sarebbe meglio farlo verso le quattro e mezza di domani mattina. A quel ora ci sono pochi controlli, per non dire assenti, perché c'è il cambio di chi sta andando a casa e chi deve arrivare, nel nostro reparto ci sono pochissime infermiere a quell'ora, perciò possiamo passare tranquillamente e farlo senza problemi. Inoltre a quell'ora inizia l'alba e avremmo il sole giusto puntato sulla parete- spiega Michael, a tutti quanti.
-noi abbiamo trovato tutto il necessario, è in camera nostra- dice Vanessa facendo un cenno a Nicolas -non è stato semplice prenderlo e portarlo lì senza farci vedere da nessuno ma ce l'abbiamo fatta- dice con un sorriso soddisfatto guardando Ginevra che le sorride complice
-beh allora sembra che abbiamo tutto, non ci manca nulla, ci troviamo alle 4 di questa notte in camera vostra, allora- chiedo a Vanessa e a Nicolas, loro annuisco -bene, allora possiamo andare-
-prima devo farvi vedere una cosa- mi interrompe Ginevra sorridendo, noi le rivolgiamo la nostra attenzione. Lei prende una cartellina da sotto il tavolo e la apre -un paio di giorni fa è venuta a trovarmi mia sorella, e le ho chiesto di far sviluppare le foto che avevo fatto con la mia macchinetta fotografica, e beh sono tutte qui- ci spiega tirando fuori tutte le foto, i miei occhi si illuminano di colpo. C'è tutto, davvero tutto quello che è successo qui dentro, non manca nulla. Ci sono foto di tutti quelli ricoverati in questo periodo, mentre facciamo le varie pazzie. Trovo foto di quel pomeriggio in cui abbiamo improvvisato una sfilata di moda. Ci siamo tutti che sfiliamo con gli abiti più strani addosso. Ci sono le foto del ballo, del falò che abbiamo fatto sul tetto, quando siamo usciti dall'ospedale per andare a fare shopping, della riunione che abbiamo fatto tra di noi, dei preparativi per il ballo, di quel pomeriggio quando ci siamo sporcati con la polvere colorata, ci sono varie persone sedute al piano di evasione che chiacchierano, o che mangiano. Non manca nulla, mi sembra di rivivere tutto quello che è successo in questi ultimi mesi.
Alzo lo sguardo e sorrido a Ginevra
-pensavo di attaccarle attorno al murales, non so era un'idea lo so un po' stupida- dice imbarazzata ma io le sorrido
-non dire cazzate Ginevra è una fantastica idea- dice Nicolas sorridendo, lei si guarda in torno in cerca dell'incoraggiamento da parte di tutti, ed è esattamente quello che trova. Il sorriso che compare nel suo volto è il più bello che io abbia mai visto, Rocco a parte.

********

Allungo il braccio e spengo la sveglia che ha iniziato a suonare, guardo l'ora sono le quattro e un quarto di mattina, ci dobbiamo alzare dal letto, indossare qualcosa e andare nella camera n°15. Guardo Rocco che dorme ancora beatamente con un braccio che mi circonda la vita, sorrido difronte a tanta tenerezza. Gli bacio le labbra con dolcezza, quando mi stacco ha ancora gli occhi chiusi ma il sorriso che ha sulle labbra mi fa capire che non sta più dormendo.
-buongiorno- dico sorridendo e spostandogli un ciuffo dal viso
-se mi svegliassi così ogni mattina potrei diventare un uomo ancora più felice, sai?- mi chiede aprendo finalmente gli occhi
-ah perché non lo sei già?- dico guardandolo trattenendo un sorriso, lui sorride
-mmh forse- mi dice baciandomi, io sorrido sulle sue labbra
-muoviti su che dobbiamo prepararci- mi alzo dal letto con molta fatica, e cerco qualcosa da mettermi addosso. Dio la nostra camera è un fottuto disastro, dobbiamo sistemarla un po' prima o poi. Finalmente trovo un paio di pantaloncini e una maglietta, indosso le vans, mi lego i capelli in una crocchia disordinata e prendo il necessario per bozzare il disegno sulla parete, schizzo compreso. Usciamo dalla nostra camera e cercando di fare il meno rumore possibile arriviamo nella camera dei nostri amici. Entriamo e troviamo tutti già lì che chiacchierano senza fare troppo rumore, quando ci vedono Vanessa chiede -andiamo?- e noi annuiamo. Arriviamo nel luogo che avevamo stabilito senza trovare nessuno, appoggiamo tutto per terra, io guardo la parete cercando di immaginare il disegno già finito con tutte le foto appese, e sorrido. Beh meglio darsi da fare.
Inizio a disegnare sulla parete con un pennarello nero, dando così una bozza al tutto. Quando finisco iniziamo a colorare. I colori che hanno preso Ginevra e Vanessa sono fantastici, e mischiarli per ottenere altri colori è più semplice del previsto. Il disegno sulla parete inizia lentamente a prendere forma, e le nostre maglie cominciano a diventare più colorate di quando erano inizialmente.
Quando mi allontano dal disegno e lo guardo per intero posso definirmi davvero soddisfatta. La scritta è venuta meglio di quando pensassi, e le foto che abbiamo appena finito di attaccare rendono il tutto più bello e significativo. Sorrido e sento quasi gli occhi pizzicare, a causa dei ricordi che mi provocano quelle foto, tutti i momenti, tutte le pazzie, tutto quello che è successo qui dentro. Rocco si avvicina e me e mi circonda la vita con un braccio io mi appoggio al suo petto continuando a guardare la parete.
-è fantastica ragazzi sul serio, eh meravigliosa- dico sorridendo
-già- dice debolmente Vanessa stringendomi una mano. Guardo il murales e poi i miei amici e sento che in questo momento sono esattamente nel posto in cui dovrei trovarmi, mi sento giusta.

-meglio andare ragazzi, prima che ci scoprano- dice Nicolas sbadigliando, tutti annuiamo, raccogliamo il tutto e ci dirigiamo verso le nostre camere a passo svelto per non farci vedere e sentire da nessuno. A metà di un corridoio Nicolas che stava in testa però si ferma di colpo, e fa segno a tutti di tornare indietro di corsa, e così facciamo, improvvisiamo una mezza corsa e torniamo indietro nascondendoci dietro ad un muro. Tutti guardiamo confuso Nicolas
-niente da fare per di lì non possiamo passare è impossibile, troppa gente ci scoprirebbero di sicuro- dice con gli occhi spalancati
-oh merda- dice Vanessa, dando voce a tutti i nostri pensieri messi assieme.
-beh ragazzi ci serve un piano- dice Rocco guardando tutti, io cerco di pensare in fretta, dobbiamo muoverci non abbiamo molto tempo.
-okay okay ascoltatemi tutti- dice Ginevra -allora io, Carlotta e Vanessa andiamo su all'ultimo piano, mettiamo apposto i colori, e poi facciamo finta di andare alle macchinette, e troviamo la scusa che ci siamo svegliate tutte e tre insieme. O qualcos'altro che ci inventiamo. Mentre voi ragazzi andate in camera nostra- spiega a tutti indicando alla fine se stessa e Michael. -ci vediamo lì, possa la fortuna sempre essere a vostro favore- conclude citando Hunger games. Tutti sorridiamo e ci baciamo le tre dita come nel film. Noi ragazze prendiamo i colori e ci dirigiamo agli ascensori cercando di non farci vedere, mentre i ragazzi si dirigono verso le stanze. una volte all'ultimo piano ci dirigiamo in silenzio verso il deposito dei colori. Ci muoviamo in fretta, ma a metà corridoio sentiamo una voce dietro di noi
-signorine? Che ci fate qui, che cosa avete in mano?- ci guardiamo tra di noi negli occhi, e ci capiamo al volo, non ci voltiamo nemmeno indietro e iniziamo a correre, sento il cuore uscirmi dal petto -signorine, fermatevi subito- ci urla dietro la voce, ma non la ascoltiamo, anzi corriamo ancora più velocemente e ci precipitiamo verso lo sgabuzzino, dove ci chiudiamo dentro, rimanendo al buio. Appoggiandoci tutte e tre alla porta. Mi copro la bocca con la mano, sento il cuore pulsarmi nel petto, e l'adrenalina scorrermi per le vene, dandomi una scarica di energia. La voce passa davanti alla porta senza nemmeno fermarsi e continuando per il corridoio. Facciamo tutte e tre un respiro di sollievo, ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere. Il perché non lo so, sarà a causa dello spavento e dell'adrenalina, ciò nonostante scoppiamo a ridere di gusto
-mio Dio ragazze, l'abbiamo scampata bella- dice Ginevra ad un certo punto, e sia io che Vanessa annuiamo sempre ridendo.

We areOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz