44||dolore||

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Ho un fottuto peso sul petto da tre giorni.
Non mi permette di respirare, è un vuoto che pesa, il che sembra quasi impossibile, come può un vuoto pesare? Eppure è quello che mi comprime il petto. Mi sento morire. Nemmeno la musica riesce a distrarmi. Dalla mia testa non se ne va il pensiero di quello che mi ha fatto mio padre, e penso soprattutto a quello che può fare alla mia sorellina, non riesco a smettere di pensarci, ho paura che le faccia ad Azzurra quello che ha fatto a me. Ho paura che la picchi, o cosa più peggiore la porti via da me. Da quel pomeriggio parlo il minimo indispensabile, sto sempre per conto mio e sto tutto il tempo stesa sul letto girata verso la finestra. Mi alzo solo per mangiare e controllare che anche Vanessa mangi, ho fatto un promessa con quella dottoressa, sto di merda, ho il cuore in pezzi e la vita che è un casino, ma intendo mantenerla. Io mantengo sempre le promesse.

Torno alle realtà di colpo, il mio sguardo è rivolto verso fuori. Piove. Il suono della acqua che cade sopra il tetto e batte sulle finestre, mi piace.
Sospiro a fondo, ascolto solo la pioggia che cade fuori e il rumore del mio cuore che batte. Nonché anche l'unica cosa che mi accerta che sono ancora viva, e non morta.
-ehi Carly, sono a prendermi un caffè con Michele okay? Torno dopo- mi dice Rocco, io non gli rispondo, non mi va, non riesco a far uscire le parole dalla mia bocca. lo sento sospirare e poi la porta si chiude di colpo.
In questi giorni, Rocco, cerca di starmi vicino ma sempre lasciandomi il mio spazio ed è proprio per questo che lo adoro, perché a contrario degli altri non mi sta vicino con le parole confortanti, lui mi sta accanto con il cuore, e apprezzo questo di lui, sa quando voglio stare da sola, e non mi obbliga a parlare con lui, o a stargli accanto, è qui con me, questo basta.
Ho scoperto che quel pomeriggio, ha tirato un pugno a mio padre, crede di avergli spaccato il setto nasale. Alla fine sono arrivati due infermieri che l'hanno portato fuori. Rocco mi ha raccontato quello che ha detto a Tatiana quello che è successo, e che lei gli ha risposto che quando sarò pronta, potrò parlare con due carabinieri, e denunciare così mio padre perché mi ha picchiata. Chissà se ne sarò mai pronta, chissà se riuscirò ad ammettere che sì mio padre mi ha picchiato e ora è giusto che paghi le conseguenze delle sue azioni. Infondo è per sempre mio padre, sangue del mio stesso sangue, come posso denunciarlo?
Senza volerlo mentre penso, mi addormento.

Mi sveglio di colpo sudata e tremante, non riesco a respirare, è un attacco di panico.
Mi alzo dal letto di colpo, un immagine mi ritorna nitida nella mente, mio padre che mi tira calci sullo stomaco, dove ora ho macchie giallastre, tremo nuovamente. Corro in bagno e vomito tutto quello che ho in corpo, alla fine crollo vicino alla tazza mi pulisco la bocca con la mano, chiudo gli occhi sospirando e un immagine del sogno mi travolge di nuovo. Azzurra piange, urlando il mio nome, mentre mio padre la tira per il braccio e le tira calci. Io non posso muovermi, non posso salvarla, non posso fare nulla sono fottutamente in prigione.
Non riesco a respirare di nuovo, devo bloccare questo dolore subito, non ce la faccio, mi sento morire. Senza che me ne renda conto sono già in piedi e sto svuotando tutto l'armadietto in cerca di qualcosa, quando vedo il rasoio, con cui Rocco si fa la barba, sopra al lavandino, l'ha dimenticata qui questa mattina, la prendo, la sbatto contro il lavandino per romperlo e prendo la lametta. Prima che riesca a fermarmi mi faccio una taglio nel polso, dove prima c'era la cicatrice. Da essa comincia a uscire sangue, la vecchia e solita sensazione di bruciore mi travolge, il dolore che prima mi comprimeva il petto, è compensato dal dolore esterno. Mi guardo il polso e osservo il sangue fuori uscire dalla ferita, cazzo, sono ricaduta di nuovo. Non ce l'ho fatta, non sono riuscita a resistere e i miei fottuti demoni hanno vinto di nuovo, sono debole, sono fottutamente debole, una ragazzina che non riesce ad affrontare i suoi problemi, una stupida
-cazzo- dico ad alta voce stringendomi il polso

Sento la porta della camera aprirsi e poi chiudersi
-sono tornato- dice Rocco, ma si ferma subito, quando si accorge che non sono più sul letto, merda. -Carlotta dove sei?- chiede con un tono preoccupato, io stringo gli occhi. Finirò per fare davvero del male a quel ragazzo, Miranda ha ragione, che mi sta vicino finisce con il farsi del male. Mi odio così tanto, non merito gli amici che ho accanto, sono solo un errore, un fottuto errore che va solo eliminato, non faccio altro che far male alla gente, non mi merito nessuno di loro, non sarò mai alla loro altezza. Rocco apre la porta di colpo e mi vede, il suo viso da confuso si fa preoccupato
-cazzo Carly, che hai fatto?- si avvicina a me e si inginocchia difronte a me, mi prende il polso tra le sue mani, e mi fa incontrare il suo sguardo. Vedo i suoi occhi verdi, sono preoccupati hanno quasi paura, che cosa ho fatto. Tutto il peso che era scomparso, ora è tornato e si è duplicato, sensi di colpa, ecco cosa sono. Mi prende in braccio, io mi stringo il polso con forza
-non svenire Carly, per favore rimani cosciente, ho bisogno di te ora- mi dice Rocco stringendomi tra le sue braccia, mi appoggia delicatamente sul letto e mi prende di nuovo il polso tra le sue mani, ora sia le sue mani e le mie sono di un colore rosso acceso, il mio sangue
-cazzo, Tatiana!- dice Rocco ad alta voce, chiamandola dall'autoparlante
-Ciao Rocco Donati come posso esserti utile oggi?- chiede Tatiana attraverso al voce metallica, e dalla voce sembra quasi sorridere
-ho bisogno di te ora, è per Carly- dice Rocco, guardandomi negli occhi, ha paura per me
-arrivo- dice Tatiana con voce più seria

Gli occhi di Rocco, non si staccano un secondo da me, il sangue continua ad uscire dal mio polso, senza fermarsi mai, sporcando i miei pantaloni, le nostre felpe e le nostre mani. Il mio fottuto sangue rosso che sta sporcando ovunque.
-perché Carly?- mi chiede sempre stringendomi il polso, e guardandomi negli occhi, cerca di leggermi dentro, io abbasso lo sguardo, ma lui come sempre mi mette due dita sotto il mento per obbligarmi ad incontrare i suoi occhi verdi, non ricevendo risposta da me, sospira -tuo padre vero?- io annuisco debolmente, lui chiude gli occhi e lo vedo stringere la mano a pugno, poi li riapre e mi guarda, mi accarezza una guancia e mi da un bacio sulla fronte -cazzo potevi dirmelo, sei troppo testarda- mi dice con leggero sorriso, io mi appoggio al suo petto e mi lascio coccolare da Rocco.
Lui mi stringe forte mentre mi tiene il polso
-non andartene Carly, rimani sveglia per favore- mi prega
Quando Tatiana arriva e mi vede, il suo sguardo si fa preoccupato. Si avvicina a me, non costringe Rocco ad andarsene, anzi lo lascia qui vicino a me, che mi stringe la mano, mentre lei mi fascia il polso e anche contro la mia volontà, mi rimette la flebo, perché ho perso troppo sangue.
Quando ha finito mi accarezza la spalla
-devi smetterla di tagliarti Carly, sul serio, non ti andrà bene per sempre- mi dice Tatiana, prima di lasciarci in camera da soli.
Mi appoggio cuscino e sospiro, mi accarezzo il polso. Merda. Odio avere questa cazzo di fasciatura, ma me la sono cercata, sono una stupida debole ragazzina, chiudo gli occhi e li stringo forte. Mi stendo e mi accoccolo su un fianco.
Mi sento debole e sola, e abbracciarmi da sola mi aiuta a sentirmi protetta.
Chiudo gli occhi e mi addormento.

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