0.9 "La cosa giusta"

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Non poteva perdere suo fratello, non sarebbe riuscita a sopportarlo. Lo vedeva seduto proprio di fronte a lei, a compiere gesti semplici e quotidiani. Ma aveva paura, paura di perderlo. Lo osservava e pensava, mentre il silenzio comodamente sedeva a tavola con la famiglia Henderson.
Guardò ancora Dustin, era serio e pensieroso, proprio come lei. Ma non guardava mai nella sua direzione, piuttosto fuori dalla finestra.
Isabel si limitò solamente a seguire ogni suo movimento, un'ultima volta con lo sguardo; poi fece per alzarsi, aveva bisogno di sparire dentro quei pochi metri della sua stanza.
"Dove vai Isabel?" chiese distrattamente sua madre.
"In camera"
"No, no signorina. Lo sai che qui la cena finisce quando tutti hanno finito. Quindi siediti e resta con noi!" ripetè ancora la donna. "Allora" continuò, sedendosi "Ho saputo della tua visita alla Signora Byers, era per Jonathan, penso?"
A quelle parole gli occhi di Dustin presero ad osservarla compulsivamente, in attesa di una risposta.
"Si, la Signora Byers era distrutta e sull'orlo di una crisi di nervi. Jonathan invece tentava di mantenere la calma, ma non ci riusciva. Non sapevo nulla di quello che era successo a Will e..."
Un nodo di lacrime le si piantò nella gola; non era difficile ribaltare le carte in tavola e pensare a cosa sarebbe successo se al posto di Will ci fosse stato Dustin. Per un attimo sprofondò in quell'oblio dimenticandosi del suo discorso.
"E...? Isabel ci sei, tesoro? Qualcosa non va?" chiese la madre preoccupata.
"No, no... ehm... sto bene. Alla fine è arrivato il capo della polizia, Jim Hopper, e altri agenti. Hanno ispezionato la casa velocemente e sono spariti. Così mi sono ritrovata di nuovo da sola e... sono tornata a casa"

"Jonathan mi ha costretta a tornare a casa" pensava mentre pronunciava quella lieve bugia.
Jonathan, che credeva suo amico, l'aveva letteralmente spinta fuori dall'edificio, chiudendole la porta in faccia e sperando che quello stupido oggetto potesse sorvolare tutti quei problemi. Si ricordò delle lacrime che aveva versato per tutto il tragitto, vagando con la sua bici per le strade della città in mezzo a tutti preoccupati e pieni di disprezzo.
Domani a scuola non avrebbero fatto altro che parlare di lei, prenderla in giro e ridere alle sue spalle. Sarebbe stata dura dato che, adesso, Jonathan pareva svanito. Ma lei lo avrebbe aspettato, era ancora pronta ad accoglierlo, doveva solo attendere.
"Perfetto, direi che abbiamo finito, potete andare ragazzi!"
Così, Isabel si alzò dalla sua sedia diretta in camera sua. Chiuse la porta alle sue spalle, dimenticando ogni cosa e crollando in ginocchio straziata dal dolore, straziata dal presente. Si rifugiò nel passato, osservando piccole foto sulla sua parete. Erano tutte state scattate da Jonathan, eppure lui non compariva mai. Tutti quei frammenti felici, ma lontani ed irrecuperabili, la portarono lontano, ancora una volta.

Doveva seguirlo, era l'unica cosa da fare per non farsi odiare ancora di più. Il loro rapporto si stava spezzando, forse era già totalmente andato, non poteva farsi vedere doveva rimanere avvolta nel buio della notte, in silenzio. Così, vedendo lentamente la figura della piccola bici allontanarsi tra la fioca luce dei lampioni, salì in sella alla suo piccolo mezzo, pedalando in quell'oscurità.

Dustin si muoveva velocemente, guardandosi spesso alle spalle, pareva avere paura. Anche Isabel era spaventata, temeva per lui e per sé stessa. Se ciò che aveva preso Will era ancora in circolazione, perché avrebbe dovuto risparmiarli. Come quel ragazzo era sparito in mezzo alla notte anche loro sarebbero stati catturati, sicuramente. Ma la fortuna spesso non segue la giustizia, segue il caso ed il destino e quella scura notte la buona sorte era dalla parte di entrambi.

Tuoni cupi risuonavano per le ampie e vuote strade di Hawkins. Presto, la pioggia si sarebbe riversata su tutta la piccola cittadina, senza risparmiare nessuno. Un mare di lacrime sulla pelle di ognuno.

La corsa in quel nero profondo sembrava non finire: Dustin correva sempre avanti, seguito
da sua sorella, che a stento, tentava di mantenere il passo. Era troppo grande per quella bicicletta, doveva cambiarla, ma lei era affezionata a quell'angusto pezzo di metallo e non poteva separarsene. Le ricordava bei momenti e ricordi vivi, sepolti nel passato, il suo presente.

Poi Dustin si fermò improvvisamente, Isabel si risvegliò e prese a frenare con qualche secondo di ritardo. Il ragazzo si voltò ma non la vide. Un secondo in più per fermarsi e sarebbe stata scoperta. Si calmò e riprese a respirare regolarmente potendosi soffermare sull'ambiente circostante. Erano arrivati davanti a casa Wheeler.
"Perché?" Si chiedeva, mentre continuava ad osservare.
Dal piccolo retro dell'edificio un altro ragazzo si fece strada in quell'oscurità, squarciando quel nero con la luce della sua bicicletta: era Mike, "Mr. Funghetto" come le piaceva chiamarlo.
Con gesti veloci entrambi si rimisero in sella, pedalando veloce e senza più guardarsi indietro.
La pioggia, adesso, batteva forte su ogni centimetro del corpo di Isabel, avvolgendola in una fredda coperta.
Abbandonata ai suoi pensieri, quasi perse di vista Mike e Dustin, si stavano allontanando troppo. Salí in sella velocemente, iniziando a pedalare con foga, mentre alcune gocce di pioggia le offuscavano la visuale.
Ora li vedeva, molto chiaramente. Era troppo vicina, solo a pochi metri da loro. Provò a frenare ma l'asfalto bagnato unito ai suoi freni vecchi e rovinati, la fecero  scivolare sempre più avanti. I volti dei due ragazzi si guardarono l'un l'altro poi si arrestarono.
Forte paura e ansia potevano essere percepite nell'aria da ognuno.
Doveva nascondersi, si stavano per girare. Guardò ovunque e l'unica via d'uscita era qualcosa di folle. Girò il manubrio della bici, ormai fuori controllo, e si gettò al lato della strada, nel bosco.

Le piante si mossero ed una serie di tonfi riempirono l'aria.
"Corri!" urlò Dustin seguito da un sonoro grido dell'altro ragazzo. Corsero, corsero senza mai fermarsi nonostante la pioggia e il fiato corto. Ciò che aveva preso Will poteva essere solo a pochi metri di distanza, ma era solamente la sorella di Dustin, adesso fradicia e sola.

Isabel si alzò: era totalmente bagnata e piena di fango, la sua bici, però, stava bene.
Mentre un freddo pungente prese ad inondarle il corpo, sali in sella al suo mezzo. Li aveva persi di vista, si sentiva sola eppure un nuovo senso di forza prese a riempirle il petto. Sentiva di aver fatto la cosa giusta, dopo tanto tempo. Aveva fallito, ma si sentiva diversa e una strana felicità la portò lontana da Hawkins e dalla realtà stessa. Stava cambiando, finalmente. Dustin, però, poteva essere ancora in pericolo, ma lo aveva perso, era svanito nel nulla di quell'oscurità. La sua testa leggera e spensierata fu attirata di nuovo verso il mondo: Dustin, Dustin, Dustin, Dustin. Cosa poteva fare?
Poi si ricordò dell'altro ragazzo, di Mike. Sapeva cosa fare, avrebbe chiesto ad una persona. Avrebbe chiesto a Nancy, magari sapeva qualcosa o forse era tutto ciò era ignoto anche a lei. Le avrebbe parlato, dopo tanto tempo. Dustin, alla fine, era più importante di una stupida inimicizia.

Percorse velocemente la via principale, superando le varie e piccole case. Giunta di fronte al grande edificio di casa Wheeler si arrestò. Un'ombra fin troppo chiara alla luce delle finestre, attirò la sua attenzione. Che stava facendo? Una forte curiosità invase la sua mente, rimase ferma. Stava scendendo proprio dal tetto  della casa, tra la pioggia ed il freddo pungente. Con un tonfo fu a terra, la vide e si diresse nella sua direzione.
Quella volta Isabel rimase ferma, non aveva più paura. Era solo, cosa mai avrebbe potuto fare. Steve. Steve Harrington. Lo avrebbe affrontato, doveva affrontarlo.
Il ragazzo, adesso,era a soli pochi passi da lei; Isabel abbassò la testa, poi un senso di impotenza e vergogna divenne il protagonista dei suoi pensieri. Cosa stava facendo? Non era ancora pronta. Fece per salire sulla sua bici, infilò i piedi negli sporchi pedali, ma una figura nera e poco visibile le si parò davanti.
"Che ci fai qui? Che ti è successo, Stramba Henderson?" disse Steve, ridendo.

𝐇𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧, 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐚 | Steve HarringtonWhere stories live. Discover now