1.6 "Nancy Wheeler"

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E se ti dicessi che ogni passo è come piombo per me, che ogni passo è un tuffo nel passato che non vorrei fare, che è come la vita: vorresti fermarla, ma puoi solo andare avanti. Se ti dicessi che vorrei fermarmi e fermare ogni momento, tu mi crederesti? Perché sono stufa del tempo perso e delle parole non dette, dell'essere a un passo da quello che vorrei, ma vederlo svanire ogni volta.

Isabel camminava silenziosa, posta tra suo fratello e Steve, il magico Steve. L'unico e solo in grado di renderla malata di lui, con quella famosa "febbre di Steve". Eppure in quel momento lo vedeva maggiormente tra i suoi pensieri, che lì vicino a lei. Tutto quell'avanzare la portava indietro; come se i pensieri si ricreassero nella sua testa, simili a castelli di carta. Forse, era stato anche rivedere Erica a renderla così nostalgica, anche se spesso lo era; forse, era stato il fatto di esser stati a un passo dalla morte, dallo sparire senza lasciare traccia. Aveva temuto per tutti, dopo per se stessa. Poi, si era sentita viva, provando a fare qualcosa con i pulsanti dell'ascensore. Steve le aveva preso le mani, tutte e due, guardandola; si era sentita imbarazzata, ma in modo piacevole. Erica, però, aveva rovinato tutto, chiamandolo "fidanzatino bacchettone". E ora erano lì, ma Isabel non era lì davvero.

Primo passo: un vestito colorato, spille su un giubbotto e un foulard arancione legato attorno al collo. Sentiva qualche risata, qualche vocina e tanto colore.

Secondo passo: uno strappo, altre risate, ma raggelanti. Solitudine, lacrime e le serrande abbassate, spiragli luminosi sul pavimento.

Terzo passo: paura, ma vita, promesse e... Steve. Squadra, dolore, ma tutto vivo, dopo quella bufera raggelante.

E, poi, c'erano la sua costante e la sua variabile, Steve la prima, Nancy ma seconda. Cosa era per lei? Odio o nostalgia, ammirazione o disprezzo. Non ci aveva mai riflettuto veramente e, come sempre, aveva preferito accartocciare il problema in un angolo.
Sapeva di essere cambiata, anche se mai lo aveva ammesso. Nancy, invece, era cambiata? Non lo sapeva, non la frequentava. Ricordava solo le sue lontane scuse, quelle dell'anno prima, ma non si era nemmeno dimenticata del suo rifiuto. Forse aveva sbagliato, perché non le aveva dato una seconda possibilità?

In quel momento si fermò, senza accorgersene. Guardava avanti, senza, però, guardare veramente. Isabel vagava nella sua testa, nel ricordo del perché non aveva accettato quella scuse, seppur sincere.

"Che ha mirtillo?"
"Isabel, ehi!"
"È blu, non sta bene..." esclamò subito preoccupata la voce di Steve, improvvisamente a corto di aria per respirare.
"È il collo, gelataio sfigato o meglio... fidanzatino bacchettone"
"Tu non la smetti mai? Mai?!" quasi gridò nervosamente, solcando il terreno con due passi, avvicinandosi alla ragazza, "Isabel, ehi, ehi, ti prego, ohi"
"Ok, ok, ci sono, smettila con questo tergicristalli" scosse lei la testa, facendo abbassare al ragazzo quella mano svolazzante davanti al suo viso.
"Cristo santo" borbottò lui, "oggi volete vedere il mio cadavere o cosa?!" la guardò per prima, riferendosi a quel momento. Non poteva perderla, aveva bisogno di lei per stare calmo, uscire da lì, uscire dalla vita di merda che
aveva in superficie.
"Beh, se sei morto, almeno stai calmo... la pace soave dell'aldilà" rise Isabel, prendendolo un po' in giro, sentendo la sua mano sfiorare quella di lui. Brividi.
Robin lo notò, notò quegli sguardi e quel lieve contatto: "Non so se l'elettricità venga dalle luci o da voi due..." li osservò, alzando le sopracciglia con un'espressione furba.
"Ah-ah" disse Steve, guardandola, "molto spiritosa, Robin"
"Davvero, a fare la comica ci hai mai pensato?!" esclamò Dustin, abbastanza irritato da queste battutine, soprattutto se su sua sorella e il suo migliore amico.
"Che c'è...?! Io la sento"
"Io sento solo puzza di bugie..." Erica si voltò verso i due ragazzi al centro di quella discussione, "tante bugie"
"Io di ragazzina dalla bocca scucita"
"Si dice cucita, Isabel, cucita"
"No, no, lei ce l'ha scucita, Dustin; aperta con un trapano e tenuta così da una cavolo di spranga di ferro"
Tutti si girarono verso di lei, sorpresi da quei "macabri"particolari. Forse, anche lei era sul punto di un esaurimento nervoso.
"Oh, Dio, finalmente!" quasi esultò Steve, "non sono l'unico a pensarlo, grazie..." stava per dirlo, come aveva promesso di dirglielo sempre: stramba.
Isabel intuì, era facile per lei capirlo: "Stramba.. già, non è mica censurato" rise leggermente, turandogli una piccola gomitata e superandolo. Sapeva e ricordava quello che era successo, ma era stufa del trattenersi dall'essere come prima.

𝐇𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧, 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐚 | Steve HarringtonWhere stories live. Discover now