0.3 "Ricerche"

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La tenda, per metà tirata, rendeva la stanza semibuia. Era sempre la stessa: sempre in disordine, colorata e piena di varie cianfrusaglie.
La porta si aprì con una violenta spinta; Isabel gettò lo zaino sul letto, precipitandosi con lui. Era stata una giornata faticosa e non era ancora finita.
Riaprí gli occhi: ora fissava il soffitto. Si sentiva persa; entrare in quella stanza le faceva quell'effetto. Dimenticava la realtà o forse la percepiva come più presente. Si sentiva sfinita nelle ossa e nella mente, camminando nel buio dei suoi pensieri.
Alzò il busto, poggiandosi su un gomito, quanto bastava per fissare la parete: i poster colorati di Star-Wars, E.T., Ghostbusters o altri film erano stati coperti da fogli grigi, immagini, date, fili rossi, uno più intrecciato dell'altro.
Era un anno che andava avanti questa storia: la ricerca di Undici. Da quando aveva visto quegli Eggo poggiati in quella scatola, un barlume di speranza si era acceso in lei. Ormai, ogni settimana, tornava in quel luogo e aspettava, guardandosi intorno. Aspettando di rivederla, stringendo il suo accendino nella mano. Stava lì un'ora, poi tornava indietro, a volte con qualche foto, altre con alcuni appunti.
Ma, ormai, da alcuni giorni, le sembrava tutto inutile. Quella speranza era solo un'illusione; una candela che si stava consumando, spegnendo.
Si alzò con uno scatto, avvicinandosi al calendario: domani ci sarebbe stata la sua ispezione, domani sarebbe stato il trecentocinquantaduesimo giorno dalla scomparsa di Undici.
Forse avrebbe dovuto gettare la spugna, era lo cosa più ragionevole da fare. Ma nulla era stato ragionevole fino a quel momento e non lo sarebbe stata nemmeno lei.

𝐇𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧, 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐚 | Steve HarringtonWhere stories live. Discover now