Capitolo dodicesimo.

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Io e la mia signora?

Ariel continuava a pensare a quelle cinque parole. Appena le aveva dette, il suo cuore si era messo a fare le capriole.

Cominciarono a salire le scale. Non erano più a braccetto, ma stavano comunque vicini.

Un cameriere aprì una porta. Ariel rimase a bocca aperta per tutto quel lusso.

«Avete preso una suite? Per una sola notte?», sembrava anche un po' a disagio.

Justin avrebbe potuto anche comprare tutto l'hotel e comunque sarebbe rimasto ricchissimo. Una principessa come Ariel meritava il meglio, eppure lei non lo voleva.

«Mi spiegate cosa avete contro il spender soldi? Sono curioso.», Justin si accomodò in una poltroncina e si fece versare un bicchiere di vino bianco.

«Non sono mai stata una attaccata al denaro. Sono una principessa ma non vuol dire che io ami sperperare i soldi.», disse prendendo posto su un enorme divano in pelle bianco.

«Giusta motivazione, ma cosa potrebbe mai fare uno come noi? Ricchi come siamo possiamo solamente spendere denaro per ogni nostro capriccio.», Justin la stava provocando. Voleva vedere fin dove arrivava la pazienza di Ariel. Era un ottimo test per provare se erano davvero destinati a stare insieme.

«Io leggo molto, mi diletto in tutte le arti dov'è possibile che possa sfogare la rabbia repressa.», rispose con tono pacato Ariel.

«Leggete? Che tipo di letture preferite?», poggiò le braccia sulle cosce e tutta la sua attenzione fu per la bellissima principessa.

«Leggo di tutto. Ma ho una certa passione per i romanzi d'amore. Adoro i lieti fine.», disse con un'aria spensierata. «Sono un'inguaribile romantica. Di questi tempi tante persone mi dicono di non esserlo, ma sono una persona che crede ancora nell'amore vero.», la sua voce s'incrinò. Parlare di amore vero con l'uomo che era obbligata a sposare la riportò alla realtà. Lei non avrebbe mai potuto avere un lieto fine. Nessuno avrebbe mai voluto scrivere la sua storia.

A chi sarebbe interessata la storia di una principessa che diventa regina tramite un matrimonio combinato? Tutti i sogni e le speranze che aveva quando era più piccola e che aveva maturato crescendo, ormai erano svaniti per sempre.

«Perdonatemi, ma vorrei ritirarmi nella mia stanza per riposare.», fece un inchino e si diresse nella sua camera.

Dannazione! Pensò Justin quando sentì la serratura della stanza scattare. La loro conversazione aveva preso una brutta piega. Non ci voleva proprio.

Stava cercando di entrare in sintonia con lei, e invece si ritrovò al punto di partenza.

Doveva farsi venire in mente un'idea migliore o l'avrebbe completamente persa.

Come mai in questo non riesco a smettere di pensare a lei? Non riusciva a rispondersi.

Sentiva un desiderio crescere in lui: voleva a tutti i costi conquistare quella donna.

Se si fosse comportato da vero gentiluomo e l'avrebbe tratta come una regina, avrebbe rapito il suo cuore per sempre.

Fece chiamare il cameriere e ordinò cinquanta rose bianche, che dovevano essere recapitate alla suite la mattina seguente. Chiese anche carta e penna e provò a buttare giù qualche parola romantica.

Ariel aveva ammesso di amare il romanticismo. Justin si ritrovò a scavare a fondo nel suo cuore e le parole che ne uscirono erano deliziosamente perfette.

«Castle.»Where stories live. Discover now