CAPITOLO 46

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* Elsie *

Riemergo lentamente da un sonno profondo. Apro gli occhi e, la prima cosa che riesco a vedere, è la finestra. Sta nevicando.

Mi guardo intorno. Sono da sola, in questa grande stanza e non posso muovermi. La ferita del cesareo fa un po' male e so che aumenterà con il passare delle ore.

Ma, tutto ciò a cui riesco a pensare, in questo momento, è la mia bambina.

Evie.

Starà bene? E quanto tempo ho dormito? Me la faranno vedere?

La porta si apre con un leggero scatto. Jonah entra, tenendo un bicchiere di carta tra le mani. Ha gli occhi cerchiati e l'aria stanca. Non credo si sia riposato, a differenza mia.

Quando mi vede, sorride. - Ehi, sei sveglia. - si avvicina e mi bacia la fronte. - Come ti senti? -

- Un po' dolorante, ma sto bene. - cerco di raddrizzarmi, ma senza successo.

- Aspetta, ti aiuto io. - solleva lo schienale del letto, permettendomi di sedermi. - Va bene, così? -

- Sì, grazie. - gli prendo la mano nella mia. - Sai qualcosa? -

- L'ho vista, mentre riposavi. - i suoi occhi si riempiono improvvisamente di lacrime. - Tu...sapevi di mia madre, vero? Per questo, l'hai chiamata Evie. -

- Sì, me ne ha parlato tua nonna. - abbasso lo sguardo. - Volevo dirtelo, ma non era mai il momento giusto. Non...volevo rovinare la tua felicità. -

- Lo so. - mi accarezza la guancia. - E va bene così. -

- Non sei arrabbiato con me? -

- No. - appoggia la testa contro il mio petto. - Ti sono semplicemente grato, Elsie. È bellissima, sai? Ma è collegata a una marea di tubicini e... - la sua voce si spezza. - Dio, è così piccola... -

Non trattengo le lacrime. So che la dottoressa è fiduciosa, ma ho paura. Non voglio perdere la mia bambina...

Scoppio a piangere, coprendomi il viso con una mano. - Non avrei dovuto arrabbiarmi. - singhiozzo. - Ho lasciato che tutto lo stress si accumulasse, facendo del male a nostra figlia... -

- È solo troppo piccola, ma ce la farà. - mi costringe a guardarlo. - La nostra Evie ce la farà. Lo hai detto tu: è una guerriera. -

- La nostra Evie... - bisbiglio.

- Sì, la nostra Evie. Più mia che tua, ti avviso. -

Sorrido e lo tiro di nuovo verso di me. Affonda il viso nel mio collo, inspirando profondamente.

- Cosa le stanno facendo, adesso? -

- È costantemente monitorata da vicino, ma stanotte non ha avuto nessuna crisi e risponde bene alle cure. -

- Non hai dormito, vero? -

- No... - mi bacia la guancia. - Ho fatto la guardia. -

- A Evie? -

- A Evie e a te. - prende una busta dalla sedia e tira fuori un acchiappasogni con delle piume bianche. - Dallo zio Mark. Si illumina anche. Potremmo metterlo sul lettino, che ne pensi? -

- Ottima idea. -

- Mentre dormivi, ho anche cercato delle culle. Ti occuperai tu del progetto della stanza di Evie, comunque. -

- Davvero? -

- Sì. - mi sorride. - Sei una mamma architetto, adesso. -

Mamma. Sono una mamma.

Prisoner ( #Wattys2022 ) Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin