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Reduce dalla discussione avvenuta con Yoongi, e di un pranzo improvvisato che quest'ultimo aveva fatto arrivare direttamente nella sua stanza poco dopo essersi congedato, Taehyung guardò nuovamente l'orologio da polso e alzò un sopracciglio, irritato.

JK ed il suo «Aspettami di là, arrivo tra poco» continuavano a ronzargli nelle orecchie e quella promessa riecheggiava nella sua mente con fastidiosa puntualità. Quel non quantificato arrivo tra poco si era rivelato essere uno stacco temporale di almeno quattro ore che JK aveva trascorso -e stava ancora trascorrendo- con quella testa vuota di Woosung

Per lui, invece, erano state ore impiegate a rimettere anche l'anima, sorseggiare decotti di erbe il cui dubbio aiuto doveva ancora essere chiarito, disperarsi con Yoongi circa la sua impossibilità di essere ciò che JK desiderava, spiluccare qualcosa dalle portate arrivate in camera ed attendere, seduto sulla poltrona della loro stanza, l'arrivo di JK. Nel profondo, Taehyung si sentiva carico come la molla di un carillon, perché il fastidio provato quella mattinata era stato così tanto che, anche se non più presente come prima, continuava ad arrovellargli le budella e l'animo.

Avrebbe messo in chiaro la sua posizione con JK e gliene avrebbe parlato senza mezzi termini perché la sua infinita pazienza stava iniziando a scarseggiare e prima di cedere del tutto e fare -o dire- cose di cui si sarebbe pentito per probabilmente il resto della vita, doveva avere un dialogo con JK.

Lo avrebbe costretto, se necessario, ad ascoltarlo perché quella conversazione doveva avvenire e non poteva cadere nel dimenticatoio come molte -troppe- delle cose che gli erano capitate. Per cui, mentre con occhi scrutatori guardava le lancette del suo fine orologio scandire secondi e minuti con lenta meticolosità, la porta della stanza da letto venne spalancata con forza, provocando un frastuono che lo fece voltare di scatto.

Al colpo che aveva subìto e per quanta forza un certo soggetto gli avesse riservato, il tonfo della maniglia che colpiva la parete -e ne danneggiava l'intonaco- venne accompagnato da un sibilo a lui conosciuto. Voltatosi verso JK, era già pronto a riservargli un atteggiamento distaccato ed irritato -come il suo animo sentiva di essere- ma si dovette frenare perché, come gli occhi scorsero sulla figura che fece il suo ingresso a mascella testa e pugno stretto, l'attenzione si focalizzò sulla sua mano.

Gli occhi gli si sgranarono inverosimilmente mentre JK sbatteva con forza la porta per chiuderla, alzando poi la mano per guardare con profonda stizza le bende fradicie di sangue. Il cuore di Taehyung perse un battito a quella constatazione e si alzò di scatto per andargli incontro, completamente dimentico di tutti i propositi che si era prefissato fino a quel preciso istante.

I capelli di JK erano vagamente scompigliati; ciuffi corvini sfuggivano dalla salda stretta della lacca e si arcuavano sulla fronte, corrugata in una smorfia indispettita mentre le sopracciglia erano profondamente arricciate e tra queste, la tipica rughetta che Taehyung soleva appianare nei momenti in cui vi era Jungkook.

La mascella era tesa, gli occhi che guardavano ovunque fuorché nella sua direzione e si muovevano nervosamente; le labbra erano così serrate e strette che i contorni ne risultavano quasi alterati. 

«JK! Cielo, cosa ti è successo?!» esclamò, dando non solamente voce alle sue preoccupazioni, ma anche azzerando la distanza tra di loro per prendergli la mano e rigirarsela più volte davanti gli occhi sempre più allargati.

Il sangue era fresco, brillava di un intenso rosso scarlatto ed aveva superato gli strati di fasciatura fino a rendersi visibile e macchiargli le falangette libere dalle garze; i bordi delle fasce erano arricciati e Taehyung notò che -per fortuna- solo la mano destra risultava essere stata forzata così tanto da riaprirsi in quel modo.

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora