Capitolo settantaduesimo.

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«Posso sapere di cosa parlate, buona donna?», chiese Ariel accavallando le gambe.

«Oh, credo che il vostro accompagnatore, sappia benissimo di cosa parlo. Giusto?», la donna spostò lo sguardo su Ryan che stava alle spalle di Ariel.

«In questa casa viene usata la magia.», disse lei prima che qualcuno potesse parlare.

Dopo quella frase ci fu un silenzio che durò più del dovuto. Ariel scoppiò a ridere.

«Ma cosa dite? La magia non esiste!», commentò Ariel.

«Ne siete certa al 100%?», chiese la donna che con uno schiocco delle dita accese il fuco nel camino.

Ariel si alzò emettendo un grido. Ryan passò davanti a lei per proteggerla.

«Sciocco, credi davvero che potrei farle del male?», disse la donna alzandosi.

«Sedetevi Vostra Altezza. È giusto che voi sappiate tutta la verità. Soprattutto quella che riguarda il vostro vero passato.», commentò lei che sembrava davvero stanca.

Ariel tornò seduta. La testa le diceva di scappare a gambe levate, ma c'era qualcosa che la tratteneva in quella casa.

«Voi non siete figlia dei Tremblay.», disse tranquillamente la donna.

Ariel deglutì e la guardò come se stesse per svenire. Ma che diavolo stava blaterando?

«Ma...ma cosa dite? Io sono la secondogenita dei Tremblay!!», strinse i pugni.

«Diciotto anni fa, mia sorella ebbe una bambina. Non poteva tenerla, perché il padre della piccola non voleva figli. Quindi dovette abbandonarla. Voleva il meglio per lei, quindi la lasciò davanti al castello dei Tremblay, dove venne accolta al meglio come se fosse la loro figlia. Avevano già una bambina di nome...Dana.», continuò la donna accendendosi una pipa. Ariel stava per ribattere, ma venne bloccata da lei.

«Questa bimba celava dentro di sé degli enormi poteri magici, che però vennero meno per il fatto che crebbe in mezzo a gente non magica. Era figlia della strega e del mago più potenti che il mondo ebbe mai visto. Ariel, sei tu quella bambina. Ed ho anche un prova. Tu nella schiena hai una voglia a forma di stella, proprio come mia nipote.», le mostrò la foto di una neonata, che aveva sulla schiena una stella. Ariel si coprì il viso con le mani. Aveva davvero una stella sulla schiena. Tutto attorno a lei diventava più scuro. Sentiva la testa pesantissima e l'unica cosa era volersi svegliare da quel brutto incubo.


Aprì gli occhi e vide Justin che la fissava preoccupato. Quindi era stato davvero tutto un sogno? Si guardò attorno ma incrociò subito lo sguardo della donna che si spacciava per sua zia. Quindi era accaduto tutto quanto.

«Tesoro mio. Come stai?», chiese Justin baciandole una mano.

Non riusciva a rispondere. Troppe erano le cose che aveva per la mente e non sarebbe mai riuscita a pensare ad una risposta logica.

La donna le si avvicinò e fece spostare Justin che la guardò torvo.

«Mi dispiace che tu sia svenuta. Ma dovevi sapere la verità. Sei una strega e devi accettarlo.», disse piano passandole una mano sulla fronte e subito Ariel si sentì meglio.

Le streghe venivano cacciate e bruciate vive? Come poteva vivere una vita del genere con quell'enorme segreto? E Justin? Lui cosa avrebbe detto?

Cercò i suoi occhi e vedi che non era né spaventato né arrabbiato. Si sedette e la baciò.

«Ho sempre sentito dentro di me che in te c'era qualcosa di magico.», le disse dolcemente.

Le venne da piangere, ma invece sorrise e cercò conforto fra le braccia di suo marito.

«Castle.»Where stories live. Discover now