Capitolo settantunesimo.

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Lunedì venne inviata una circolare al popolo che diceva che dovevano fare i bagagli per andarsene. Justin aveva il sospetto che Stephen non avrebbe mai attaccato, ma non poteva permettere che qualcuno morisse per colpa sua. Ariel aveva tutto sotto controllo. Aveva creato uno schema per far andare via tutti quanti, senza che uscissero problemi.

Era un lavoro davvero difficile, ma non poteva permettersi che qualcosa andasse storto.

«Abbiamo già provveduto a creare i nuovi villaggi, vostra maestà.», disse Ryan che ormai passava più tempo con Ariel che con Justin.

«Benissimo. Come mai da quella zona ancora nessuno si è mosso?», chiese Ariel indicando la zona più lontana dal regno.

«Abbiamo tentanto di parlare con coloro che abitano lì, ma non vogliono sapere ragione. Non lasceranno mai casa loro.», obiettò Ryan con un sospiro.

«Allora andrò io stessa a parlarci. Forza.», prese il soprabito e con un Ryan abbastanza allibito, uscì dal castello chiedendo una carrozza.

«Vostra Altezza, il re...Justin, ha chiesto che lei non esca mai dal castello.»

«Il re non può comandarmi. Quindi noi andremo a fare un altro tentativo. Quindi muoviti Ryan!»

Salirono entrambi nella carrozza e partirono alla volta della zona vicina alla foresta.

«Abitano poche famiglie. Ma devo essere sincero...sono molto strani. Credono di poter sconfiggere Stephen. Credo facciano uso di magia oscura.», borbottò Ryan.

«Non sapevo che credessi nella magia Ryan.», rispose Ariel ridacchiando.

«Ovvio che non ci credo, ma quando conoscerete queste persone, anche voi cambierete idea mia regina.»

La carrozza percorse tranquillamente la strada, fino a quando non raggiunsero il limite della foresta. Ariel sentì un brivido lungo la schiena, come se ci fosse qualcuno che la stava toccando. Disse di proseguire, anche se il cocchiere pensava fosse una pessima idea.

Si inoltrarono e la luce del sole faceva fatica ad infiltrarsi. Ariel continuava a sentirsi strana, come se la felicità fosse sparita dal suo cuore.

Ryan non era da meno. Era diventato molto pallido e continuava a guardarsi attorno, come se ci fosse qualcuno che li stesse fissando.

La carrozza si fermò e un valletto aprì la portiera, facendo scendere Ariel che si rese conto che forse la paranoia di Ryan non era del tutto sbagliata.

Davanti a lei c'erano forse una decina di casette che davano l'idea che in quel posto non c'era niente di buono. Fece un respiro profondo e si diresse verso la prima casa.

Ryan le stava attaccatissimo: se le fosse successo qualcosa, Justin lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani. La ragazza bussò tre volte e sentì dei rumori provenire dal dentro.

La porta si aprì e c'era una donna abbastanza trasandata che non aveva l'aria di chi volesse essere disturbato. Ariel deglutì e fece uno dei suoi migliori sorrisi.

«Sapevo che prima o poi sarebbe venuta da noi. Entri pure vostra altezza.», disse la donna biascicando. Ariel lanciò uno sguardo interrogativo a Ryan. Lui rimase immobile.

Sospirò ed entrò lentamente sentendo crescere in lei qualcosa di strano.

«Come sapeva del mio arrivo?», chiese dopo aver preso posto in una sedia.

«Beh, diciamo che percepisco quando una persona come me, mi si avvicina.», disse la donna dopo aver messo su del tè. Ariel sembrava spaventava, ma la curiosità la stava divorando. Di che stava parlando quella donna?

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Allora, scusate il ritardo, ma ero bloccata...non sapevo come andare avanti.
Adesso mi è venuta in mente un'idea abbastanza stravagante, ma secondo me vi piacerà sicuramente.
Credetemi, che andando avanti le cose andranno sia bene che male.
Preparatevi a qualsiasi cosa.
Arianna xxx

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