[85]

10.6K 565 1K
                                    

Consiglio di ascoltare "Hope- Nathan Wagner" quando sarete a metà del secondo paragrafo. E vi consiglio anche di leggerne le parole^^ (Grazie MGCheart )














Il tintinnare della ceralacca viola che colpiva delicatamente la fine carta a cui aveva affidato tortuosi discorsi non pronunciabili, risuonò come pioggia e rimbalzò tra le pareti del silenzioso studio di Taehyung. L'immensa stanza era avvolta dalla penombra e solamente una piccola lampada da scrivania fungeva da fonte luminosa; ombre scure venivano proiettate dalle sopracciglia aggrottate per la concentrazione sugli zigomi definiti, le labbra erano strette ed i denti serrati, ma gli occhi rimanevano fissi sulla lettera -anzi, le lettere- a cui aveva dedicato le ultime ore post cena.

Con meticolosità, posò la candela sul sostegno ed afferrò il pesante timbro in ottone, premendolo sulla cera disciolta per sigillare la fine ripiegatura della pregiata carta. Lo pressò un'ultima volta prima di rimuoverlo delicatamente, scrutando con occhi attenti non solamente l'intricato disegno che componeva lo stemma dei Jeon, ma anche la sua scrivania -stranamente disordinata.

A quelle lettere solo apparentemente innocenti, stava affidando tutto. Dalla sua vita coniugale, a quella minacciata di Yoongi, era tutto appeso ad un sottile ed invisibile filo; da quelle buste all'apparenza identiche, che aveva avuto modo di scrivere solo dopo che i consiglieri del re -ed il re in persona- si erano finalmente dileguati, dipendeva qualsiasi cosa.

Tenuto d'occhio con costanza quasi avvilente, muoversi nell'ombra gli era più difficile di quanto gradisse -ed anche di quanto si aspettasse.

Convincere Jimin ad andare nelle sue stanze e rimanerci fino a che non sarebbe stato lui stesso ad andare a riprenderlo era stata, forse, una delle imprese più ardue della sua vita. Dire, infatti, che quest'ultimo fosse provato dalle condizioni in cui versava Yoongi era un ottimistico eufemismo, ma lo era ancora di più il suo volersi convincere che potevano farcela -che poteva farcela. 

Le corde che tenevano saldi i suoi nervi erano dolorosamente tese e pronte a saltare; alcune avevano già ceduto, instillandogli dentro un malessere così profondo e radicato che a nulla erano valsi i suoi tentativi di nasconderlo. Non credeva ci fosse stato niente di peggio dell'avere un attacco di panico lungo i cubicoli delle segrete, angusti e tristi tanto quanto le pareti spoglie del palazzo. 

Ricordava di aver quasi iniziato a correre per poter arrivare velocemente all'uscita, e ricordava anche fin troppo chiaramente l'espressione agitata ed impaurita di Jimin ne vederlo crollare sulle ginocchia e rantolare alla ricerca d'aria. Proprio a causa di tutto ciò che dovevano attenzionare, non voleva che suo fratello venisse a conoscenza del suo stato emotivo non propriamente intatto. 

Alimentare l'ansia e l'agitazione che facevano da malinconico sfondo alle loro giornate non era contemplato nel suo piano, non voleva che accadesse, non doveva accadere. Solo perché il suo corpo non riusciva a reggere i colpi che la vita gli stava infierendo, non significava che lui non avesse dentro sé la forza necessaria per rialzarsi e continuare a lottare. 

Taehyung non si sentiva invincibile, ma sentiva di essere uno dei fortunati ad avere qualcosa per cui lottare. 

Lottare seriamente.

C'erano sicuramente tante cose per cui sentiva di possedere un certo tipo di attitudine; sapeva reagire ai colpi quando arrivavano, sapeva come gestire emozioni violente e poco piacevoli, ma non sapeva come fare a rimanere integro quando qualcuno a cui teneva - e per cui avrebbe dato la vita- crollava, pezzo dopo pezzo, senza dargli il tempo di realizzarlo. 

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora