40||ce la può fare||

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Sto leggendo tranquillamente, stesa sul mio comodo letto, il libro che ho preso l'altro giorno dalla stanza degli incontri mentre ascolto musica ad alto volume con le cuffiette, mi piace, mi fa sentire fuori dal mondo, come protetta. Rocco è a fare un esame, non ho capito perché cosa, sta di fatto che mi ha detto che tornava tra un oretta. Fuori oggi sembra aver fatto abbastanza caldo, infatti c'era un sole splendente, non c'era una nuvola in cielo, siamo a aprile, fuori doveva esserci una temperatura meravigliosa, il sole che scaldava la pelle e il venticello che ti scompigliava i capelli. Cavolo per una volta volevo essere lì fuori, a godermi il tempo. Ora invece fuori c'è un tramonto meraviglioso, il cielo è un mix di più colori, rosso, arancione e blu. Fantastico. Scuoto la testa per scacciare quel pensiero, e ricomincio a leggere la pagina da capo.
Sento la porta aprirsi di colpo, per poi richiudersi subito dopo. Alzo lo sguardo dal mio libro e guardo chi è appena entrato nella camera. Vedo un ammasso di capelli biondi che fanno avanti indietro, Vanessa.
Chiudo il libro e le do la mia attenzione
-ehi Vane che succede?- le chiedo seguendo i suoi movimenti con lo sguardo, quando sente la mia voce si ferma di colpo e mi guarda
-oggi ho il controllo del peso, quello che fanno ogni mese, ho paura- mi dice ricadendo su una sedia, e coprendosi il viso con le mani, mi alzo dal mio letto, mi avvicino a lei e mi siedo sulla sedia accanto alla sua.
Le accarezzo la spalla, lei alza la testa e mi guarda, io le sorrido
-e qual è il problema?- le chiedo gentilmente e sempre accarezzandole la spalla
-non so se ho preso chili, e se non l'ho fatto dovranno farmi una flebo, sarò obbligata a mangiare sotto il loro controllo e io non voglio tornare a fare quelle cose, le odio, soprattutto perché mi obbligano a mangiare il cibo dell'ospedale- fa una smorfia di disgusto e torna a coprirsi il viso con le mani, poi sbircia tra le mani
-mi accompagneresti?- mi chiede, quasi avesse paura della risposta, io le sorrido e annuisco -davvero?- scatta a sedere e mi guarda sorridendo, io annuisco convinta, nuovamente, lei sorride e mi abbraccia -sei la migliore Carlotta- mi dice, io sorrido e la abbraccio. Vanessa sta diventando un'amica molto importante per me, se ha bisogno di me sono qui per lei. Io ci sono.
-tra quanto dobbiamo andare?- le chiedo, lei alza lo sguardo verso l'orologio e poi torna su di me
-mezz'oretta circa- mi dice sorridendo.

Passiamo il resto della mezz'ora a parlare di varie cose, tra cui quello che è successo ieri sera con Rocco, lei continua a dire che secondo lei siamo stupidi, perché ci piacciamo a vicenda ma non abbiamo il coraggio di dircelo, e che siamo solo sprecando tempo, che potremmo passare insieme.
Io continuo a dire che siamo solo amici, e che tra noi due non ci potrà ma essere nulla. Ma lei continua ovviamente a dire che ho gli occhi chiusi e che nego l'evidenza.
Sarà che per lei, siamo già sposati e abbiamo tre figli, ma per me siamo solo semplici amici, e non potremmo mai essere di più.
Comincio a vederla tremare, così le stringo una mano
-ehi tranquilla sono sicura che non sarai costretta a fare le flebo- le dico sicura, so che Vanessa sta iniziando a mangiare, certo la vedo che prima di mangiare, guarda il piatto e continua a giocarci per un po', tanto che quando noi dobbiamo finito tutto, lei deve ancora quasi iniziare. E la maggior parte delle volte lascia lì mezza roba. So che nemmeno per lei è semplice, per nessuno è semplice qui dentro lo sappiamo tutti, o meglio tutti tranne alcuni dottori, che se ne fregano di quello che sentiamo, e pensano che i nostri problemi siano qualcosa da nulla, e che in poco si passa risolvere, li odio quelli.
Sposto lo sguardo sull'orologio, è giunta l'ora. Vanessa mi guarda con un viso abbastanza spaventato, sembra un fantasma, è bianchissima.
-Vane andrà tutto bene, te lo prometto- gli dico porgendogli il mignolino, lei lo stringe facendo un piccolo sorriso.
La sento sospirare, le stringo una mano.
-andiamo- mi dice, si alza e si avvia verso la porta, io prendo la felpa, che mi ero tolta perché avevo caldo. Lascio un biglietto a Rocco, in cui gli dico dove sono, in modo che non si preoccupi, e raggiungo la mia amica. Prendiamo l'ascensore e scendiamo al secondo piano, dove si tengono i controlli per le anoressiche. Arrivate nel reparto ci sediamo nella sala d'attesa e aspettiamo che l'infermiera ci chiami. Io stringo la mano a Vanessa mentre lei inizia ad avere lo stesso colore del muro dietro di lei.

************

Tatiana, esce da una stanza, ci guarda e accenna un sorriso. Noi ci alziamo dalle sedie, dove stavamo aspettando, ci avviciniamo a lei, che ci sorride e ci lascia entrare nella stanza. Appena entro, la cosa che mi meraviglia di più è il fatto che essa non è molto grande, è un piccolo studio, che ha abbastanza posto per tenere la scrivania nera, con due sedie bianche davanti, un piccolo divanetto bianco. Le pareti sono bianche e azzurre, tranne su una, in cui c'è una vetrata da cui entra la luce. Come sempre c'è il solito odore di disinfettante, che si sente ovunque in questo cazzo di edificio. La dottoressa dietro alla scrivania, ci guarda con un leggero sorriso, quello che fanno i dottori ai loro pazienti, ho già capito di che dottore si tratta, è uno di quelli che sembra volerti essere amica, ma non lo è.
-ciao Vanessa, hai portato una tua amica oggi?- chiede la dottoressa alla mia amica sempre sorridendo, lei annuisce mentre cerca di farle un sorriso sforzato. Tatiana mi tocca la schiena e mi indica una sedia difronte alla scrivania
-vieni siediti qui, Carlotta- mi dice sorridendo, io le sorride e mi siedo, Tatiana è una delle poche persone adulte che ascolto qui dentro, è l'unica che sembra davvero campire quello che stiamo passando, come se sapesse che stiamo davvero male, e che non è semplice per noi. Di tutti gli altri adulti mi fido poco. Non so perché ma, so che lei è una delle poche persone adulte vere, qui dentro. Così mi siedo senza opporre resistenza. La dottoressa fa alcune domande a Vanessa, e lei risponde più o meno a tutte, mentre stringe la mano a me. Posso sentire l'ansia che ha in corpo, e vorrei poterla portare via di qui e mettere così fine alla sua sofferenza, ma ovviamente non lo posso fare. Così sto ferma sulla sedia e le stringo la mano, per darle forza, o almeno è quello che cerco di fare.
Quando è ora di misurare il peso si alza dalla sedia e io con lei, si avvicina alla bilancia e la guarda, la vedo sospirare a fondo. La sua nemica più grande. Le stringo la mano, è congelata, lei si volta a guardarmi. Io le faccio un piccolo segno di affermazione, lei mi lascia la mano, fa un sospiro profondo e alla fine sale sulla bilancia. La dottoressa, ci mette un attimo per misurare il peso e alla fine sospira, guarda Vanessa
-non ci siamo Vanessa, hai preso solo mezzo chilo- le dice con aria dispiaciuta ma severa, lei sospira
-non voglio tornare a fare la flebo o a mangiare sotto controllo- dice a denti stretti e abbracciandosi da sola, io le appoggio la mano sulla spalla
-Vanessa devi capire che non puoi continuare così, devi mettere su chili, sei troppo magra-
-so di essere anoressica- urla Vanessa e la sento tremare, nella stanza cala il silenzio, un silenzio rumoroso, che da fastidio.
-posso aiutarla io- dico ad un certo punto con lo sguardo ancora sulle mie vans
-cosa?- mi chiede la dottoressa, mentre Vanessa si gira e mi guarda negli occhi, è confusa ma sorpresa, io alzo lo sguardo, prima incrocio il suo e poi quello della dottoressa
-posso aiutarla io a mangiare-
-mi dispiace ragazzina, ma questa non è roba da adolescenti, questo è un problema vero- mi dice la dottoressa, io stringo la mano a pugno, e impianto le unghie nella carne, odio essere chiamata ragazzina. Odio che mi sottovaluti, e che pensi che non so che questi siano problemi veri, dicendo che visto che sono giovane, che sono un adolescente non lo posso capire. Quando invece ne so più io che lei probabilmente. Sto per risponderle a tono, ma Tatiana mi anticipa, perché capisce che quello che potrebbe uscirmi dalla bocca è un insulto molto pesante
-io credo che forse dovremmo dagli una possibilità- dice venendo così in nostro soccorso, io mi volto verso di lei e sorrido
-non so se è possibile, la ragazza non può permettersi di perdere un altro chilo- dice la dottoressa togliendosi gli occhiali, e guardando Tatiana con sguardo serio
-Vanessa ce la può fare se ha Carlotta al suo fianco- dice Tatiana sicura, appoggiando una mano sulla mia spalla e una sulla spalla di Vanessa. Mentre sorride ad entrambe -insieme si fanno forte e sono sicura che Vanessa non perderà nemmeno un chilo grazie a Carlotta, anzi tornerà al suo peso ottimale- spiega Tatiana sempre sorridendo, la dottoressa esita ancora un attimo, ci pensa, ma alla fine annuisce. Vanessa sorride si gira e mi abbraccia forte, cosa che faccio anche io
-Grazie, grazie Carlotta, mi hai salvato- mi dice all'orecchio, io sorrido e la abbraccio forte. Mi sono appena resa conto di aver trovato una vera amica che spero stia con me per sempre.

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