Capitolo trentaduesimo.

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«Vostra maestà la carrozza è pronta.», riferì un maggiordomo al principe.

Era mattina presto e il viaggio sarebbe stato molto lungo. Justin chiese di aspettare ancora, ma sapeva che Ariel non sarebbe venuta a salutarlo.

La sera prima avevano dormito in due camere separate. La cosa non gli piaceva affatto, ma continuava a ripetersi che aveva dei doveri che in un certo senso erano più importanti della sua futura moglie.

Sospirò sapendo che nemmeno lui credeva alle sue parole, ma non poteva farci nulla.

Salì sulla carrozza a malincuore e disse al cocchiere di partire velocemente.

Ariel stava osservando tutta la scena dalla finestra. Delle lacrime le stavano scendendo lungo le guance. Voleva essere forte, ma proprio non ci riusciva.

Sperava che Justin sarebbe venuto nella sua stanza a salutarla, invece non lo fece. Le faceva male sapere che c'era del ghiaccio fra di loro.

Stava andando tutto bene, ma doveva accettare che in una relazione non sempre le cose andavano bene.

Scrollò la testa: doveva pensare all'imminente matrimonio. La voglia era poca, anzi pochissima. Decise che oggi avrebbe fatto un giro a cavallo, in modo tale da liberare la mente e stare per un po' tranquilla.

Dopo essersi vestita, scese nel grande soggiorno.

«Fate preparare un cavallo.», disse ad una domestica che s'inchinò.

«Maestà, fra poco arriverà il cuoco di corte e...», la zittì con un gesto mentre si accingeva ad indossare i guanti.

«Oggi non vedrò nessuno. Dite pure al cuoco di fermarsi qui la notte, ma oggi non ci sono per nessuno. Chiaro?», disse con uno sguardo gelido.

La domestica annuì e uscì dalla stanza. Ariel s'incamminò verso le enormi stalle.

«Principessa, quale onore!», disse lo stalliere inchinandosi.

«Oggi voglio stare lontana da quell'enorme casa, quindi vi chiedo di prestarmi il vostro cavallo migliore.», Ariel sorrise osservando quei meravigliosi animali.

Si congratulò con se stessa per quando da piccola sceglie di fare equitazione e non danza classica come voleva sua madre.

«Lui è Poseidone, il vostro cavallo.», disse l'uomo preparando tutte le attrezzature.

«Ma io non ho un mio cavallo, almeno non in questa tenuta.», disse lei confusa.

«Il principe Bieber lo ha comprato per voi. Sarebbe dovuto essere il suo regalo la sera del fidanzamento...», ricordare quel giorno le fece male e si avvicinò all'animale.

Era completamente nero, uno sguardo profondo che le fece battere il cuore.

«Non dovete preoccuparvi, è molto buono e non vede l'ora di essere cavalcato.», la incitò lo stalliere indietreggiando.

Ariel con un abile movimento delle gambe salì sopra la sella. Il cavallo fece qualche passo ma non sembrava per nulla turbato dell'invasione.

Lo fece partire e subito si sentì libera da ogni responsabilità. Non voleva fermarsi, voleva andare il più lontano possibile. Quando vide la villa in lontananza, le si formò un leggero sorriso in viso.

Quel giorno non sarebbe stata la principessa, ma solo Ariel. Accarezzò la criniera a Poseidone che sembrò accettare le coccole.

«Castle.»Where stories live. Discover now