8||i capelli di viola||

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Quando esco dalla doccia mi sento finalmente pulita, come se mi fossi tolta un peso di dosso. Mi avvolgo nel mio caldo asciugamano e mi abbraccio da sola. Ho fatto una doccia di due ore, ma mi ci voleva proprio.
Ho lasciato che l'acqua mi togliesse dalle spalle tutto il peso di ieri. E ora mi sento leggermente meglio di ieri.
Come mi aveva detto Rocco non ho pensato a nulla. Ho solo ascoltato il mio respiro, rendendomi conto che sono viva, che posso ancora proteggere Azzurra e posso ancora divertirmi con Samuele.
E per questo ora mi sento leggermente più leggera del solito, anche se dentro di me continua ad esserci un peso incredibilmente pesante.
Pulisco il vetro appannato e mi guardo allo specchio. Ho le guance arrossate, gli occhi azzurri che nonostante non brillino come un tempo sono ancora azzurri e non grigi, i capelli sono tutti bagnati e hanno un colore viola scuro. Tra anni fa mi sono svegliata e avevo un solo pensiero in mente, volevo cambiare, volevo sentirmi diversa da tutta la massa. Allora quel pomeriggio ho preso l'autobus e sono andata dalla parrucchiera, e mi sono tinta i capelli di viola, di un viola brillante. Quando mi sono vista per la prima volta allo specchio sono stata davvero felice, non sembravo nemmeno più me, e questa cosa mi faceva impazzire. Credo siano un dei miei pochi ricordi davvero felici.
Quando sono tornata a casa, mamma ha minacciato di buttarmi fuori casa, non le sono mai piaciuti. Quella sera mamma e papà hanno litigato di nuovo, appena papà è tornato a casa, perciò non ha nemmeno notato i miei capelli. Inizialmente un po' ci sono rimasta male, ma con il tempo ne ho fatto l'abitudine.
Azzurra, che aveva 4 anni quasi 5, mancavano pochissimi giorni al suo compleanno. Mi ha guardata, all'inizio non mi ha riconosciuta, quando poi ha capito che ero io, mi ha sorriso, un sorriso a 32 denti. Mi ha toccato i capelli e mi ha detto che anche lei li voleva così un giorno. Io le ho sorriso e le ho baciato la testa.
A Valeria mi ha guardato un po' come se avesse a che fare con una pazza, ma subito dopo mi ha sorriso, ha ammesso che li amava e che avevo fatto proprio bene, mi stavano benissimo, mentre Samuele, mi ha guardato un po' confuso, ma poi mi ha stretto in un'abbraccio, dicendomi che stavo benissimo, mi dava quel tocco di specialità e diversità, dal resto degli altri. Da quel giorno ha iniziato a chiamarmi piccola pazza, soprannome che non sopporto, ma al quale oramai mi sono abituata.
Io li ho sempre amati, e li amo tuttora. Mi piacciono un sacco, mi rendono diversa dagli altri, fuori dal comune, è una delle poche cose che mi piace davvero di me. Mi ricordo una volta, ero al centro commerciale con Samuele e Valeria, una madre mi ha guardato e ha detto a sua figlia "tu torna a casa così una volta, e non entri di casa" abbiamo riso per tutto il pomeriggio.
La gente tuttora quando mi vede per strada rimane un po' sbalordita, ma ormai ne ho fatto l'abitudine.

Mi asciugo per bene, metto l'intimo e una specie di pigiama pulito. Raccolgo i miei capelli bagnati in una cipolla abbastanza disordinata, e molto ma molto lentamente esco dal bagno. Trovo Rocco intento a mangiare un biscotto, hanno portato la colazione.
Quando mi vede, mi guarda dall'alto al basso, io sento un brivido corrermi per la schiena. Oh che cazzo devo smetterla subito. Non posso avere i brividi ogni volta che Rocco mi guarda o fa qualunque altra cosa. Non posso, è il mio compagno di stanza, sarebbe troppo strano, e fuori luogo. Si decisamente fuori luogo. E poi lo conosco solo da due giorni, quasi. Devi smetterla Carlotta. Lui scuote la testa come risvegliandosi da una trance
-perché non mi hai chiamato?- mi dice guardandomi, con il solito sguardo indifferente, che riesce sempre a fare
-non ti volevo disturbare- dico abbassando lo sguardo
-Carlotta tu non mi disturbi mai, ti sempre che io possa avere qualcosa di meglio da fare qui dentro- dice mentre mi guarda con un sopracciglio alzato, non ha tutti i torti, ma in ogni caso non voglio mai essere di peso a nessuno. Prima che io possa ribattere cambia argomento. -è arrivata la colazione, io vado a chiamare Tatiana per le fasce - si alza dalla sedia e si avvicina a me -ti serve qualcosa?-
-sarebbe troppo chiederti di mettere la sedia vicino la finestra così da poter guardare il panorama- chiedo guardandolo dal basso, sì è la prima volta che me ne accorgo ma sono davvero bassa in confronto a lui, e questa cosa non mi piace, non mi piace per nulla.
Lui alza le spalle, si allontana da me, ma solo per spostare la sedia e prendere il vassoio con sopra la colazione, nel mente io con calma mi avvicino ad essa e mi siedo.
Mi mette davanti un caffè e una brioche, io lo guardo confusa, all'ospedale non danno crossant, lui mi guarda e muove la mano con non curanza. Esce dalla stanza lasciandomi sola.
Guardo la mia colazione e inizio a mangiare la mia brioche, che invece di essere disgustosa è stranamente deliziosa. Ma come ha fatto a procurarsele. Rocco Donati, per me rimarrai sempre un mistero.
Guardo fuori, oggi c'è il sole, ma ci sono comunque alcune nuvole, non da preoccuparsi ovvio, ma sempre nuvole. Fuori le persone portano ancora i cappotti invernali, ci sono alcuni pazzi che hanno già tirato fuori il giubbetto leggero. Io se fossi la fuori non sarei di certo così, sono una di quelle persone che sentono il freddo anche in pieno agosto. C'è poca gente in giro, tutti sono a lavoro o a scuola. Ci sono alcuni studenti che bruciano, e invece di andare a scuola preferiscono stare al parco. Alcuni si fumano una sigaretta, alcuni ascoltano musica, alcuni camminano a testa bassa e alcuni sono semplicemente seduti su una panchina perso nel vuoto, a pensare, ad una cosa che nemmeno loro sanno bene cos'è. Ma sono quasi carini. Sono adolescenti, è come se vivessero in un mondo tutto loro, sono semplicemente spettacolari per questo. Poi ci sono quelli in gruppo, loro sono ancora meglio, sprigionano felicità, si divertono come se niente e nessuno potesse fagli del male. È la bellezza dell'adolescenza no? Poter fregarsene di quello che per gli adulti è un problema, mentre perdersi e cadere per cose che non si riescono nemmeno a pronunciare. A volte mi chiedo come sia possibile essere così forti ma allo stesso tempo così fottutamente fragili. È così incredibile vedere come siamo diversi dal resto del mondo, non siamo bambini, non siamo adulti. Cosa siamo? In realtà nemmeno noi lo sappiamo. Facciamo finta di comportarci da adulti ma alla fine faremo di tutto per tornare bambini. Una cosa altrettanto incredibile è che nonostante nessuno sappia bene chi siamo, ci reputano comunque il motivo della maggior parte dei problemi della nostra società. Se ci pensiamo quando c'è un problema è sempre colpa nostra, degli adolescenti. Siamo davvero così forti da poter manovrare una società intera? Abbiamo davvero il potere di cambiare radicalmente le cose? È davvero sempre colpa nostra? O sono solo gli adulti che non sanno più su chi scaricare la colpa?
Poi ci sono solo i vecchietti che passeggiano tranquilli. Mi concentro su di loro, su come passeggiare mentre si tengono la mano, sono così romantici. Nonostante tutti gli anni che stanno insieme, nonostante i litigi, nonostante i problemi, nonostante tutto, sono ancora insieme. Continuano ad amarsi, a voler vivere l'uno con l'altra, fino alla morte, fino all'ultimo respiro, vogliono avere quella persona al loro fianco. Le coppie di adesso stanno insieme 1 mese forse 2, non sanno nemmeno il significato di amarsi a vicenda. Poi quelle coppie che decidono di sposarsi, quanto rimangono insieme? 2 3 anni? Forse, ma neanche. Ma perché quando due persone decidono di fare quel grande passo, che è il matrimonio. Decidono di passare tutto il resto della vita con una persona, di cui devi essere davvero innamorato. Perché sai che rimarrà al tuo fianco per sempre. La prendono tutti così sotto gamba, come se fosse boh una abbonamento a una rete telefonica, vedo come va altrimenti cambio. Il matrimonio dovrebbe essere una cosa importante, un passo importante della vita. Invece ora solo più le coppie che divorziano che quelle che sanno insieme. Si si dovrebbe amare a vicenda, e rimanere uniti nonostante tutto. Ma certe persone non sanno nemmeno il significato di certe parole.

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