35||libero||

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Mi guardo allo specchio, mi sono appena fatta una doccia, ma nonostante tutto ho ancora un po' di colore addosso, ma non riesco più a toglierlo, perciò mi sono arresa. Ho appena finito di asciugare i capelli, comincio a sentire male dappertutto, è tutto quello che ho fatto oggi che mi ricade addosso. Sospiro, mi metto una felpa nera, e un paio di leggings neri, ho particolarmente freddo questa sera, non so perché ma ho voglia di stare sotto le coperte a non fare un cazzo per tutta la sera.
Esco dal bagno, Rocco è steso sul suo letto e ha il joystick in mano, guardo la televisione e vedo che è intento a giocare ad una partita di fifa, tipico di Rocco Donati.
Lo guardo e alzo gli occhi,
-che c'è?- mi chiede lui sorridendo mentre continua a guardare la tv concentrato, io sorrido. Segna l'ultimo goal e poi mette in pausa il gioco, e posa il suo sguardo sui miei occhi, e subito dopo sul mio letto, dove sopra vedo un altro joystick, io sorrido, mi avvicino al letto. Mi siedo e prendo in mano il joystick, e mi giro a guardare Rocco, che mi sta già guardando
-non voglio giocare a fifa- gli dico alzando le spalle, lui ride
-me lo aspettavo- dice ridendo, si alza dal suo letto e va verso la televisione e prende un gioco di corse e lo inserisce nella play station, quando il gioco parte torna a sedersi sul suo letto. Iniziamo a giocare, la maggior parte delle volte vince lui, ma due partite me le sono conquistate anch'io. Giochiamo per tutta la sera, finché non crolliamo dal sonno.
I miei occhi si chiudono senza che io me ne accorga, dopo un po' sento Rocco alzarsi dal suo letto e venire a stendersi accanto a me e abbracciarmi stretta
-buonanotte bimba- mi dice dandomi un bacio sulla testa.

***********

Mi sveglio confusa, perché non vedo Rocco al mio fianco, guardo fuori dalla finestra ed è ancora buio. Guardo verso la porta del bagno e vedo la luce accesa. Mi metto a sedere, mi stropiccio gli occhi. Solo quando ritorno davvero nel mondo degli umani scendo dal letto e vado scalza, verso il bagno. Mi appoggio alla porta, sbadigliando, guardo Rocco che è appoggiato al lavandino e guarda verso il basso
-ehi che succede?- gli chiedo stropicciandomi gli occhi, lui si gira verso di me, e la prima cosa che vedo, sono i suoi occhi, verdi scuro, Merda. Mi avvicino, fino a toccargli la guancia, accarezzandola leggermente. Sta tremando.
Lui si appoggia alla mia mano -tutto bene?- gli chiedo dolcemente continuando ad accarezzagli la guancia
-non proprio mi sono svegliato, sento il petto opprimermi, come se non riuscissi a respirare a fondo. Come se la stanza fosse diventata piccola tutta in un momento, non ce la faccio più a rimanere tra queste fottute mura di un cazzo di ospedale- mi risponde con gli occhi chiusi, fa un sospiro profondo e quando lì riapre lentamente, sono di nuovo due smeraldi che brillano
-ti è mai successo?- chiedo sempre abbassando la mano, lui la riprende e se la rimette sulla guancia, io sorrido
-sì, mi succedeva soprattutto prima che arrivassi tu- mi dice sorridendo
-allora che facevi?-
-andavo in un posto- mi dice, io lo guardo confusa -vieni ti faccio vedere- mi prende per mano.
Usciamo dalla nostra stanza, entrambi scalzi, senza farci vedere o sentire dalle infermiere. A differenza delle altre volte, in cui prendiamo l'ascensore, facciamo le scale, così evitiamo di fare troppo rumore. Iniziamo a salire in silenzio, io me ne sto tra i miei pensieri, e la mia mente torna a ripercorrere questo pomeriggio. Un sorriso mi compare d'istinto nel volto. Se si potesse vivere sempre così, con spensieratezza, senza doversi sempre preoccupare di tutti i nostri fottuti problemi, essere semplicemente adolescenti. Forse è questa l'adolescenza no? I dolori certo, i momenti bui, le giornate no, ma infondo c'è anche qualcos'altro, l'amicizia, i sorrisi, le pazzie, gli anni migliori della nostra vita. Questa parte dell'adolescenza non la conoscevo, non sapevo nemmeno che esistesse. La parte bella, quella che sto vivendo ora. Vorrei poter vivere sempre così. Senza dovermi preoccupare del mondo fuori e di tutti i suoi problemi. Sospiro a fondo
-che c'è?- mi chiede Rocco sussurrando ma continuando a salire le scale, sto in silenzio per un attimo e mi prendo il tempo per rispondere
-pensavo all'adolescenza- gli dico sussurrando mentre accenno un sorriso, facciamo l'ultimo scalino di un altra rampa di scale. Faccio per iniziare un'altra, ma Rocco mi prende per il polso e mi attira al suo petto, io lo sguardo confusa, lui mi posa un dito sulle labbra, indicandomi di fare silenzio. In quel momento un'infermiera ci passa accanto, ma non si accorge di noi. Io trattengo il fiato, per tutto il tempo, sia per non farmi sentire sia perché la stretta vicinanza di Rocco non mi fa bene. Quando l'infermiera gira l'angolo, espiro profondamente. Rocco toglie il suo dito dalle mie labbra e sorride
-se non ci fossi stato io- dice sussurrando sempre tenendomi tra le sue braccia, io lo guardo mi allontano dalle sue braccia e gli do un leggero spintone, guardandolo male.
-idiota- sussurro, lui mi riprende per mano e ricominciamo a salire.

Quando arriviamo all'ultimo piano, va verso la sala d'attesa abbandonata ma si ferma un po' prima, di fronte ad una porta bianca, che non avevo mai notato. Rocco apre cercando di non far rumore, mi prende per un polso e mi trasporta, letteralmente, dentro la stanza completamente buia, subito dopo però la stanza viene illuminata da una lampadina che pende dal soffitto e che Rocco ha appena acceso. Mi guardo intorno, è una specie di magazzino, abbastanza disordinato vorrei dire. Ci sono cianfrusaglie un po' ovunque. Guardo il mio compagno di stanza confusa
-ma non ha senso se ti senti rinchiuso perché cazzo vieni in un magazzino in cui ci si sta in massimo in tre persone scusa?- gli chiedo con un sopracciglio alzato, e abbastanza confusa, lui mi sorride
-vedrai, fidati di me- mi dice, sposta un camice bianco scoprendo una scaletta che arriva fino al soffitto, la seguo con lo sguardo, e noto che c'è una piccola porticina sul soffitto. Rocco raccoglie da terra una coperta, se la mette sotto il braccio e inizia a salire gli scalini. Apre la porticina sul soffitto, uscendo con la testa. Da dove sono, noto che c'è un aria che gli scompigli i capelli. Lo vedo respirare a pieni polmoni, ma poi abbassa la testa e mi guarda
-allora vieni o rimani lì dentro?- mi chiede con un sopracciglio alzato, io annuisco e inizio anche io a salire gli scalini. Quando metto la testa fuori, il vento che prima scompigliava i capelli a Rocco, ora fa volteggiare i miei, e mi solletica dolcemente le guance. Prendo un respiro profondo e riempio i polmoni di aria notturna. Esco completamente, e cammino sul tetto dell'ospedale.
Mi guardo intorno meravigliata, mentre il vento mi scompiglia i capelli. Qui sopra è tutto buio, le luci dei lampioni o delle macchine non riesco a raggiungerci. Alzo lo sguardo al cielo e mi sembra di guardare l'infinito, milioni di puntini brillanti illuminano il cielo, insieme alla luna piena che c'è questa notte. Respiro a pieni polmoni l'aria che finalmente non sa di disinfettante. Questo posto è a dir poco meraviglioso. Mi giro e guardo Rocco, che ha steso la coperta e ora guarda il cielo, mi avvicino al lui e mi stendo sulla coperta appoggiando la testa alla sua spalla.
Guardo anche io il cielo, contemplando la meraviglia che mi si presenta davanti. Come sono fantastiche le stelle, cambiano ogni giorno, non rimangono mai le stesse tranne una la stella polare la più luminosa, che è un punto fisso. Sta sempre lì nel cielo e ci osserva tutti dall'alto.
-è immenso- dico con il fiato corto
-lo so-
-qui ti senti meno rinchiuso- gli chiedo alzando lo sguardo verso di lui, Rocco abbassa la testa e incontra i miei occhi azzurri
-esatto, vedere il cielo pieno di stelle, lo rendono così infinito, mi fa sentire libero- io lo guardo sorridendo. Torno con la testa appoggiata alla sua spalla e lui torna a guardare il cielo. Non ce rendiamo conto ma io e Rocco siamo tremendamente uguali. Questa cielo mi fa stare meglio, mi toglie un peso dal petto che non pensavo nemmeno di avere, ma me ne sono accorta solo quando ho potuto fare un respiro profondo.

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