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Yoongi batté le palpebre lentamente, non perché ne sentisse il reale bisogno quanto perché era fermamente convinto di aver udito male. Guardando quel volto inespressivo, quegli occhi svuotati di qualsiasi emozione che non fosse apatica rassegnazione -da cui ne scaturiva un miscuglio di agonizzante rinuncia e accettazione del proprio destino- sentì le budella rivoltarsi e la nausea colpirlo prepotentemente.

Si chinò verso il principe e gli prese il volto tra le mani; il cuore gli si strinse al sobbalzo avuto dall'altro al gesto e notò il respiro farsi veloce ed ansante a seguito del contatto inaspettato. Stava cercando di capire cosa si celasse dietro quella dismessa e quegli occhi morti, ma nulla di logico e umanamente razionale riusciva a giustificare lo scempio a cui era stato sottoposto il principe. 

«Principe...vi prego, tornate in voi.» gli sussurrò con voce accennata e stranamente instabile, non sapendo nemmeno cosa articolare in un momento come quello. 

Vide il principe arcuare appena un sopracciglio e, successivamente, quel ghigno plastificato sul volto inespressivo divenne una smorfia grottesca dagli angoli all'ingiù. Lo osservò alzare lo sguardo per scrutarlo, studiare le sue mosse e percorrere con occhi lenti e calcolatori i  tratti del suo volto. Indugiò sulla curva delle sue labbra strette, poi sulle sopracciglia arricciate e si fermò nei suoi occhi, carichi di emozioni così diverse da quelle che aveva sempre visto da risultare incomprensibili.

Erano sconosciute. 

Qual era il loro nome? 

Perché gli teneva il viso con delicatezza e non gli stava sospingendo il capo dentro un catino di acqua ghiacciata?

Perché non gli stava legando i polsi e le caviglie al letto per forzargli la bocca e fargli ingoiare le pillole che aveva imparato a far scivolare lungo la gola -arsa quanto una radice estirpata dal suolo brullo? 

Perché continuava a chiamarlo in quel modo?

Perché lui era diverso? Cos'era il diverso? Esisteva per davvero?

«Io sono in me stesso. Non mi sto muovendo, non mi sto agitando, non sto facendo nulla per cui il mio trattamento debba attendere oltre. Procedete.» gli rispose invece, in quel soffiare breve, sottile ed inespressivo quanto una cornice senza tela. La risolutezza della risposta era stata rafforzata dal totale appiattimento del suo animo così dolorosamente profondo che Yoongi sussultò sgranando gli occhi. 

Rivoli di sudore freddo gli scesero lungo le tempie solleticandogli la pelle, tracciarono solchi salini trasparenti che si persero oltre il colletto della camicia; le dita tremavano mentre passavano sul volto del principe e gli spostavano nuovamente i capelli dal viso, ricaduti scompostamente su quelle biglie spente che sembravano agognare lacrime non ancora liberate. 

Deglutì a vuoto un paio di volte, il terrore e l'atterrimento tali da non lasciargli spazio a nulla di più di una gola stretta, un cuore palpitante ed una paura di essere arrivato tardi. 

«Trattamento?», ripeté Yoongi in un sussurro, scuotendo poi velocemente la testa, «Non vi sottoporrò a nessun trattamento, dobbiamo solo andare via da qui. Non mi riconoscete? Sono Yoongi.» gli disse lentamente, scandendo le parole in un tentativo di infondere nella persona che stentava a riconoscere -e che giaceva seduta in quelle condizioni al limite dell'umanamente ammissibile- un qualcosa tale da smuoverlo.

Quello arcuò solamente un sopracciglio e piegò appena il capo. 

«Yoongi...», ripeté allora, in un sussurro assente, «Ma è questo ciò che mi è stato sempre detto. "Rimani fermo e finirà presto. Se vuoi salvarti la vita non devi muoverti né ribellarti." Ed io voglio vivere.» 

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Where stories live. Discover now