CAPITOLO 51

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* Elsie *

Ci siamo spostati in un grande attico al centro di Los Angeles. Appartiene alla CIA e, secondo loro, saremo più al sicuro qui.

Sono passati due giorni.

Due maledetti giorni dalla morte di Renée e dal rapimento di Evie.

Sono a pezzi. Ho male ovunque. Non dormo più.

Rivoglio la mia bambina. Mi manca il suo sorriso, il suo profumo...le sue manine così piccole e morbide.

Mi rannicchio un po' di più sulla poltrona e stringo la coperta di Evie contro il mio petto, mentre le lacrime mi rigano le guance.

- Elsie... - Jonah appoggia le mani sulle mie spalle. È notte fonda e lui si era appisolato. Non volevo svegliarlo, ma a quanto pare deve avermi sentita lasciare il letto.

- Ti ho svegliato? -

- No. - si siede sul bordo della poltrona. - Vieni qui. -

Appoggio la testa sulle sue cosce e lascio che mi abbracci. Abbiamo bisogno l'uno dell'altra, in questo momento. - Mi sento così vuota... -

Mi accarezza i capelli. - Anch'io. -

- Dove avrà portato Evie? -

- Non ne ho idea. Quello che so per certo, è che qualcuno si occuperà di lei e non sarà lui. -

- Spero non le facciano del male. - il solo pensiero mi fa venire i brividi. - Non...non lo faranno, vero? -

- No. -

Non mi sento rassicurata, ma è già qualcosa. - Come stai? -

Lascia andare un lungo e pesante sospiro, ma non risponde. Mi rimetto seduta e lo tiro verso di me. Appoggia la testa sul mio petto e lo vedo chiudere gli occhi. È così fragile, in questo momento. Così...triste.

Non penso di averlo mai visto in queste condizioni. È in frantumi e cerca disperatamente una colla per rimettere insieme tutti i suoi pezzi.

Gli passo le dita tra i capelli. - Evie l'ha chiamata nonna, quel giorno. -

- Davvero? -

- Sì. A modo suo, ma è riuscita a dirlo. - sorrido tristemente. - E Renée era così felice. Le stava mostrando la tua vecchia culla. -

- Ce l'aveva ancora? -

- A quanto pare, sì. L'ha spostata nella stanza all'ultimo piano, forse mentre noi eravamo via. -

Sospira di nuovo. - Per lei ero...ero il figlio che... - la sua voce si spezza. - Christian non è stato un buon figlio. E nemmeno io. Ma avevo un rapporto speciale con lei. Si è presa cura di me, quando il mio mondo è stato fatto a pezzi. Non sono più stato libero, dall'esplosione del jet. Non che lo fossi mai stato, ma avrei potuto avere una vita diversa, questo sì. - intreccia le dita alle mie. - Per colpa di Christian, mi sono ritrovato prigioniero del suo stupido sistema. -

- Sistema? -

- Il suo obiettivo, era eliminare gli avversari e prendere i loro poteri, per diventare sempre più forte e intoccabile. Voleva essere l'unico al mondo. Il più potente. -

Mi vengono i brividi. - E tuo nonno? -

- Non era d'accordo, ma non era più lui a decidere. -

- Eppure, tuo p...Christian ha detto che voleva toglierlo di mezzo, perché era un intralcio. -

- Era tutto un intralcio, per lui. Anch'io. Per questo ha cercato di trasformarmi nel suo riflesso. -

E ci era quasi riuscito, accidenti.

Prisoner ( #Wattys2022 ) Where stories live. Discover now