68||mattina||

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La mattina dopo quando apro gli occhi, la prima cosa che noto è il sole che splende fuori dalla finestra, che entra nella nostra camera e ci da il buongiorno.
Il braccio di Rocco mi circonda la vita, tenendomi stretta a se e al sicuro. Senza volerlo le mie labbra si curvano in un sorriso, controvoglia e molto lentamente scivolo fuori dalle coperte. Una volta in piedi mi infilo le mutandine e cerco con gli occhi la maglia di Rocco, appena la individuo la prendo per indossarla, sa di lui, la annuso a pieni polmoni. Se qualcuno mi vedesse in questo momento mi darebbe della psicopatica probabilmente, sorrido. Mi avvicino alla finestra, la luce mi costringe a stropicciarmi gli occhi.
Questa mattina non c'è una nuvola in cielo, c'è solo una manto di blu infinito. Per la prima volta da quando mi hanno consegnato la lettera di dimissioni, sento davvero il desiderio di uscire. Mi manca sentire l'aria fresca che c'è solo la mattina presto. Quella che ha un profumo inconfondibile, che anche in piena estate ti da i brividi sulla pelle. Si vede la città che pian piano si sveglia. I primi bar che aprono, le persone che escono dalle coperte e si preparano per affrontare un'altra intensa giornata di lavoro, di scuola odi qualsiasi altra cosa. Tutto in torno c'è aria di sonno e di caffe. Prima di entrare in ospedale, erano tante le mattine in cui vedevo l'alba, davvero tante. Ad un certo punto dopo la morte di Valeria, ho iniziato a salutarla ogni qual volta che il sole sorgeva, come se lei fosse quella meraviglia di colori che si susseguono in poco tempo. Ed è proprio questo il motivo del perché appoggio il palmo sulla finestra e sussurro
-buongiorno anche a te Vale- e sorrido guardando l'orizzonte. Mio Dio sono davvero fuori di testa, dovrebbero chiudermi in manicomio. Davvero se qualcuno mi vedesse prenderebbe paura, ma come sempre la gente dovrebbe prima conoscere e poi poter permettersi di giudicare. Così forse capirebbe che salutarla ogni mattina quando vedo l'alba mi ricorda che infondo lei rimane vicino a me, e che mi protegge da tutto. E che infondo vedendomi ora, sarebbe orgogliosa di me, perché finalmente sono riuscita a mettere al loro posto i demoni dentro di me.

Rimango un altro po' a guardare la città che si sveglia, dalla finestra. Fino a quando due braccia forti non mi circondano la vita e due labbra mi si posano sul collo
-buongiorno- mi sussurra all'orecchio Rocco, baciandomi subito sotto di esso. Un sorriso mi compare sulle labbra, senza che io ne abbia il controllo. Appoggio la testa sulla sua spalla
-'giorno- dico sorridendo mentre incontro i suoi occhi ancora addormentati. Le sue labbra si curvano verso l'alto, e di colpo mi ricordo la conversazione avuta con sua madre quindici giorni fa, mentre Rocco era ancora sotto anestesia. Un nodo mi si crea all'altezza del petto che mi impedisce di respirare normalmente.
-che c'è?- mi chiede accarezzandomi lentamente i fianchi. Devo diglielo, ha il diritto di sapere. Sospiro.
-tua madre- dico quasi in un sussurro, lo sento irrigidirsi dietro di me. Do le spalle alla finestra e lo guardo negli occhi. Vedo uno strato di durezza nei suoi occhi ma vedo anche del dolore al loro interno. -mentre eri sotto anestesia a causa dell'operazione, è venuta a trovarti. Abbiamo parlato, Rocco, lei è guarita, sta facendo dei corsi per disintossicarsi, sta meglio ora- dico, lui si stacca bruscamente da me
-certo, stava mentendo, non ha smesso di bere, e se anche fosse, quella non è più mia madre da quando ha dimenticato di avere un figlio- si appoggia ai pedi del letto e evita il mio sguardo
-è cambiata Rocco, davvero, sembra una donna nuova- mi avvicino a lui
-Quella donna, non è più mia madre da un pezzo. Ha smesso di esserlo da quando mio padre se ne è andato con Nicole. Che ne sai tu se è cambiata o no, non l'hai vista come l'ho vista io, Carlotta questi non sono affari tuoi, devi starne fuori.- mi dice alzando lo sguardo e incontrando i miei occhi azzurri. Quello sguardo mi perfora e la frase che ha appena pronunciato è una coltellata al mio cuore.
-bene, okay, allora è meglio che ti lasci pensare da solo, visto che non sono affari miei- esclamo, avviandomi verso la porta. Rocco mi prende per il polso
-scusa mi dispiace, non volevo dire quello- mi dice, io mi giro e incrocio le braccia al petto.
-beh prima di parlare dovresti pensare a quello che dici, perché potresti ferire delle persone, sai- dico guardandolo con sguardo truce. Lui alza lo sguardo e io incontro i suoi occhi verdi, mi ci vuole tutta la mia forza di volontà, per non prenderlo tra le mie braccia e accarezzarlo dicendogli che andrà tutto bene.
-hai ragione e mi dispiace davvero tanto, non è vero che non centri nulla, solo non sono abituato a dover condividere tutti i miei sentimenti con un altra persona. La cosa mi spaventa- mi dice con lo sguardo da cane bastonato, io alzo gli occhi al cielo sorridendo. Dio devo migliorare questa cosa di non riuscire a stare arrabbiata con lui sul serio. Non è possibile che non riesca a stagli lontano nemmeno per cinque minuti. Devo assolutamente fare qualcosa per questo problema. Lascio ricadere le braccia attorno ai miei fianchi
-mi dispiace, devo solo abituarmi a questa idea. Non sono mai stato così coinvolto in una relazione come lo sono con te, e la cosa mi spaventa- mi avvicino a lui gli prendo il viso tra le mani
-so che è difficile, a volte ho paura anch'io di lasciarmi così andare, ma mi fido di te e ti amo, e so che non mi abbandonerai anche se ti faccio vedere la parte più oscura di me- dico guardandolo negli occhi, lui fa un piccolo sorriso
-io non ti abbandono Carly, e mi dispiace- dopo di che mi stampa un bacio sulle labbra.
-allora che cosa pensi di fare con tua mamma?- gli chiedo quando ci stacchiamo, lui sospira, gli prendo il viso tra le mani
-non lo so, l'ultima volta che ho davvero creduto che stesse smettendo di ubriacarsi, l'ha fatta franca, rubandomi dei soldi dicendo che andava a fare la spesa. Ho dovuto andarla a prendere alle 3 di notte in un pub, era ubriaca marcia- dice sospirando, io gli accarezzo la guancia
-questa volta sembra davvero cambiata Rocco, non era ubriaca, diceva che non ha bevuto per 3 mesi, e quando si è presentata come tua mamma non volevo crederci, insomma ho visto mio padre ubriaco, e non era nemmeno lontanamente uguale a tua madre- gli dico guardandolo negli occhi
-voglio crederti, una volta usciti da qua andrò a trovarla, promesso- mi dice, io sorrido e gli bacio le labbra, e lui ricambia subito.
Mi avvicino nuovamente alla finestra, e guardo fuori
-Rocco- lo richiamo, lui si avvicina a me e mi stringe tra le sue braccia
-che c'è, bimba?- mi chiede appoggiando il mento alla mia spalla, io sorrido
-mi fai una promessa?- gli chiedo, e lo sento fare un verso di assenso -quando usciamo da qui mi porti al mare? MI manca così tanto- dico chiudendo gli occhi e sentendo il dolce rumore delle onde che si infrangono negli scogli, la sabbia sotto i piedi, il vento che mi scompiglia i capelli, quel mix di profumi che c'è solo in spiaggia. Dopo un po' sento Rocco sorridere, so che stava pensando anche lui al mare
-te lo prometto- e quella frase mi rimane impressa nella testa come il sorriso che tengo tutto il giorno in faccia.

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