2.0 "Uno strappo ricucito"

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"Una coscienza collettiva, un super organismo..." borbottò Dustin, circondato dagli altri ragazzi.
Isabel si staccò leggermente dal muro, tendendo l'orecchio verso di loro. Aveva intuito.
"Ed è questa la cosa che controlla tutto, il cervello!" esclamò Mike, toccando l'immagine di quell'essere.
"Come il Mind Flayer..." sussurrò, sentendo la voce del fratello ripetere le sue stesse parole. Steve era al suo fianco e non poté fare a meno di guardarla con aria sorpresa. Non poteva capire, almeno non in quel momento.
"Il cosa?!" chiesero lui e Max, sempre più perplessi. "Manuale!" disse Dustin, porgendole la mano, proprio come i dottori fanno in sala operatoria. Isabel prese a guardarsi in giro per la stanza: dov'era finito il suo maledetto zaino?
"Nell'altra stanza, se è quello che stai cercando..." esclamò la voce di Steve, toccandole la spalla e indicando la camera di Jonathan. Lo fissò, fermandosi un secondo.
"G-grazie..." borbottò, saltellando verso la porta della stanza. La spinse con una mano e con l'altra si tenne allo stipide; si precipitò al suo interno raccogliendo lo zaino e rovesciandone il contenuto a terra. Tutto cadde con un forte clangore, si accovacciò e ne raccolse il grande manuale. Riprese a salterrare verso la cucina, stringendo in un braccio il libro, come un trofeo di vittoria.
"Eccolo!" esclamò, con il fiato corto, porgendolo al fratello e riappogiandosi al muro. Era sfinita, nonostante avesse fatto pochi passi. Quando sarebbe ritornata come prima?
"Un grazie sarebbe gradito..." sospirò, riprendendo un po' d'aria.
"Grazie! va meglio adesso!" sbuffò Dustin, sbattendo l'oggetto sul tavolo.
"Piano, quel coso ha più anni di te!".
Ma nessuno l'ascoltò: erano tutti intenti ad osservare il naso di Dustin fiondarsi sulle tante scritte di quel manuale. Aprì la pagina dell'indice e prese a scorrere tutti i nomi, in cerca di quello che cercava.
"Eccolo!" disse; poi il fruscio sconnesso delle pagine, prese a riversarsi nell'aria accompagnato dal respiro continuo di Isabel. Poi, si fermò. L'attenzione aumentò.
"Pagina 345..." borbottò il fratello, riprendendo a svogliare le pagine indietro.
"Ehi, che succede?" disse Steve, avvcinandosi al ragazzo, tirando le mani fuori dalle tasche e appogiandole al bordo del tavolo. "344... 347... no, no... dov'è!" prese a dire più forte, rigirando sempre le stesse pagine. Isabel si staccò dal muro con fatica e anche lei si poggiò al tavolo davanti al fratello. Guardò il manuale: mancava una pagina, era chiaro.
"Dov'è, Isabel?!" le gridò Dustin, portando lo sguardo della ragazza sul suo viso.
"Io-io... da qua!" Prese il libro tra le mani, riprendendo a svogliarlo. 344-347, 344 e... 347 dove diavolo era finita!
"No, non è..." Il libro le cadde dalle mani, toccando con un tonfo il pavimento.
"No..." borbottò, fissando un punto vago davanti a sé. "No, no, no, no!" disse, alzando la voce e mettendosi una mano tra i capelli sporchi e disordinati.
"Cosa?!" disse qualcuno, ma non l'ascoltò. Sapeva perfettamente cos'era successo a quella pagina.
Si fermò, voltandosi e fissandoli tutti negli occhi. "Quella pagina... quella pagina" deglutì, raccogliendo il libro da terra "è-è diciamo... non la riavremo mai" disse, rivendola staccarsi dal libro.
Risentì quel fruscio, quel doloroso fruscio, rivide Steve.
"Invece sì".
Gli occhi di tutti ricaderrò su Steve in un secondo: teneva la mano leggermente alzata, strigendo in pungo un piccolo e stroppiciato pezzo di carta. Lo sguardo del ragazzo si posò su quello della ragazza: "scusa" sembrava pronunciare nel silenzio.
"Da qua!" esclamò Dustin, strappando di mano il libro a Isabel e la pagina a Steve, interrompendo i loro sguardi "dicevamo... il Mind Flayer".
I loro occhi si incontrarono ancora, distrattamente. L'aveva tenuta, dopo un anno aveva sempre tenuto quel pezzo di carta. Perché? Perché strapparlo, per poi tenerlo? Non aveva senso. Ma Isabel l'avrebbe saputo, costi quel costi, l'avrebbe saputo.

***

"Allora..." disse Isabel picchiettando sulla spalla di Hopper.
L'uomo si voltò, la vide e sbuffò, girandosi e riprendendo ad attaccare i vari fogli alle pareti.
"Ancora tu..."
"Si... e voglio fare anch'io qualcosa, penso sia chiaro" continuò, incrociando le mani al petto e picchiattando con un piede sul pavimento. Stavano preparando il loro piano. E lei era stata tagliata fuori, completamente. La stessa storia dell'anno prima, la sua stessa risposta. Non sarebbe rimasta seduta su una sedia con le mani in mano, no!
"Allora..."
Hopper si voltò, puntando i suoi occhi gelidi in quelli della ragazza. Isabel indietreggiò, deglutendo. Aveva un po' di paura.
"Allora, ragazzina... vuoi un lavoro, bene lo avrai" le rispose, ridendo istericamente "chiudere quel becco e girare di tacchi, adesso!" le ringhiò contro.
La ragazza sbuffò, socchiudendo gli occhi dalla rabbia. Perché la odiava tanto? Non la conosceva nemmeno. Avevano parlato solo una volta e... Undici. "Una casa piena di trappole". Lui sapeva, forse anche più di lei.
Si fermò sulla soglia della porta. L'avrebbe fatto, l'avrebbe ricattato.
"Bene..." disse, voltandosi e stringendo i pugni "cambiando argomento... Undici e la casa nel bosco..." prese a osservare la schiena dell'uomo "tu sai qualcosa... tu sapevi..."
"No..." borbottò quello "è una cosa impossibile, vuoi mettertelo in testa...".
Il sudore prese a scendergli sulla fronte. Cazzo. L'asciugò con una manica. Per dire quelle cose, la ragazza doveva sapere, nessuno era così stupido da parlare senza una minima prova.
"No... risposta interessate... tu menti!" alzò la voce Isabel, mascherando la paura.
Hopper si voltò, afferrandola per un braccio e stringendolo fino a bloccarle la circolazione. Cercò di divincolarsi, ma era troppo forte.
"Io non so come tu faccia a saperlo, ma non lo dirai a nessuno..."
"Ah no!" rise, sudando dal dolore "urlerò se necessario e dovrai delle spiegazioni a tutti, non solo a me..."
Hoppper la fissò: anche lui sudava. Come cavolo aveva fatto a saperlo? La mollò con altrettanta forza e prese a girovagare per la stanza.
"Cosa vuoi da me? Cosa vuoi ragazzina?!" disse, cercando di mantenere la clama.
"Cosa voglio... che tu mi dia un compito, che tu la smetta di darmi ordini e esigo delle spiegazioni su Undici... poi terrò la bocca chiusa" disse, mentre si massaggiava il braccio arrossato.
"Bene... d'accordo... niente più ordini e potrai fare quello che vuoi... adesso va via" cercò di far finta di non aver sentito l'ultima parte del piano.
"Manca una parte..." precisò la ragazza.
"Si... Undici stava lì... ma ora non più..." esclamò, scalciando un foglio con il piede.
"Qui-quindi è viva?" chiese, incerta.
"Si, almeno lo era fino a-"
Ma non fece in tempo a finire la frase, che Isabel già zoppicava verso la casa. La raggiunse, afferrando ancora il suo braccio.
"Abbiamo un patto" ringhiò, facendo scomparire il sorriso dal volto di Isabel.
La ragazza annuì e subito lo sceriffo la lasciò definitivamente. Ora sapeva, ma avrebbe dovuto soffocare tutto nel silenzio.

𝐇𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧, 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐚 | Steve HarringtonUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum