2.3 "Fight"

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Un formicolio alla guancia destra, coperta dalla sua mano. Un tonfo a terra, spinta dalla quella forza. Un altro rumore sordo, a solo pochi passi da lei.

La porta si aprì e Billy fu dentro. I ragazzi, non pensò ad altro. Strizzò gli occhi, ignorando il dolore portato da quel colpo a terra. Strisciando verso l'alto verso l'alto del muro della casa. Isabel si alzò; la gamba le doleva, ma cosa importava in quel momento.

In piedi, zoppicò fino alla porta, ma qualcosa la bloccò. Vide Steve steso a terra, anche lui probabilmente colpito da Billy. In bilico tra la porta e il ragazzo, fece la sua scelta. Si avvicinò a lui con difficoltà, accovacciandosi e afferrando il suo braccio, cercando di tirarlo su.

"Steve, dai... alzati" disse, sentendo più dolore "non c'è più tem-"

"Ci sono, ci sono..." borbottò lui, alzandosi "tu stai qua fuori", avanzò verso la porta.

"No" si avvicinò a lui, spostandolo e poggiando una mano sulla maniglia. Lui la prese per una spalla, facendola voltare. I loro occhi si incontrarono: lei era determinata ad entrare e lui determinato a farla restare fuori, al sicuro.

"Non fare cazzate..." sussurrò lei, continuando a guardarlo. Il ragazzo annuì, ma Isabel non sapeva quando fidarsi di quell'assenso.

Spinse la porta ed entrambi entrarono.

"Cazzo!" fu l'ultima parola che lei sentì, prima di paralizzarsi. Stava fallendo di nuovo: Billy era davanti ai ragazzi, così vicino da fare paura.

Tutto sembrò rallentare, quando l'esile corpo di Lucas fu trascinato via dagli altri. Quella fu la scossa che la fece svegliare e lo stesso fu per Steve, che avanzò. Provò a fermarlo, ma lui si divincolò. Doveva usare la testa, per entrambi. Vagò con lo sguardo, non c'era tempo. Dai, dai, dai, dai.

Steve colpì Billy con un pugno.
"Cazzo!" esclamò, sentendo la pressione aumentare. Smise di sentire, mentre nessuno più la guardava. Era un'ombra silenziosa paralizzata nell'angolo.

Qualcosa di intelligente. Dai, dai, dai, dai.

Iniziò a rovistare in giro, cercando un'idea; ma il panico aveva bloccato ogni via di comunicazione con il cervello. Ormai vedeva senza pensare.

Sentì dei tonfi e si voltò: stavano facendo a botte.

"Cazzo, cazzo!" ripeté, riprendendo a muore le mani senza senso.

Si girò un'altra volta, sperando che tutto fosse finito, ma nulla era come sperava: Billy e Steve si erano ora spostati verso la cucina, spingendosi e picchiandosi senza avere intenzione di smettere.

Aveva bisogno di qualcosa. Si mosse nella stanza. Qualcosa. Vagò con lo sguardo. Qualcosa, ti prego. Si avvicinò ai due.

E vide quel qualcosa, sperando con tutta sé stessa che potesse funzionare. Si gettò vicino ai due, divincolandosi da qualcuno che tentò di fermarla. Stesa sul tavolo, allungò le braccia più che poté, con gli occhi sgranati e il cuore martellante. Le mani, colpite da un tremolio impazzito, agguantarono le loro ultime speranze. Una siringa e una fiala.

Li portò velocemente vicino a sé, mentre un altro tonfo penetrò nelle sue orecchie: Steve era a terra. Guardò le sue mani, tremavano troppo. Ma l'avrebbe fatto lo stesso, era tutta una questione di pochi minuti.

Avanzò, togliendo la carta che avvolgeva la siringa, sentendo il peso di tutta quella situazione sulle sue spalle. Passò vicino ai ragazzi, gettando l'involucro a terra. Era quasi fatta.

Le mani presero a tremare con più forza, mentre cercava di infilare l'ago nella boccetta. Steve perse i sensi. La infilò. Billy lo colpì con più forza. Tirò su la siringa, caricandola. Billy colpì ancora. Aveva perso troppo tempo e così perse anche la testa.

Abbandonò quello che stava facendo su un comò e corse verso i due ragazzi, affondando le sue mani tremanti tra i capelli di Billy. Li strinse nei suoi pugni, tirandoli con forza all'indietro. Non li avrebbe mai mollati.

Quello smise di colpire, ma le sue mani si alzarono, stringendosi ai polsi della ragazza, cercando di estirparli dalla sua cute. Isabel puntò i piedi a terra, ignorando il dolore, continuando a tirare. 

Billy gridò, mollando la presa e cercando di divincolarsi un'ultima volta. Lei si rilassò: ce l'aveva fatta. Ma qualcosa perforò tutti i suoi sensi, rendendoli incapaci di reagire.

Un forte dolore, una scarica a partire dalla sua gamba. Sentì di nuovo quella cascata rossa sgorgare e strisciare sulla sua pelle. Percepì le dita del ragazzo affondare nella sua ferita con forza. Prese a scavare nel suo sangue, nella sua carne nuda e fragile. L'aprì sempre di più, andando sempre più a fondo.

Isabel gridò, ma continuò a stringere i suoi capelli. La mano del ragazzo si ritirò e lei sospirò, riprendendo a respirare. Ma come un pianista preme con forza sull'ultima nota della canzone, così Billy affondò con fermezza tutte le dita nella carne della ragazza.

Un grido si soffocò nella sua gola e tutto cadde verso il basso, lei compresa. Non mollò la presa, non avrebbe abbandonato Steve, ma fu costretta a farlo.

* * *

Mi svegliai di soprassalto, affamata d'aria e delirante dal dolore. Esistevo solo io e la mia gamba, pulsante e di un rosso profondo. La fissai come incantata da quel lieve flusso, leggermente coagulato. Solo io e la gamba, nient'altro. Nulla.

Più lucida, presi a riflettere su quello strano "vuoto". Cosa c'era stato prima o cosa sarebbe successo dopo? Nulla.

Col respiro più irregolare, mi guardai attorno in cerca di un'ancora per i miei ricordi. Solo tanto buio, meno scuro verso l'alto.

Istintivamente portai le mani dentro la tasca dei miei pantaloni, ma non c'era. Cosa non c'era?

Mi alzai, goffamente, poggiandomi ad una ruvida superficie alle mie spalle; sembrava come una parete. Con fatica e dolore, fui in piedi.

Uno scricchiolio fece voltare il mio corpo. Un'ombra. Mi strinsi al muro umido e freddo, sperando di sparire.

"Dustin..." chiamai, ma lo sentii lontano. Lo ricordavo, sì... ma non come prima. Eravamo appesi ad un filo, teso al massimo; proprio come... come... non ricordavo.

"Steve..." provai a chiamare, ma una parte di me sigillò la mia bocca. Lo respingeva.

Una altro scricchiolio, poi un fruscio lontano.

"Chi va là?!" dissi, con voce debole, sperando di poter fuggire verso quel chiaro nero in alto.

Un vociferare lontano catturò le mie orecchie: risate. Le conoscevo bene, forse fin troppo. Respirai: erano passate. Eppure lì sembravano il presente. Cosa era successo dopo? Sì, perché un Dopo c'era stato. Doveva esserci stato solo... solo non lo ricordavo più.

La testa sbatté all'indietro, mischiando tutti quei pensieri. Un'ombra avanzò nell'oscurità, dritta verso di me; spingendo il mio corpo contro la parete con forza. Gridai, sentendo le tempie esplodere. Allungai una mano verso quella densa macchina di nero, ma come attratta da una grande magnete anche quella si scontrò sulla parete.

Urlai, cercando di divincolarmi da quel peso schiacciante.

L'ombra avanzò, illuminata da una luce inspiegabile. Era una ragazza, la conoscevo. L'avevo conosciuta nel Dopo, quello che non riuscivo a ricordare. Mi sforzai, tentando di riportare alla mente quel periodo. L'istinto mi avvolse e spalancai la bocca per dire il suo nome.

La testa mi esplose e fui sveglia.

·˚· ͟͟͞͞꒰➳ ciao tutti, scusate il ritardo nella pubblicazione del capitolo, ma sono stata presa dalla stesura della trama della terza stagione. Come sta andando? Avete visto lo scambio di lettura che questa storia è riuscita a vincere, io non ci ho creduto per un pomeriggio intero aahaha comunque, siamo quasi a 10k views, io non ci posso credere ahahah Un bacio

MaryInes_

𝐇𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧, 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐚 | Steve HarringtonWhere stories live. Discover now