2.6 "L'attacco"

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Le luci presero a lampeggiare.
"Le luci, è qui!" gridò Jonathan, sovrastando la voce di Steve.
Isabel stava per rivederlo.
Con mani tremanti afferrò il suo accendino, dopo quell'incontro lo portava sempre con sé.
Si avvicinò al centro della stanza, arretrando lentamente. Respirava a fatica. Si guardò intorno, tenendo la fiamma davanti a sé.
"Vieni qui!" gridò a Steve, immobile al lato della stanza. Ma era tardi.
Un crollo alle sue spalle la fece voltare e lo vide. Eccolo, il demogorgone. Due spari riempirono l'aria. Ma i suoi occhi erano fissi sulla creatura. Rimase ferma, per paura, per curiosità.
Qualcosa le tirò la manica, si risvegliò. Iniziò a correre ed entrò in una stanza. Sbatté la porta e si accorse degli altri.
"Via da lì!" le gridò Jonathan.
Isabel si spostò, riprendendo a respirare. Ma il rumore del silenzio faceva paura. Il respiro le si mozzò di nuovo. Tutti si rilassarono, lei no. Con uno scatto, afferrò la maniglia.
"Ferma!" le urlò qualcuno, ma era già fuori. Passo dopo passo, anche gli altri la seguirono.
Sembrava sparito, ma non era sollevata.
Arrivarono al centro della stanza, Steve prese ad urlare, Nancy lo guardò.
"Sta tornando, quindi devi andartene, subito!" gridò, ancora terrorizzata.
Steve uscì.
"Anche tu, vattene" le urlò Jonathan.
Ma Isabel era stufa: "No" disse, senza esitazione "io resto, che lo vogliate o no". Nessuno le rispose.
"Finiamolo" disse a sé stessa, cercando un po' di forza.
Le luci iniziarono a sfavillare di nuovo, era vicino. Si accostò agli altri. Tutto lampeggiava sotto i suoi occhi; afferrò il primo oggetto sotto le sue mani e riaccese l'accendino.
Colori sempre più veloci, ancora più forti, ancora più paura, ancora più... buio. Tutto si spense.
Poi, una figura immensa schiacciò quella di Jonathan. Nancy urlava. Isabel tentò di colpirlo, ma non si mosse. L'altra ragazza sparò e la creatura prese ad avanzare verso di lei.
Improvvisamente, Isabel si diresse verso il mostro e con mano ferma avvicinò alla pelle melmosa il suo accendino. Un grido inumano riempì la stanza. Prese ad arretrare, le mani si fecero sudate e perse ogni cosa, la schiena incontrò il muro. La creatura ora puntava lei, era in trappola. Chiuse gli occhi.
Sentì un tonfo, un grido e li riaprì. Steve le aveva appena salvato la vita.

Afferrò l'accendino, tentando di tenerlo tra le mani. Lo lanciò a Jonathan e lui fece lo stesso verso la belva.
Si avvicinò: il mostro era avvolto dalle fiamme e gridava. Era tutto così simile a quella sera, il giorno in cui se l'era trovato alle spalle. Una strana sensazione la catturò e abbassò lo sguardo, trattenendo le lacrime. Erano riusciti a sconfiggerlo un'altra volta, ma il ricordo della paura era più forte del sollievo.
Jonathan spense tutto con un estintore.
"È morto?" chiese Nancy, iniziando ad avanzare.
"Devi esserlo, deve" continuò Jonathan.
Isabel avanzò in silenzio dietro di loro, il coraggio l'aveva abbandonata.
Poi, una luce si accese e dopo un'altra, in fila.
Non poteva essere un demogorgone. Isabel sollevò lo sguardo e seguì il percorso, anche Jonathan lo fece.
Qualcuno le afferrò la manica, si divincolò.
"Mamma" disse il ragazzo. Isabel lo guardò: Joyce era lì, solo nel Sottosopra.
Continuarono a seguire la scia ed uscirono fuori dall'edificio.
"Dove sta andando?" chiese Nancy una volta fuori.
"Non credo che sia il mostro" rispose Jonathan con un filo di voce.
"Dove sta andando lei?" disse Steve indicando verso Isabel.
Sulla sua sella la ragazza, sistemò i piedi nei pedali, pronta ad andarsene.
"I ragazzi" esclamò velocemente voltandosi. Poi, della sua figura non rimase più nulla.

𝐇𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧, 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐚 | Steve HarringtonWhere stories live. Discover now