Capitolo cinquantaseiesimo.

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Justin entrò come una furia nel soggiorno e vide Victoria che parlava insieme alle sue guardie.

«Dov'è mia moglie?», disse senza nemmeno fare l'inchino.

Lei congedò le guardie e lo guardò alzando un sopracciglio.

«In camera da letto che riposa. Almeno, è quello che vuole far vedere.», disse in tono gelido.

«Come avete potuto lasciarla sola? Sapendo che una minaccia come sua sorella la sta cercando. Se non fossi intervenuta, adesso invece di un'alleanza, avreste un funerale da preparare.», Victoria gli puntò contro il dito.

Justin non seppe cosa rispondere. Sapeva che quella donna aveva ragione, ma ero troppo incazzato con se stesso che non voleva che qualcun altro ci facesse la ramanzina.

«Finché quella pazza non verrà presa, vostra moglie non deve stare sola un attimo. Invece voi avete pensato prima alla vostra stupida alleanza. Questo è l'amore che provate verso quella povera ragazza che l'unico errore che ha fatto nella vita è stato sposarsi. Infatti adesso ne sta pagando le conseguenze.»

Victoria non capiva nemmeno come mai stesse dicendo quelle cose. Non erano affari suoi, eppure sentiva che doveva difendere quella povera ragazza.

«Se appena arrivati, ci avvertivate di questa minaccia, avremmo aumentato la sicurezza in modo tale che oggi voi potevate benissimo andare a cavallo con mio marito. Siete stato egoista. Se fossi al posto di Ariel vi avrei già lasciato. Spero vivamente che prenda in considerazione l'idea di farlo.». Detto questo, Victoria uscì dalla stanza lasciando Justin senza parole. Cominciò a salire lentamente le scale per andare da Ariel. Come poteva farsi perdonare? Aprì lentamente la porta e la vide stesa a letto che dormiva. Osservò come il trucco era colato dagli occhi. Quindi aveva pianto. Anche molto. Si sedette sul letto e le spostò una ciocca di capelli da davanti gli occhi.

«Oh, sei tornato.», Ariel aprì gli occhi e lo guardò attentamente.

«Non so cosa dire. Credo che le mie scuse non basteranno.», mormorò tristemente. Ariel decise che lo avrebbe lasciato parlare. Incrociò le braccia, come a mettere una distanza fra di loro.

«Sono stato un egoista. Dovevo rendermi conto che Dana è talmente pazza che sarebbe arrivata fin qui. Ho pensato solamente a questa stupida alleanza. Non ho pensato che mia moglie avrebbe corso un pericolo enorme in un posto sconosciuto.»

«Non dovevo nemmeno lasciarti sola questa mattina. Mi dispiace così tanto. Il pensiero che ti possa accadere qualcosa, mi spaventa. Ho paura che non riuscirò a salvarti un giorno.»

«Se vorrai andartene da me, lo capirò. Hai tutte le ragioni di questo mondo. Ti ho obbligata ad un matrimonio che tu non volevi. Ti porto in giro, mentre tu magari non vorresti nemmeno. Hai rischiato di morire due volte...ed ho permesso io tutto questo. Preferisco saperti lontana da me, piuttosto che averti vicina e avere la paura costante che tu possa morire. Non voglio questa vita per te, perché ti amo. Ti amo più della mia vita, ma preferisco lasciarti andare adesso. Scusami ancora per averti dato una vita che non ti spettava.», Justin si alzò e le baciò la mano lentamente. Ariel lo guardò e si chiese se veramente voleva tutto quello.

«Se ti dicessi che io comunque voglio stare con te, cambierebbe qualcosa di quello che hai appena detto?», mormorò Ariel con le lacrime agli occhi.

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«Castle.»Where stories live. Discover now