CAPITOLO 39

5K 170 9
                                    

* Elsie *

È ufficiale: non mi entra più niente. Neanche la biancheria! Il mio seno è ingrossato, per non parlare del sedere.

Sono al quarto mese di gravidanza ed è la Vigilia di Natale. I miei genitori sono in vacanza ad Aspen, con mia sorella e lo spilungone antipatico. E io sono sempre qui. Non che mi dispiaccia, ma...

C'è ancora un po' di tensione, tra me e Jonah, anche se stiamo ricominciando a comunicare in maniera civile. Lui sta facendo di tutto per farsi perdonare. Sono io che non riesco a passarci sopra.

Non può venire da me, implorandomi di perdonarlo e parlando del bambino come se lo avesse sempre voluto. Non dopo quello che ha detto.

Gli ho mostrato l'ecografia, gli ho ripetuto per la millesima volta che non sarà mai come suo padre, ma per il perdono c'è ancora molta strada da fare.

- Elsie, posso entrare? - Renée bussa alla porta della mia stanza.

- Sì, è aperto! -

Fa capolino, tenendo un vestito rosso in mano. - Tutto bene? -

- No. - borbotto, sedendomi sul letto. - Non mi sta nulla, le maglie sono strette, i pantaloni non salgono più su del ginocchio e i vestiti non si chiudono. -

- Allora, penso di avere quello che fa per te. - sistema il vestito sulla trapunta, per mostrarmelo. È di velluto rosso vino, tagliato in vita e lungo fino a metà coscia. - Che te ne pare? -

- Mi piace molto. - accarezzo la stoffa con la punta delle dita.

- Lo ha indossato Evie, quando era incinta. -

- Evie? -

- La madre di Jonah. -

- Oh. - non me l'aspettavo. Ma Mark, una volta, credo mi abbia parlato di un armadio con dei vestiti da donna. E ne ho già indossato qualcuno, quando ero prigioniera. - Lui non lo sa? -

- Lo sa eccome. È in quella stanza, adesso. - si siede accanto a me. - Si chiude sempre lì dentro, la sera della Vigilia di Natale. -

- Perché? -

- Perché Evie è andata via quella notte. - abbassa lo sguardo. - Amavo mio figlio, ma non era una brava persona. Era solo ossessionato dal potere. Evie ha provato a dissuaderlo e credeva che l'arrivo di Jonah potesse aiutarlo. -

- Ma non è andata così. -

- No. Non è andata così. - mi prende la mano. - Jonah era troppo piccolo per ricordare quella notte. Evie fece i bagagli, gli lasciò una lettera e andò via poco prima del cenone. Christian andò fuori di testa e, per un più di due anni, si rifiutò di vedere suo figlio. -

Mio dio...

- Mi sono occupata io di Jonah, per tutto quel tempo. Lo tenevo nella mia stanza, senza lasciarlo mai solo. Ma poi Christian ha cambiato idea. Evie era tornata per riprendersi suo figlio e lui non glielo ha permesso. Era, ancora una volta, la Vigilia di Natale. -

- Non dirmi che... -

- Sì, Elsie. È esattamente quello che pensi. -

Il respiro mi muore in gola.

Christian, quella notte, ha ucciso Evie. La madre di suo figlio. La donna che...che avrebbe dovuto amare.

- Ho chiuso Jonah in questa stanza, per evitargli di sentire le urla di Evie. Ma io... - le lacrime iniziano a rigarle le guance. - ...io non potrò mai dimenticarle. Russell aveva cercato di fermarlo, ma senza successo. Da allora, il rapporto con Christian si è spezzato. Lavoravano insieme, ma niente di più. Qui in casa, non si parlavano neanche. Jonah è cresciuto così: torturato da suo padre e lontano da suo nonno. -

Prisoner ( #Wattys2022 ) Where stories live. Discover now