CAPITOLO 2

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* Elsie *

Sono passate due settimane da quando ho trovato la mia casa praticamente distrutta. Ho sistemato quello che si poteva sistemare e il resto è finito nell'immondizia. So che è stata opera di Jonah Nowak, mi aveva assicurato che si sarebbe vendicato.

Complimenti, brutto idiota, ci sei riuscito!

Beh, brutto proprio no...

Comunque, non gliela farò passare liscia. Sono in ballo e ho tutta l'intenzione di continuare a ballare. Non mi fanno ancora male i piedi.

Eppure, da quel giorno, è sparito nel nulla.

Non c'è più la solita berlina blu che mi segue. Non mi sento più osservata. Niente di niente.

È solo una tregua temporanea per depistarmi?

Forse.

Sta tramando qualcos'altro?

Sicuramente.

E se fosse finita?

Impossibile. I tipi come lui non si limitano a sfasciare una casa. No, fa tuto parte del suo piano.

Devo restare vigile e non abbassare la guardia.

Tornerà, ne sono certa.

Mentre aspetto la valutazione del mio penultimo esame prima della tesi, mi concentro sulla faccia del mio "stalker". È un bell'uomo, non posso negarlo, anche se vorrei. Ha la pelle leggermente abbronzata, in netto contrasto con i suoi occhi grigi di ghiaccio. I capelli scuri saranno lunghi cinque o sei centimetri, più corti ai lati ed elegantemente sistemati all'indietro con il gel. Un accenno di barba, perfettamente curata. Naso perfetto. Mento appena squadrato, ma non in maniera eccessiva. Mascella poco pronunciata, ma dalla linea perfetta. Labbra leggermente carnose, quel tanto che basta a far impazzire le donne.

Ehi, non pensate chissà cosa, studio architettura, sono abituata ad analizzare i dettagli.

- A+ -

Salto sulla sedia e guardo il professore. - Come, scusi? -

- A+ - fa un piccolo sorriso. - È la sua valutazione, signorina Barlow. -

- Ah. Grazie. -

- Non sembra felice. Ha preso il massimo. -

- Io... - mi alzo, recuperando la borsa. - No, è che mi sono appena ricordata di una cosa. Arrivederci! - scappo via come una pazza.

Ho visto un'ombra passare davanti la finestra e non mi piace.

Devo tornare a casa. Subito!

Spalanco la porta che affaccia sul parcheggio e mi precipito verso la prima fermata dell'autobus. L'assicurazione non mi ha pagata per la Honda e so che c'è lo zampino di quell'imbecille.

Mi guardo intorno. No, non c'è.

Oh, un taxi!

- Taxi! - allungo la mano per fermarlo, ma prosegue dritto. Eppure è vuoto e in servizio. - Idiota! -

Ok, andrò a piedi.

Ma c'è un problema: da qui, per arrivare a casa mia, devo seguire un tratto di strada completamente deserto. E la cosa, date le circostanze, non è molto rassicurante.

- Dai, Elsie. - sussurro a me stessa, per darmi un po' di coraggio. - Tu non hai paura di lui. È solo un buffone, pallone gonfiato. -

- Ne sei proprio sicura? -

Prisoner ( #Wattys2022 ) Where stories live. Discover now