2.0 "Demogorgone"

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La notte avvolgeva ogni cosa, ogni centimetro della città, il bosco e Isabel.
Tenendo nella mano sinistra il walkie-talkie e nella destra una torcia, spezzava le tenebre più profonde.
"Undici" chiamò nell'oscurità.
Ma solo miliardi di alberi si presentarono sotto la flebile luce. Era tutto il pomeriggio che la cercava, eppure sembrava sparita in quel bosco. Non sapeva più cosa fare, ormai girava in tondo.
"Undici" chiamò, ancora. La luce vibrò.
"No, non adesso" le diede un colpo con la mano. Si riaccese. Sospirò.
Sotto il fascio di luce, puntato al suolo, vide qualcosa: un piccolo pezzo di stoffa rosa giaceva a terra. Lo afferrò: era del vestito di Undici. Forse era vicina. Si rialzò da terra.
"Undici! Undici! Undici!" gridò più forte, prese a correre. Ma inciampò ed il naso questa volta prese a sanguinare leggermente. Non aveva più nulla in mano, solo il suo zaino sulle spalle.
"Dannazione" disse, mentre con la manica tentava di fermare il sangue.
La luce vibrò tre volte, poi si spense. Era normale. Le si gelarono le vene.
Velocemente infilò la mano nello zaino e raccolse un accendino, l'unica cosa che riuscì a trovare. Un nodo le si piantò in gola, mentre le gambe si inchiodarono al pavimento. Accese l'accendino, non c'era nessuno. Eppure sentiva qualcosa, qualcuno.
Un viscido freddo scivolò sul suo collo. Lo toccò: era melma. Si voltò, tremando. Gettò l'accendino a terra. Il fuoco prese a divampare. In quel rosso profondo una figura fin troppo alta prese ad urlare. Non era un uomo.
Incantata da quello strana sagoma Isabel iniziò ad indietreggiare, senza distogliere lo sguardo. Poi un grido più forte penetrò le sue orecchie. Iniziò a correre.

Tagliava il buio più profondo, cercando di allontanarsi il più possibile da quel luogo. Aveva paura, questo era tutto ciò che sentiva. Le gambe ormai inarrestabili sembravano non appartenere più al suo corpo, come la sua testa: fissa a guardare avanti.
Poi una luce, tante luci, dei lampioni. Il bosco era finito, ma continuò a correre in mezzo a quella larga strada. Voleva solo allontanarsi, ma forse bastava già così.
Le prime case iniziarono a sbucare ai lati della strada, poi un rumore leggero, forte, una macchina, la macchina di Steve. Per poco non la investì.
Continuò a correre, anche senza fiato.
Le case si fecero più fitte, sapeva dove si trovava: era vicina a casa di Lucas e di Mike. Le vide, una dopo l'altra.

Poi qualcosa le afferrò il braccio; gridò, cercando di liberarsene.

"Che ci fai qui? Che ti è successo Stramba Henderson?" chiese pacatamente una voce alle sue spalle. Si liberò da quella presa, iniziò a correre. Ma questa volta si girò, per vedere il volto di quella persona: era Steve. I loro occhi s'incontrarono, per la terza volta: lei terrorizzata, lui triste. Nessuno sapeva il perché, eppure quello sguardo riuscì a fare qualcosa.

Isabel si fermò, riprese fiato ed il controllo del suo corpo.
Dov'era Undici? Che cos'era quell'essere? Perché Steve Harrington era lì e perché si era preoccupato di lei?
Ma l'importante era che ora stava meglio, si sentiva di nuovo parte del mondo. Si toccò la spalla, sentendo ancora quel viscido freddo. Senza pensarci due volte, afferrò un fazzoletto e vi mise dentro tutta la sostanza che riuscì a trovare. Poi, tirò su la mano, portandola alla bocca istintivamente. Ma mancava qualcosa: il suo walkie-talkie.

·˚ ༘₊· ͟͟͞͞꒰➳ ciaooooo a tutti, come state? Scusate se non ho pubblicato ieri, spero che vi piaccia questo capitolo. Alla prossima!

 MaryInes_

𝐇𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧, 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐚 | Steve HarringtonWhere stories live. Discover now