1.4 "Avevano paura"

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Nonostante la macchina fosse partita quando il sole ancora era nel cielo, adesso i tre ragazzi viaggiavano avvolti dalla notte.
Isabel, seduta al centro dei sedili posteriori, aveva appena finito di raccontare tutti gli avvenimenti, tra il silenzio dei due ragazzi.
"Un attimo" disse Steve, rendendosi conto di ciò che gli era appena stato detto "grande quanto?"
"Prima era così..." fece un gesto con le mani Dustin "e adesso è così"
"Ahhhhhh! amico, è solo una piccola lucertola!" disse Steve, rivolgendosi solo al ragazzo.
"Ahoy! Esisto anch'io!" mosse la mano Isabel, per farsi vedere.
"Non era una lucertola" continuò Dustin.
"Come lo sapete?"
Isabel rise: davvero pensava di aiutarli, essendo così diffidente.
"Che non è una lucertola...?" chiese Dustin.
"Sì! Che non è una lucertola!" alzò la voce l'altro.
"Perché ha aperto la bocca e ha mangiato il mio gatto!"
"Nostro" precisò Isabel. Dustin si voltò e Steve prese a guardarla dallo specchietto retrovisore. "Che c'è?!" esclamò sorridendo "Mews è anche il mio gatto... ehm, era" sorrise imbarazzata, mentre gli altri nascosero la loro risata voltandosi.

* * *

"Ok... è lì dentro" disse Isabel accucciandosi e raccogliendo il suo bastone, indicando verso la porta d'acciaio.
I due ragazzi si avvicinarono, posizionandosi davanti alle due ante.
"Io non sento niente" disse Steve, sporgendosi un po' avanti. La ragazza sbuffò, mentre li raggiungeva: come poteva essere ancora così diffidente.
"È lì dentro!" rispose Dustin al posto della sorella.
"Già..." lo accompagnò lei, stufa.
Steve si avvicinò ancora e batté sulla porta con la mazza.
"Puoi anche non sfondarla, sai" disse Isabel acida; sentendo la rabbia crescerle in corpo.
Ma il ragazzo battè con ancora più forza e nulla si levò dell'interno. Il viso di Isabel si fece preoccupato: forse... ma no, doveva essere lì.
"E-era lì..." borbottò, ma improvvisamente un fascio di luce si alzò, stendendosi sul viso di Dustin.
"Ascolta, giuro che se è una specie di scherzo di Halloween, sei morto"
"Non lo è..." cercò di dire il ragazzo, sempre più accecato.
"Hey, Hey... togli questa luce" si fece sentire Isabel e subito quel fascio colpì il suo volto.
"Vale anche per te" esclamò Steve, scocciato, distogliendo poi la sua torcia.
"Come... tu... cosa...?!" sbottò subito la ragazza, con il rossore della rabbia sulle sue guance. Si avvicinò al ragazzo, ignorando la loro vicinanza.
"Isabel..." tentò di dirle il fratello.
Ad un passo dall'essere in braccio a Steve, afferrò la sua torcia e la accesse, goffamente.
"Senti, non sei obbligato, okay" continuò, puntando la luce nei suoi occhi "quindi, se non ci credi, o te ne vai o scendi laggiù con me, chiaro?!" concluse, mantenendo il fascio abbagliante sui suoi occhi.
"Isabel..." disse Steve e subito lei abbassò la luce, indietreggiando. Era la seconda volta che sentiva il suo nome pronunciato da lui: era così strano. Forse aveva esagerato, pensò, iniziando a calmarsi.
"Dammi la chiave!" concluse secco, porgendole la mano.
Sarebbe entrato, almeno qualcosa di buono; ma si ostinava a volerle dare ordini. Un senso di fastidio si impadronì di nuovo di lei; afferrò la chiave, estraendola dalla tasca e dirigendosi verso di lui. Fece per posarla, poi si fermò.
"Ad una condizione, Harrington" disse, cercando di rimanere seria al suono di quel nome "qui si comanda in due, okay?" concluse, ghignando.
Steve si guardò intorno, sbuffando ancora.
"D'accordo..." bisbigliò.
"Cosa scusa?!"
"Okay, va bene... ma dammela!" disse, scuotendo la mano. E la chiave fu tra le sue dita e con essa aprì la porta.
Il ragazzo si abbassò, fissandola la torcia nel buio della cantina; lo stesso fece Isabel, affiancandolo.
Aveva paura: paura di affrontare di nuovo quell'essere. Era pietrificata, fissava davanti a sé, come in trance.
"Dev'essere andato in fondo" disse il fratello a pochi centimetri da lei.
D'un tratto, sentì lo sguardo dei due calamitarsi su di lei; scosse la testa e si alzò. La paura le stava con il fiato sul collo ed era difficile da nasconderla; ma avanzò, scendendo un gradino.
"Tutto ok, Isabel?" chiese Dustin.
"Si, andiamo!" esclamò, con la forza rimasta, e scendendo ancora un gradino.
"Hey, Hey, Hey! dove pensi di andare?!" la prese per un braccio Steve, ormai in piedi.
Con uno strattone, Isabel fu libera e scese il terzo gradino.
"Ferma! Vado avanti io" la bloccò ancora  Steve, ora di fronte a lei.
"Ehm... ragazzi, io-" prese a dire Dustin e i due si girarono, ricordandosi di lui.
"Tu resti lì e guai se ti muovi, chiaro?!" esclamò Isabel, seria.
"Si, sì... resto nel caso in cui, insomma, tenti di scappare"
Steve sospirò, voltandosi ed iniziando ad avanzare sul serio.
"Andiamo!" disse, poi voltandosi un secondo. Ma Isabel la vide: la paura nei suoi occhi, era tanta quanto la sua. Senza più esitare, si mise al suo fianco, nessuno dei due doveva sentirsi solo e poi lei era in debito con lui. Steve la guardò, senza sbuffare: parve rilassarsi, ma non disse nulla.
Presero a procedere; passo dopo passo, si ritrovarono sempre più vicini, stringendo nelle mani le loro armi.
In breve, illuminati dalla fioca di una lampadina appena accesa da Steve, furono schiena contro schiena.
Il fascio della torcia di Isabel si spostava di qua e di là. Con un nodo alla gola, indietreggiò ancora, aveva bisogno di sentirlo; senza accorgersene anche Steve, spinse la sua schiena ancora più indietro, quasi a fondersi con quella della ragazza. Avevano paura.
Isabel strinse il suo bastone con più forza, avvicinandolo alla tasca dell'accendino. Deglutì e smise di procedere, staccandosi dal corpo del ragazzo. Fissava dritto davanti a sé, in fondo al fascio di luce.
"Steve..." cercò di dire, sentendo le parole bloccarsi nella gola.
Si accovacciò, allungano il bastone e raccogliendone una sostanza verdognola. Sapeva che cos'era: era la stessa cosa che era rimasta sui suoi vestiti un anno prima, quella che aveva tentato di analizzare, quella che apparteneva solo ad un essere: il demogorgone.
"Steve!" quasi gridò, voltandosi. Anche il ragazzo teneva sulla mazza la stessa sostanza, presero a guardarsi negli occhi: anche lui era terrorizzato. La paura di Isabel era diventato realtà.
"Steve? Isabel?" disse dall'alto Dustin, interrompendo il loro contatto visivo.
Steve si avvicinò alle scale, sotto lo sguardo pralinato della ragazza.
"Scendi!" esclamò.
"No!" disse la ragazza "aspetta" continuò, ispezionando la stanza. Poi, si fermò ancora una volta, chiamando Steve con un gesto.
"Scendi!" ripeté lui, fiondandosi poi vicino a Isabel.
Le loro spalle si toccarono.
"Che cos'è?!" chiese lui abbassandosi, insieme all'altra.
"Oh cavolo!" disse Dustin, posizionatosi vicino alla sorella. La ragazza lo guardò: non doveva essere lì, ma lei lo avrebbe protetto anche lì sotto... forse era ancora al sicuro.
"Incredibile!" disse ancora Dustin, quando la torcia di Isabel si fissò su quel buco, quel tunnel.
Isabel inspirò: era incredibile, sì... era incredibile quello che stava succedendo.
Si alzò, indietreggiando e i due ragazzi si voltarono, fissandola.
"So che cos'è" esclamò fermamente. Dovevano sapere che era peggio di quanto avessero mai potuto immaginare. Li fissò ancora.
"Un demogorgone o qualcosa di simile" disse, sentendo la forza svanire a quel pensiero "nessuna lucertola" si permise di aggiungere, svanendo su per le scale, cercando di nascondere la troppa paura nel buio.

𝐇𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧, 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐚 | Steve HarringtonWhere stories live. Discover now