CAPITOLO 7

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* Elsie *

Sono al trentesimo giorno di "prigionia". Ieri sera, Mark è tornato qui per permettermi di chiamare i miei genitori. Ho dovuto dirgli che sono fuori città per lavoro e che ho saltato l'ultimo esame, perché non sono riuscita a tornare in tempo. Cosa in parte vera, più o meno.

Sto pranzando come al solito da sola. Continuo a rigirare il pollo e l'insalata nel piatto, senza riuscire a mangiarlo.

Il fatto è che non riesco a smettere di pensare a Nowak.

Quel bacio sulla fronte...beh, non mi ha lasciata indifferente. E non mi piace questa cosa.

Dal modo in cui mi guardava, credevo stesse per baciarmi. Un bacio vero.

Ma gli sono grata per non averlo fatto. Significa che, in fondo, tra tutto quel ghiaccio, un po' di calore c'è.

La serratura scatta cinque volte, prima che la porta si apra.

È lui.

Indossa un bel completo blu, con la camicia bianca sbottonata quel tanto che basta per mostrare i pettorali sodi.

Sì, lo sto guardando. Non posso certo dire che sia una brutta vista.

- Non mangi? - mi chiede.

- Sì...è che il piatto era troppo pieno. -

- Dillo se non ti piace. -

Ecco, quando fa così è esasperante. Vuole sempre trovarsi un gradino più in alto. - Perché sei di nuovo qui? - borbotto.

Si appoggia al bordo della vasca, con le mani in tasca. - Oggi è venerdì. -

- E allora? -

- Devo andare a Miami, per un gala di beneficenza. -

Sollevo un sopracciglio. - E sei venuto qui per dirmelo? Ti ricordo che non posso uscire, quindi se è la mia fuga che ti preoccupa, dormi pure sonni tranquilli. -

Al diavolo, dopo un mese, inizio a stufarmi dei suo giochetti. Si presenta qui, parla per enigmi, mi picchia, poi mi bacia la fronte, ora mi dice che andrà via. Inizio a pensare che abbia bisogno di uno strizzacervelli.

- Tu verrai con me. -

Rimango a bocca aperta.

Ho capito bene?

No, sarà sicuramente un'allucinazione.

- Questa è bella. - ridacchio. - Ci stavo per credere. -

- Eppure, è la verità. -

- Vuoi che venga con te a Miami? Hai una prigione anche lì? -

Alza gli occhi al cielo, irritato. - Ok, userò le maniere forti. - si avvicina con uno slancio e mi afferra il braccio. Il vassoio che avevo sulle ginocchia cade a terra, rovesciando tutto il cibo sulla moquette.

- Lasciami! - sibilo.

- Silenzio. - mi trascina fuori e chiude la porta con un calcio. Scende le scale, fino a portarmi in un'altra stanza.

Questa è decisamente a un altro livello. Il letto è enorme e c'è un finto caminetto di marmo bianco. Una parete è coperta interamente da una vetrata, che affaccia su un terrazzo e una piscina idromassaggio. E la cabina armadio a vetri? Dio, è grande quanto un piano della mia casa.

La porta si apre di colpo, spaventandomi.

Mark entra, disinvolto come sempre, tenendo un vestito e delle scarpe in mano. - Voilà, mademoiselle! - me li porge e io lo guardo perplessa. - Sì, sono per te. Dai, vai a cambiarti. Andiamo a Miami! -

Prisoner ( #Wattys2022 ) Where stories live. Discover now