66||uscire||

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Mentre Rocco è impegnato a fare colazione, buttato sul letto con la tv accesa, che sta guardando da quando ci siamo svegliati, io sono concentrata su un disegno, questa mattina a quanto pare non vuole venire come voglio, sarà che ho sonno e che tornerei a dormire anche subito, ma non c'è verso, non riesco a renderlo decente, qualunque cosa io faccia, lo fa solo diventare più brutto di prima, non è giornata. In queste ultime due notti ho dormito poco nulla a causa dei pensieri che mi frullano per la testa, da quando Ele mi ha detto che Azzurra è a casa dei nonni, non ho smesso di pensare ad una soluzione. Quella sera Rocco ha capito subito cosa non andava, gli ho spiegato il mio problema. Alla fine ha cercato di tranquillizzarmi, convincendomi che tutto sarebbe andato bene. Ma finché non troverò una soluzione, la mia testa non mi darà tregua.
A interrompere i miei pensieri è Tatiana, che bussa alla porta ed entra nella stanza, indossa il solito camice bianche che indossano tutti i dottori. I capelli sono raccolti in un chignon ordinato e un sorriso le illumina il volto. Dovrei disegnare lei questa mattina altro che, con la luce che emana renderebbe anche il disegno più brutto che io possa fare in un opera d'arte. La nostra infermiera è radiosa più del solito. Ci guarda entrambi sorridendo, noi le rivolgiamo tutta la nostra attenzione
-buon giorno ragazzi questa mattina ho una bella notizia per voi due- dice avvicinandosi a me, appoggiandosi alla scrivania
-illuminaci- esclama Rocco sedendosi meglio sul letto, incrociando per un secondo il mio sguardo, ma posando subito dopo gli occhi sulla giovane donna accanto a me. Lei ci sorride e ci porge un lettera a testa. Io la prendo e la apro. All'interno trovo una carta, inizio a leggerla
Gentile signorina Carlotta,
Visto i suoi miglioramenti e guarigioni, la informiamo che il suo ricovero è terminato, e che può uscire dall'ospedale. Dovrà però tornare qui settimanalmente, per poter avere un colloqui con lo psicologo dottor. Luca Silvestri.
Per poter uscire è necessaria la firma di un suo genitore, parente o tutore legale.
Cordiali saluti
Dottor. Giacomo Mogani

Nella mia faccia compare un sorriso gigantesco, posso finalmente uscire dall'ospedale, posso tornare alla vita vera, dopo 8 mesi passati qui dentro, dentro queste fottute mura. Posso respirare aria pulita, senza odore da disinfettante, senza dover stare tutto il giorno in pigiama, posso tornare a vivere la mia vita, sono libera finalmente. Sento un emozione farsi spazio dentro di me, sembra quasi sollievo. Alzo lo sguardo dal foglio di carta che stingo ancora tra le mani, incontro gli occhi verdi del ragazzo seduto sopra al letto. All'improvviso, come è arrivata, di colpo la mia felicità si spegne, uscire da qui significa affrontare la vita vera, tutto quello che ho messo in pausa, tutto quello che avevo dimenticato. Inoltre non voglio lasciare Rocco, non voglio abbandonarlo, io lo voglio nella mia vita, accanto a me. Per sempre. Quando i nostri sguardi si incontrano, e ci capiamo al volo. Dobbiamo parlare.
Tatiana si schiarisce la voce, per un momento mi ero quasi dimenticata che era ancora accanto a me, io alzo la testa per guardarla, mentre cerco di sorriderle, sono sicuramente felice di uscire ma allo stesso tempo ne ho quasi paura
-okay ragazzi, come avrai letto Carlotta a te serve la firma di un tuo genitore, parente e o tutore perché tu possa uscire- altro problema da risolvere, chi diavolo mi fa uscire da qui? -Mentre tu Rocco essendo maggiorenne non serve la firma dei tuoi. Ora io vado passo questa sera per i soliti controlli- ci dice sorridendo, per poi uscire dalla nostra stanza.
Il mio sguardo si sposta subito su Rocco, che aveva già lo sguardo posato su di me, si alza dal letto e si avvicina a me. Io mi alzo in piedi
-io non ti voglio lasciare- diciamo nello stesso momento, io sorrido. Le sue mani cercano le mie e le stringono.
-Carlotta davvero io non ti voglio lasciare-
-nemmeno io voglio lasciarti andare- dico con il cuore che mi si stringe, lui mi da un bacio sulle labbra e mi stringe al suo petto, io appoggio la guancia sulla sua maglietta. Il suo battito cardiaco mi fa sentire al sicuro. Sento dentro di me che qualunque cosa accada insieme noi ce la faremo
-ce la faremo, insieme, e poi potrò portarti ad un vero e proprio appuntamento non credi?- mi dice e io ridacchio contro il suo petto -ti amo- mi dice ad un certo punto, alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi verdi
-ti amo anch'io- e le nostre labbra si scontrano

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