1.0 "Basta Ragazzi"

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Era una mattina particolarmente calda, che faceva sentire l'alito forte e umido dell'estate. Eppure si prevedeva pioggia nei giorni successivi, ma nessuno ci credeva alla vista di tutta quella luce. Una di quelle giornate che, a prescindere da tutto, riescono a svegliarti con un sorriso spontaneo sul volto.

La signora Henderson già era in piedi e le finestre di tutta la casa spalancate: bisognava cambiare l'aria e sia Dustin, sia Isabel odiavano questa pratica. Immaginatevi il freddo invernale e la casa alla mattina con all'interno la stessa temperatura che c'è fuori. Ecco perché i due Henderson detestavano questo "rituale".

Un odore di erba appena tagliata e gelso si diffondeva assieme a quello della colazione, che la donna aveva appena finito di preparare. In quel momento, scrisse qualcosa su un piccolo bigliettino, lasciandolo poi attaccato alla porta e abbandonò la scena.

Come al suo solito, Dustin si svegliò al suo "orario fisso", quasi avesse una sveglia incorporata nel cervello. Ancora assonnato, andò in sala e chiuse subito tutte le finestre, borbottando burbero mentre lo faceva.

Anche Isabel era sveglia, ma non in piedi. Sdraiata nel suo letto, fissava il soffitto bianco. Era strano pensare a tutte quelle volte in cui l'aveva osservato; sempre con occhi e problemi diversi, in mattini splendenti e altri senza alba. Era bianco, ma era uno specchio in cui scrutare i suoi pensieri, un tela in cui spargerli, per trovare un ordine.
In quel mare, ora vedeva solo la certezza che quel giorno sarebbe stato memorabile.

All'improvviso, il suono del campanello riecheggiò nella casa. Tutti e due i ragazzi sobbalzarono, chiedendosi chi potesse essere a quell'ora. Perciò, gli attimi che seguirono furono silenziosi, mentre solo Dustin trovò il coraggio e la voglia di aprire alla porta.

"Senti se sei venuto a cercare mia sor-"

Il ragazzo era convinto, anzi convintissimo che si trattasse di quel "rompipalle" di un vicino che si erano ritrovati. Infatti, andava spesso lì e chiedeva di Isabel in continuazione. Il fratello, dunque, avrebbe scommesso qualsiasi cosa che quel Sam si fosse preso una bella cotta per sua sorella. E non poteva sopportarlo.

Ma quello che si trovò davanti era fuori da qualsiasi immaginario.

"Tu...tu?!"

"Sì, proprio io... devo parlare con Isabel, adesso"

La voce di quel ragazzo era dura, tinta da un'arroganza che Dustin aveva conosciuto più volte. Tra le dita teneva una sigaretta ancora accesa, mentre con una mano restava poggiato allo stipite della porta. Quello era Jake.

"Isabel sta ancora dormendo, quindi smamma" esclamò secco il fratello, sentendo la rabbia ribollirgli nel sangue. Lo aveva sempre odiato e non capiva cosa sua sorella potesse trovarci in uno del genere. Vedeva in Jake quello che qualche anno prima aveva visto in Steve e sapeva che Isabel, tempo prima, non riusciva a sopportare comportamenti del genere. Perché ora, addirittura, li trovava degni di una frequentazione?
Anche Steve spesso gli aveva parlato di quel ragazzo con un tale disprezzo, che aumentava a dismisura anche quello di Dustin.
Jake era il contrario del "risveglio perfetto", che aveva desiderato.

"A me non sembra, piccolino..."

Detto ciò, il giovane dalla risata tagliente indicò con la sua cicca un punto dietro al piccolo "bugiardo". Isabel si era alzata ed era appena sbucata fuori dal buio corridoio: i suoi occhi blu erano stanchi, ma alla vista di Jake si spalancarono. Non era gioia, ma più sorpresa. Era così ridicola in quel momento, che per alcuni attimi sentì un forte imbarazzo; dopotutto quei calzoncini corti e quella maglietta bianca, fin troppo grande, erano imbarazzanti.

"Vattene lo stesso!" rispose duro Dustin, chiudendo leggermente la porta e coprendo quella visuale su sua sorella.

Ma Jake fu più rapido e bloccò l'anta con un piede: "Facciamo decidere a lei, signorino..." esclamò il ragazzo, con un sorrisetto che rese il viso del "piccolino" paonazzo.

𝐇𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧, 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐚 | Steve HarringtonWhere stories live. Discover now