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Disclaimer: questo capitolo riassume alcuni degli eventi principali avvenuti durante la guerra, dal 2002 al 2004 (e vi chiedo scusa in anticipo🙊)

Triggered Warning: in questo capitolo vi sono accenni e descrizioni di violenza, violenza sessuale, torture, uccisioni, sangue. 

« Isaac... » cantilenò Hermione accarezzando i capelli biondi del bambino aggrappato al suo collo.
« Devo uscire Isaac. -sussurrò guardando Ruf davanti a lei- Resterai con Ruf e io tornerò in poco tempo. »
Il piccolo si aggrappò di più facendola sospirare divertita.
« Isaac... » fece un po' di forza per far si che mollasse la presa e il piccolo si lamentò.
Riuscì ancora ad afferrare una ciocca di capelli della madre e quando lei gli aprì la manina delicatamente lui pianse.
« Non hai mai fatto i capricci Isaac, inizi adesso? »
« Mama. »
« Mamma torna Isaac. »
Di nuovo emise un lamento ma Hermione si trattenne dall'accarezzargli i capelli come avrebbe fatto, altrimenti sarebbe stata lei quella a non staccarsi più.
Ruf prese la mano al bimbo che lo guardò tirando su con il naso e indicò la madre con un dito.
« La Signora tornerà e il Signorino deve aspettarla con pazienza. Il Signorino vuole giocare? »
Isaac guardò attentamente l'elfo mentre la creatura schioccava le dita facendo comparire sulla propria mano il pupazzo preferito del piccolo.
E mentre Ruf riuscì a guadagnarsi l'attenzione del bambino Hermione si alzò e sussurrò un "grazie" prima di smaterializzarsi.
Atterrò nel corridoio scuro, aveva l'impressione che ogni volta diventasse più buio, e si incamminò fino all'entrata del salone, mostrò il marchio nero e il portone si aprì solo leggermente.
« Chi è? »
« Hermione Granger, mio Signore. »
« Hermione... -fece una pausa lunga e lei capì che c'era qualcosa di diverso dal solito- Vieni avanti. » e lei obbedì, entrando nella sala quasi totalmente buia e si incamminò fino a dove ricordava esserci il tavolo.
Inciampò in qualcosa, nella penombra riconobbe la muta di Nagini, pelle morta che attraversava tutto il pavimento.
« Le ho portato gli ultimi documenti, mio Signore. »
« I documenti... »
« Ci sono i resoconti dalla Francia e dall'Ucraina, le ultime missive riordinate e le spese affrontate per i campi negli ultimi tre- »
« Non è più necessario che me li porti. »
Hermione lo guardò stranita.
« A chi devo- »
Vennero interrotti dal portone che si aprì e due guardie trascinarono all'interno un prigioniero terrorizzato.
Hermione guardò il gruppo con un nodo alla gola per qualche secondo poi spostò rapidamente lo sguardo che cadde sul polso e una parte di avambraccio di Lord Voldemort resi visibili da una fioca luce proveniente dall'esterno. Quella pelle che lei aveva sempre visto cadaverica e segnata di vene ora era macchiata di nero.
« Fatelo stare zitto! » tuonò il mostro riferito al prigioniero e ridestando Hermione dai suoi pensieri.
La Grifona si alzò attirando lo sguardo dell'Oscuro su di sé e si inchinò.
« I documenti resteranno al Malfoy Manor, al sicuro da occhi indiscreti, consultabili in qualsiasi momento. Se posso andare non la trattengo oltre mio Signore. »
La congedò con un gesto della mano che lei vide a malapena, quando uscì da quella sala e il portone si chiuse alle sue spalle le sembrò di respirare un'aria più pulita, c'era qualcosa lì dentro che rendeva quello spazio tossico, magia nera, immaginò lei.
Si smaterializzò a casa e si tolse le scarpe, solo in quel momento si rese conto che fossero sporche di sangue e che stessero lasciando lo stesso liquido sul pavimento.
Si allontanò dalle calzature come se fossero state un insetto disgustoso e bloccò Isaac che le si stava avvicinando.
« Signora- »
« Non ho fatto niente. -rispose all'elfo con voce tremante- Ero dall'Oscuro e... »
« Ruf può preparare alla Signora un bagno se la Signora lo desidera. »
Hermione annuì soltanto e riemerse dai pensieri quando Isaac la chiamò per la seconda volta con un'espressione sull'orlo delle lacrime.
« Ehi, tesoro... » il piccolo allungò le braccia per farsi prendere in braccio e lei non resistette, lo sollevò e lo strinse a sé.
Lo strinse forte e respirò a fondo per calmarsi.
Nonostante il peso sul cuore e la paura che in quel momento l'attanagliavano, stringere il suo bambino tra le braccia riusciva sempre a cancellare tutto il resto, o almeno a zittirlo per un po'.
Restò lì, persa in quelle sensazioni che amava provare per dei minuti, fino a che Ruf l'avvertì che il bagno era pronto.
Si infilò nella vasca con il figlio che subito cominciò a giocare con l'acqua mentre la madre lo lavava.
Isaac non emise un lamento e quando fu pulito Hermione afferrò la bacchetta e incantò l'acqua per farlo divertire.
Questa prese forme animali e Isaac rise cercando di afferrare i delfini che gli giravano intorno.
« Mama. »
« Sono qui tesoro. »
Lo attirò a sé e lo strinse ancora, prima di alzarsi e avvolgerlo in un asciugamano caldo.
Hermione avrebbe dovuto rivedere dei documenti quel pomeriggio invece lo trascorse con il figlio a giocare, leggere o semplicemente a guardarlo dormire tra le proprie braccia e a pregare che il padre tornasse il prima possibile.
***
Draco entrò nella sua tenda all'accampamento e strinse subito la bacchetta alla vista di un volto che non era quello di Amias ma non tirò l'arma fuori dalla fondina.
L'intruso era una ragazza, rannicchiata sul letto del suo compagno. Draco la guardò negli occhi e la vide terrorizzata, si accorse che sotto il lenzuolo che teneva stretto al petto era nuda e che il polso destro era legato alla struttura del letto.
Sospirò lasciando la bacchetta e non smise di guardarla, sembrava giovane, terribilmente giovane, non poteva avere più di vent'anni pensò Draco.
Fece per distogliere lo sguardo quando Amias lo raggiunse.
« Deliziosa eh. »
Il Mangiamorte fece solo un cenno di assenso con la testa.
« Puoi favorire se vuoi. »
La ragazza emise un gemito impaurito e il biondo la guardò per un secondo.
« Passo Amias. »
« Da quanto non ti fai una scopata Malfoy? »
« Non mi serve. »
« Stronzate, a tutti serve uno svago in guerra. »
« Non a me. » sentenziò secco lui e sentì il lupo mannaro sogghignare.
« La silenzierò questa notte se vorrai dormire. »
Draco annuì e lo guardò.
« Fammi il favore di non lasciare il suo cadavere qui domani mattina. »
« Si capo. »
Lasciò i due da soli cercando di togliersi dalla testa lo sguardo terrorizzato della ragazza.
Non era uno sguardo nuovo, tutte le persone glielo rivolgevano prima che lui fosse magnanimo e le uccidesse lì sul momento ma quello che avrebbe dovuto passare la giovane prima di poter morire... Draco deglutì il groppo formatosi in gola e ignorò le fitte di nausea allo stomaco.
« Morgan. »
« Colonnello Malfoy. »
« Aggiornami sulle condizioni del fronte a sud. »
« Abbiamo ripreso cinque chilometri ma le nostre forze sono allo stremo. Continuano a richiedere rinforzi. »
« Mandate la squadra quattro, domattina all'alba partiranno. »
« Se posso permettermi Colonnello vorrei riproporre l'idea di mandare la squadra di King, con loro potremmo riconquistare facilmente terreno. »
« Amias King mi serve qui. È una forza che non possiamo perdere su questo fronte. Mandate la squadra quattro, domani mattina. »
« Si Colonnello. »
Draco si sedette fuori dalla tenda da cui era appena uscito e tirò fuori una sigaretta dalla scatolina di legno.
Dopo la prima accese anche la seconda cercando di rilassarsi.
La mattina dopo Mangiamorte si svegliò e storce subito il naso all'odore ferroso che impregnava la tenda.
Si tirò seduto e guardò la branda a fianco alla sua capendo da dove veniva l'odore, le coperte erano zuppe di sangue, uno schizzo aveva anche raggiunto la tenda macchiandola di rosso, almeno il lupo mannaro non aveva lasciato lì il corpo della ragazza come gli aveva chiesto.
***
Hermione rientrò in casa e Nancy l'avvertì che il tè era pronto e servito in sala.
Fece in tempo a sedersi e a rilassarsi per pochi minuti prima che il camino si illuminasse di verde e da esso uscisse Nora con Amelia in braccio.
« Nora! »
« Hermione... scusa io... io non sapevo dove andare. »
« Ehi, Nora, sei sempre benvenuta. Ciao Amelia. »
La riccia capì che qualcosa non andava e gestì la situazione con una calma irreale.
« Amelia ti va di giocare con Isaac? »
« Si! » gridò la bimba annuendo.
« Ottimo, Ruf! -l'elfo si smaterializzò a fianco a loro- Accompagni Amelia da Isaac e li fai giocare per un po'? »
« Certo Signora. »
Nora lasciò la figlia guardandola stringere la mano all'elfo e le due donne restarono in silenzio a guardarli salire le scale.
Hermione rivolse lo sguardo all'ospite e la invitò a sedersi.
« Mi dispiace. » cominciò la mora senza guardarla ma la Grifona la bloccò.
« Non hai disturbato Nora, davvero. Dev'essere successo qualcosa perché tu sia così, -constatò guardando le mani dell'amica tremare- prendi, è una tisana rilassante, Nancy l'ha appena preparata. Calmati e mi racconti. »
La Purosangue annuì e seguì i consigli di Hermione, la tisana l'aiutò a calmarsi e quando la finì prese un respiro profondo.
« Vuoi parlarne? » le chiese Hermione guardandola annuire.
« Blaise... è stato chiamato al fronte. »
La calma della riccia vacillò, fu come una doccia fredda. Blaise Zabini al fronte, uno in più per cui pregare.
« Nora, mi dispiace. »
« É stato chiamato in quanto guaritore per cui sarà più al sicuro di- oh Merlino scusa! Non volevo dire che- è solo- »
« Sarà più al sicuro di Draco, è la realtà, e sono estremamente felice di saperlo. »
Nora si passò le mani sul viso.
« Tu lo senti? Draco? »
« Abbiamo una corrispondenza via lettera ma non è facile. Blaise senza le incursioni magari riuscirà ad essere più presente. Te lo auguro Nora. »
« Come si fa? »
Hermione non aveva mai visto Nora così. Sapeva la forza che quella donna possedeva e vederla così distrutta davanti a lei le fece male.
« Si va avanti, si pensa sempre a lui, a quando tornerà. Si pensa che vorrebbero ciò. Si parla ai bambini dei loro papà, si spiega che sono lontani per loro, per proteggerli, e che vorrebbero essere qua con loro, a vederli crescere. »
Le porse una seconda tazza di tisana e Nora accettò volentieri.
« Pensavo di andare in Francia, tornare dai miei parenti. »
La Grifona non la guardò mentre la sensazione di essere sempre più sola si espandeva in lei.
« Ma mi hanno detto che la Francia non è più sicura e mi hanno chiesto di restare qui. »
« Mi dispiace Nora. »
« No, va bene così, mi importa la sicurezza di Amelia e in Francia non avrebbe nessuno con cui giocare, qui ha Isaac, mi sarebbe dispiaciuto separarli. »
Hermione sorrise dietro la sua tazza di tè.
« E ad essere sincera non volevo neanche lasciare te. -il cuore della riccia saltò un battito- Hai già sofferto tanto, lo so bene, lasciarti qui da sola in balia dell'Oscuro sarebbe stato crudele. »
« Ti ringrazio Nora. »
Finirono il tè ed Hermione accarezzò un braccio all'amica per attirare la sua attenzione.
« Andiamo dai bambini? »
« Volentieri. » rispose Nora e la riccia poté vederla finalmente sorridere.
Quando entrarono nella camera di Isaac trovarono Ruf a supervisionare i bambini che giocavano con tutto ciò che era sparso sul pavimento, si sedettero sulle poltrone e restarono a chiacchierare fino a sera.
***
Draco si alzò presto quella mattina e decise di farsi una doccia, controllò il processo di guarigione delle ferite che aveva addosso e appose la crema dove necessaria per la cicatrizzazione poi uscì e dopo la colazione si diresse all'ospedale da campo.
« Generale Malfoy. »
« Stewart. »
« L'arrivo delle nuove squadre è previsto per oggi. »
« Ottimo. Manda un elfo a chiamarmi quando saranno qui. »
Passò la mattinata a controllare le mappe e stilare piani di attacco, fece pranzo insieme a tutto l'esercito e tornò al lavoro subito dopo gettandovisi a capofitto.
« Draco. »
Il Mangiamorte alzò stranito lo sguardo dalle mappe. Nessuno al fronte lo chiamava per nome, nessuno osava chiamare il generale per nome.
Si girò e sentì il cuore arrivargli in gola quando riconobbe la persona davanti a lui come Blaise Zabini.
« Blaise... »
Il moro gli sorrise mentre il Mangiamorte cominciò a scuotere la testa.
« No... »
« Draco... » cominciò Blaise capendo dove la discussione sarebbe finita.
« No Blaise! Non puoi stare qui. Non so chi ti abbia chiamato ma no. »
« Draco- »
« Tu questa sera torni a casa- »
« Draco! »
« No! Hai Nora e Amelia e- »
« -e tu hai Hermione e Isaac. »
Il biondo si zittì e guardò l'amico sorridergli per confortarlo.
« Sono solo un guaritore Draco. Non mi metterò in pericolo. »
« Sarà meglio per te. »
Blaise sorrise divertito e Draco si passò le mani tra i capelli lunghi.
« Ti accompagno alla tenda ospedaliera. »
Gli illustrò il funzionamento dell'accampamento, la tenda in cui avrebbe lavorato, la tenda personale in cui avrebbe potuto dormire e tutto ciò che poteva servirgli.
Quando finirono il giro si sedettero al quartiere generale e Draco offrì del vino elfico all'amico.
« Come vanno le cose in Inghilterra? »
« Bene, tutto sotto controllo. »
« Ed Hermione come sta? »
« L'ho vista due settimane fa, sta bene e se la cava alla grande. Ovviamente le manchi e si vede da lontano un miglio ma dovresti vederla, è la padrona del Manor. »
Draco accennò una risata all'idea, Merlino se le mancava.
« E Isaac? »
« E la tua copia Draco -disse dolcemente il guaritore- ed è precoce, in senso positivo ovviamente. Ha iniziato a camminare e ad articolare le prime parole prima del solito e ora riesce a controllare la sua magia a meno che non sia troppo stanco o troppo emotivo. La sua traccia magica... pura luce, ha una potenza pazzesca per avere poco più di un anno. »
Il Mangiamorte non rispose e l'amico gli appoggiò una mano sulla schiena.
« Stanno bene Draco, e non vedono l'ora di riaverti a casa. »
« Grazie, per esserti preso cura di loro. »
Zabini sorrise, poi ridacchiò.
« Non che Hermione me l'abbia permesso facilmente. »
« Testarda come sempre la Grifona eh. »
« Sempre Dra. Lo sarà sempre. »
***
La porta dello studio cigolò aprendosi e la riccia riuscì a finire di scrivere la frase prima di alzare lo sguardo.
« Signora? »
« Vieni Ruf. »
« Ruf non vuole disturbarla ma Ruf non aveva ordini e- »
« Non disturbate mai Ruf. »
Isaac si avvicinò traballante alla madre che lo sollevò facendolo sedere sulle proprie gambe.
« Ciao peste. »
Isaac rise e si aggrappò al suo vestito.
« Puoi andare Ruf, grazie. »
« Ruf è qui per servire. »
Hermione si morse la lingua per non commentare e guardò la creatura sparire nel corridoio.
Con il figlio aggrappato al petto come un koala ricominciò a lavorare, finì di aprire le lettere e di scrivere una breve risposta per confermare la ricezione del messaggio, poi lavorò per circa un'ora sulle spese dell'ultimo mese, quando terminò fece una pausa e dedicò tutte le sue attenzioni al figlio che ne richiedeva non poche.
Giocarono e si allenarono a camminare, Isaac era oramai stabile sulle sue proprie gambe e dopo quella mezz'oretta di gioco Isaac si addormentò sulla poltrona ed Hermione tornò a lavorare.
Prese uno dei nuovi documenti arrivati da esaminare e archiviare, lo aprì e contemporaneamente prese i registri dei campi. Quello era un lavoro che odiava fare. Confrontare tutti i nomi, avere a che fare con la morte tra le pagine di quel registro, le dava i brividi.
Lesse uno ad uno i nomi dai documenti, li cercò nei registri e aggiornò lo stato, continuò così, per la lunga pila di fogli e si fermò solo quando lesse un nome che aveva già sentito, che conosceva, con cui aveva condiviso tanto, che aveva amato, Ronald Bilius Weasley.
Le sembrò di smettere di respirare, afferrò il foglio e si alzò dalla poltrona con un giramento di testa.
Ronald, catturato a luglio del 2002 e rinchiuso ad Azkaban, successivamente a settembre dello stesso anno trasferito ad Hogwarts come fantoccio per l'allenamento degli studenti, deceduto a maggio del 2003.
Hermione senza neanche accorgersene cominciò a piangere, per la prima volta di nuovo, dopo tanto tempo pianse stringendo il documento riguardante Ron tra le mani fino a stropicciarlo.
Ruf si presentò sulla soglia ma restò a guardarla con apprensione.
Non si pentiva delle scelte fatte, non piangeva per quello, per quanto comunque le dispiacesse per Ron perché quella non era la fine che meritava, aveva la sensazione che tutto le fosse sfuggito di mano.
Quanto aveva sofferto Ron per causa sua? Era stata lei a dire che volevano unirsi, Draco non l'aveva ucciso per lei...
Avrebbe voluto Draco perché lui in quel momento l'avrebbe abbracciata, nonostante il soggetto per cui lei piangeva lui l'avrebbe consolata, l'avrebbe stretta a sé e le avrebbe baciato la fronte. Godric quanto le mancavano i suoi baci.
Si sfogò piangendo fino a quando Isaac si svegliò, quando il figlio la chiamò lei si asciugò le lacrime e sorridendogli lo prese in braccio. Come se niente fosse, come un temporale passeggero, tutto era già sparito, era con la sua famiglia.
***
Draco lanciò l'incantesimo e il Marchio Nero esplose sopra di loro segnando la conquista del villaggio che avevano appena attaccato.
Rigirandosi la bacchetta tra le dita raggiunse la piazza dove tutti gli abitanti erano stati riuniti e osservò il gruppo a cui continuavano ad aggiungersi persone spintonate dai sottoposti del Generale.
« Sappiamo della presenza di resistenti. Se li consegnerete non vi verrà fatto alcun male e potrete tornare alle vostre case e alle vostre vite. » parlò con la bacchetta puntata alla gola per amplificare la sua voce.
Bugiardo, sussurrò la voce dentro di lui.
Aspettò qualche secondo e guardò Amias poco distante da lui, sbuffò sonoramente e sventolò svogliatamente l'arma.
« Se non volete collaborare procederemo per vie traverse. Separateli! » ordinò.
Come succedeva sempre, nella piazza si scatenò il panico, i Mangiamorte crearono due schieramenti separando gli uomini dalle donne, Draco riprese con tono annoiato i lupi mannari del branco di Amias.
« Vogliono solo divertirsi. »
« Potranno farlo dopo. »
Malfoy si avvicinò al gruppo di uomini e cominciò anche lui ad interrogarli, alcuni vennero lasciati andare se confermati puliti altri vennero ancora trattenuti.
« Mia moglie... » tentò uno dei rilasciati prima di essere fulminato dallo sguardo gelido del Generale.
« Quando l'avremo controllata, se risulterà pulita tornerà a casa. Ora vattene prima che cambi idea. »
Aveva esaminato il quinto uomo quando dal gruppo delle donne dietro di loro provenì del fermento e una di loro venne spinta fuori dallo schieramento.
Wright l'afferrò per un braccio prima che potesse scappare e Draco la fronteggiò.
« E tu saresti? »
« Chantal Cox Signore. »
« Stato di sangue? »
« Mezzosangue. » rispose la giovane in inglese guardandolo negli occhi, Draco ci vide un'energia che gli ricordò sua moglie. Doveva sempre avere a che fare con impuri guerriglieri, mai uno che cedesse subito, quella visione gli diede una scarica di adrenalina.
« E come mai sono state così gentili da spingerti avanti? Cosa puoi dirci Chantal? »
« Niente Signore. »
« Perché siete sempre tutti così testardi voi Mezzosangue? -ringhiò lui a bassa voce puntandole la bacchetta sotto il mento e facendo pressione perché lei alzasse la testa- Sono stato clemente e ti ho proposto una conversazione, e tu la rifiuti? »
La donna cercò di spostarsi ma Draco le afferrò il viso con una mano e strinse sentendola gemere.
« Legiliments! »
Non tentò neanche di essere delicato, con la forza e la violenza di un fiume in piena distrusse ogni barriera mentale creata dalla giovane e vagò tra i suoi ricordi, i genitori nella resistenza fin da quando lei era piccola anche durante il periodo di pace, l'adolescenza in solitudine e di nuovo la resistenza nell'ultimo breve periodo, raccolse qualche informazione superficiale, niente che potesse aiutarlo e uscì insoddisfatto guardandola accasciarsi ai suoi piedi.
« Ti costringi a soffrire per niente. »
Si piegò ad afferrarla per un braccio, la sollevò di peso e la trascinò verso Amias spingendogliela tra le braccia.
« Occupatene tu. »
« Si Generale. »
Draco la guardò ancora e notò il fugace sguardo che lei mandò a qualcuno nel gruppo degli uomini, non un normale sguardo, e anche se esso durò pochissimo il Mangiamorte intercettò la persona a cui, con più probabilità, era destinato.
« Lui! »
Il ragazzo indicato venne portato fuori dalla mischia e Malfoy ebbe la conferma che lui fosse quello giusto dall'urlo che lanciò la giovane.
« No! No vi prego! No! »
Non gli chiese neanche come si chiamasse e che sangue avesse, lo sguardo che i due si erano scambiati era una prova sufficiente perché il ragazzo venisse prelevato. Entrò anche nella testa di lui, fu più complicato di lei ma Draco non si lasciò fermare e vagò per un po' cogliendo altri volti della resistenza che avrebbero potuto essere utili.
« Portateli entrambi all'accampamento! »
I controlli proseguirono per altre due ore abbondanti.
« Abbiamo finito! » annunciò Amias.
Draco guardò il gruppo di prigionieri sospetti e non poté impedirsi di contare quanti bambini ci fossero tra loro; quattro, questa volta. Provò come un pugno allo stomaco pensando alla fine che avrebbero fatto, prole dal sangue sporco data come ricompensa al branco di Amias. 
Poté sentire una donna pregare mentre stringeva il figlio tra le braccia e venne colto a fissarla.
« Ho bisogno di una pausa. -disse al lupo mannaro- Tornate all'accampamento e occupatevi dei prigionieri. »
« Agli ordini Generale. »
Draco si allontanò dagli altri e si accese una sigaretta, si sedette su una panca di pietra della piazza e chiuse gli occhi respirando a fondo il fumo dall'aroma di anice.
Era quasi riuscito a rilassarsi quando un rumore lo fece scattare sull'attenti e impugnare la bacchetta.
Si incamminò verso la fonte del suono e arrivò ad una piccola porta sul fianco di una casa.
La spalancò con la bacchetta e ciò che ci trovò dentro lo fece gelare sul posto.
Il bambino nascosto all'interno lo guardò con quegli occhi castani, terrorizzati.
« Merda... »
Draco si chiese come avesse fatto quella madre a nasconderlo in così poco tempo e ragionò rapidamente su cosa fare.
Al campo si sarebbero accorti che mancava un prigioniero ma poteva essere scappato durante il tragitto verso l'accampamento.
Avrebbe potuto farlo scappare, lo avrebbe salvato.
« Draco. »
« Amias. »
Merda di nuovo...
« Che succede? »
Il Generale indossò la sua maschera di freddezza e si spostò il giusto perché l'altro potesse vedere il bambino rannicchiato per terra.
Non poteva avere più di due anni, forse anche meno, ed era biondo.
« E questo? »
« Apparteneva al gruppo che stiamo portando all'accampamento. Ho visto la madre pregare mentre lo stringeva. »
« Eppure è qui. »
« Non ho idea di come abbia fatto. »
« Beh, lo portiamo al campo. »
« No. »
« Cosa? »
« Sarebbero scartoffie in più. -si accovacciò davanti a lui sotto gli occhi attenti e confusi di Amias- Mi dai quello che hai in mano? »
Il bimbo continuò a guardarlo negli occhi e Draco allungò la mano verso di lui.
« Se me lo dai ti porto dalla tua mamma. » mentì.
Fu allora che il piccolo porse il foglietto di carta che stringeva tra le manine all'uomo davanti a lui che lo aprì e lo mostrò al collega.
« Un indirizzo e delle coordinate. »
« Probabilmente un altro posto sicuro. »
« A chi dovevi portarlo? » ringhiò Amias davanti al piccolo che emise un verso impaurito.
« Non te lo dirà. »
« Scommettiamo? »
« É troppo piccolo Amias. Probabilmente dovevano trovarlo e recuperare l'informazione. »
« Quindi? Cosa vuoi fare? »
Draco nel silenzio della piazza vuota alzò la bacchetta puntandola contro il bambino con mano ferma.
« Avada Kedavra. »
Il lampo verde illuminò per qualche millisecondo lo spazio circostante poi tutto tornò calmo.
« Un problema in meno. »
Rientrarono all'accampamento come se nulla fosse successo (o quasi) e Draco raggiunse Blaise all'ospedale.
« Dra... finisco la fasciatura e sono da te. »
« Nessuna fretta Blaise. »
Il guaritore però ci mise ben poco e propose all'amico di uscire da quella tenda impestata di sofferenza e morte.
« Sei ferito? »
« No, sto bene. »
« Stai tremando Draco. Ti ha colpito qualcosa? Non ci metto niente a controllare- »
« Blaise sono a posto. Davvero. »
« D'accordo. »
Presero entrambi una sigaretta e Draco guardò divertito l'altro Serpeverde.
« Da quando tu fumi? »
« Da quando è l'unico modo per pensare ad altro. »
« É pesante? »
« Non puoi chiedermelo. Non tu che rischi la vita sul campo ogni giorno. Non ti risponderei mai di si. »
« Basta una parola Blaise, e io ti rimando a casa con un congedo. »
Zabini scosse la testa sorridendo e prese un'altra boccata dalla sigaretta.
« C'è troppa gente che ha bisogno qui. Anche con un guaritore in più siamo al limite dello stremo. »
Un cadetto li avvertì che la cena era pronta, vi si diressero insieme e dopo si separarono di nuovo.
Si rividero quando Draco entrò nella tenda ospedaliera con le mani tremanti.
« Ho provato con una doccia calda e poi una fredda ma niente. Ho bisogno di qualcosa che li calmi ma non puoi stordirmi Blaise. »
« Questo è Distillato della pace molto diluito, avrà un effetto blando. Se non è una causa troppo radicata dovrebbe servire. »
Draco svuotò l'ampolla e una calma gelida gli scivolò addosso.
« Mi vuoi dire cos'è successo? »
« Niente Blaise. »
« Non sei stato colpito per cui- »
« Come sai che non sono stato colpito? »
Il guaritore tirò fuori la bacchetta e lanciò un incantesimo che non rivelò la presenza di fatture in corso.
« Questo vuol dire che è successo qualcosa. Qualcosa che ti ha sconvolto. E per sconvolgere te ne serve di impegno. »
« Non ne ho bisogno Blaise, davvero. »
« Io non ti obbligherò, perché ci sono già passato, e so che non posso farlo ma ricordati che tutto ciò che ti tieni addosso te lo porterai a casa. Pensaci Draco. »
Malfoy guardò l'amico dargli le spalle per concentrarsi su un ferito grave e dopo qualche secondo di silenzio uscì dalla tenda diretto alla propria.
***
Hermione lesse ancora una volta la lettera stringendo i bordi tra le mani.
« Signora. »
« Continuo a sperare che sia un sogno, un incubo in realtà. »
« Ruf può accompagnarla. Come aiuto con il Signorino. »
« No tieni... tieniti pronto, per fuggire, con lui. »
« Signora- »
« Non hai avuto da ridire quando te l'ha ordinato Draco al matrimonio. È un ordine Ruf. »
« Si Signora. Ruf sarà pronto. »
« Bene. »
Si sedette sul letto e si passò le mani tra i capelli. Una cena, con il Lord e i suoi seguaci più stretti, lei... e Isaac. Le sembrava un incubo.
Si preparò indossando un vestito nero e si diresse in camera di Isaac.
« Mama! »
« Ciao tesoro. »
Gli fece indossare dei vestiti semplici e attirò la sua attenzione.
« Isaac... ascoltami. Isaac. -il bimbo la guardò con uno sguardo serio- Adesso andiamo in un posto, io e te. Stammi vicino e fai silenzio. -sussurrò portandosi un dito alle labbra e sorrise quando lui la imitò- Esatto. Mi raccomando. »
Lo prese in braccio e scese in sala.
« Come posso contattarti? » chiese all'elfo.
« L'anello della casata Malfoy. -le spiegò mentre le porgeva il gioiello simile a quello di Draco ma più fine- La Signora deve stringerlo e chiamare. Ruf arriverà. »
« Perfetto. »
Si smaterializzò fuori dal maniero e strinse il bambino, gli accarezzò i capelli e si portò un dito sulle labbra, lui di nuovo la imitò e fu sicura che avesse capito.
Salì le scale impettita e a testa alta, quando entrò nella sala le voci calarono ma lei si guardò semplicemente intorno e individuò il Lord.
Quando l'Oscuro finì di parlare con Marcus Hunt la vide ma al contrario delle aspettative di Hermione non le si avvicinò.
La Grifona guardò la tavola già apparecchiata e si accorse che i posti a sedere erano il numero giusto per tutti gli adulti, meglio così pensò, avrebbe tenuto Isaac al sicuro in braccio a sé per tutta la sera.
L'Oscuro invitò tutti a sedersi e lei venne affiancata da Neil.
« Granger. »
« Neil, -gli sorrise contenta di vederlo, le diede una speranza- sapevo fossi al fronte. Quando sei tornato? »
« Pochi giorni fa. Congedo permanente. »
« Oh... stai... » non ebbe il coraggio di continuare; lui abbassò il colletto della camicia per mostrare una grossa macchia rossa sotto la pelle, partiva dalla base del collo e scendeva sotto i vestiti, Hermione non riuscì a vederne la fine, sembrava un gigantesco accumulo di sangue, in alcuni punti era gonfio.
« Con cosa ti hanno colpito? » sussurrò lei.
« Vorrei saperlo Granger. Lo vorrei davvero. -sistemò di nuovo il colletto per coprire lo sfregio e la guardò- ma non passerò il poco tempo che mi resta a cercare una soluzione introvabile. »
« Poco tempo? » Hermione aggrottò la fronte e lui se ne accorse.
« Mi sta consumando Granger, dall'interno. »
Il Lord prese la parola e la risposta della riccia restò nella sua bocca.
La cena venne servita ed Hermione mangiò stringendo il bambino con un braccio, nel mentre sotto richiesta di Voldemort aggiornò con nonchalance tutti i presenti sui progressi dei fronti e sui numeri che la guerra stava producendo.
« Abbiamo un nuovo adepto questa sera, mio Signore? » chiese Hunt osservando quasi divertito Isaac semi addormentato addosso ad Hermione.
« L'erede di Draco Malfoy, Hunt. È dei nostri per eredità. » Hermione finse un sorriso davanti all'Oscuro.
« Il Generale Malfoy -la riccia provò un brivido a sentire di nuovo il cognome di suo marito associato al grado più alto- ha promesso che la sua prole non ci deluderà, ci sta fornendo un servitore della migliore qualità. »
Nessuno in quella sala ebbe dubbi sull'espressione fiera di Hermione, fu una maschera costruita a regola d'arte, che non si frantumò quella sera e restò a coprire il suo istinto materno e il suo odio per il regime, la sua tristezza sedimentata in fondo al cuore e la sua paura per l'uomo di cui si era inaspettatamente innamorata.
Quando poté finalmente tornare a casa mise a dormire Isaac e nonostante l'ora tarda rimase sveglia, seduta accanto al suo lettino.
« Signora. »
« Non ho bisogno Ruf, è tardi, vai a dormire. »
« La Signora ha dato un ordine? » Hermione sorrise leggermente e scosse la testa.
« Ruf può restare? »
« Certo Ruf. »
L'elfo si sedette sul pavimento e cominciò a fissare il tappeto come se stesse aspettando qualcosa.
« Lo sai che puoi parlare Ruf. -sussurrò lei sorridendo- Le vostre regole con me non valgono. »
« Ruf vede quello che la Signora sta affrontando. Ruf non può capire ma Ruf lo immagina. Ruf vuole che la Signora stia bene. »
La Grifona sentì la gola bruciare ma sorrise ancora.
« Quando Draco era qui tutto sembrava più semplice, bastava che fosse lui a fare buon viso a cattivo gioco e tutto era a posto. È difficile Ruf, fingere, è così pesante, per così tanto tempo... come ha fatto Draco? »
« La Signora ha visto con i suoi occhi come il Padrone ha fatto e come ciò l'ha trasformato. »
« Già. »
« Ruf può preparare del tè se la Signora lo gradisce, la tisana rilassante magari, può aiutare la Signora a dormire. »
« Volentieri Ruf. -accettò Hermione sorridendo- Grazie. »
L'elfo si alzò e uscì dalla porta per non svegliare il piccolo con la smaterializzazione e la riccia appoggiò la testa sul lettino sospirando stanca.
La mattina seguente si svegliò a fatica, Ruf comparve due volte nella camera patronale.
Quando finalmente riuscì ad alzarsi fece una rapida colazione (per quanto Isaac le permise di essere veloce), e affidando il figlio agli elfi uscì di casa diretta, di nuovo, a Riddle Manor.
Aveva tra le mani degli accordi da concludere e le sarebbe servita la conferma dell'Oscuro ma quando si fermò davanti al portone della sala e scoprì il Marchio Nero l'entrata restò chiusa. Ci provò più volte, lanciò qualche incantesimo ma niente sembrò funzionare.
Dubbiosa si allontanò ma prima di smaterializzarsi incontrò nel corridoio proprio Marcus Hunt che ultimamente sembrava il preferito del Lord tra i servitori rimasti in patria.
« Granger. Che ci fai qui? »
« Dovevo vedere l'Oscuro ma non ho potuto entrare in sala. »
« Lo so, nessuno può. »
« Che sta succedendo? »
« Non ne ho idea. Quello che abbiamo dedotto è che l'Oscuro si sia ritirato privatamente e non sappiamo nient'altro. »
« Quindi aspettate e basta? »
« L'Oscuro ci chiamerà. »
La superò allontanandosi e lei rimase ferma e in silenzio. Stava succedendo qualcosa, ne era certa. il Lord era stato silenzioso la sera prima alla cena, nessun discorso pomposo, nessun accenno alla potenza del Marchio Nero o alla purezza del sangue, non poteva essere solo per la situazione al fronte.
Hermione tornò a casa e riversò tutte le sue attenzioni sul figlio che non ne fu affatto scontento, avrebbe parlato con Draco di cos'era successo ma in quel momento aveva solo bisogno di pensare ad altro.
***
Erano nel bel mezzo di un attacco quando il Marchio Nero di Amias prese a bruciare dolorosamente.
« Generale! -alzò il braccio mostrandolo al biondo ed emettendo un ringhio- ci stanno chiamando! »
Draco si fermò per un attimo e nella sua mente creò una fitta rete di pensieri.
Lui era il Generale, a capo dell'intero fronte e nessuno poteva richiamare il Generale dal campo di battaglia, se non per qualcosa di urgente o grave. Doveva essere successo qualcosa.
« Morsmordre! » gridò mentre dalla sua bacchetta esplodeva il Marchio Nero.
Il combattimento si fermò per un istante e il trambusto riprese quando tutti cominciarono a smaterializzarsi all'accampamento.
Quando Draco arrivò trovò quasi metà delle tende in fiamme, una dozzina di cadaveri ancora caldi solo nello spazio davanti a loro.
Quella visione lo stordì ma cercò di riprendersi subito e strinse la bacchetta.
Vide un cadetto lanciare una maledizione verso un ragazzo che Draco non aveva mai visto.
Si aggirò furtivamente per il campo aiutando dove c'era necessità e nel giro di un'ora le acque si calmarono.
Radunò alcune persone che sapeva avrebbero potuto aiutarlo nella tenda centrale e offrì ristoro a tutti vedendoli esausti.
« Cos'è successo? »
« Quando il suo distaccamento è partito, Generale, alcuni resistenti hanno fatto irruzione. Non ho idea di come abbiamo aggirato le barriere ma sono riusciti ad entrare e hanno iniziato ad uccidere, si sono sparpagliati per cui prima che li trovassimo tutti c'è voluto del tempo. Abbiamo delle vittime, non ho ancora i conti giusti ma di sicuro i numeri si aggirano sulla cinquantina di forze perse. Hanno attaccato l'ospedale e- »
Draco si irrigidì e lo interruppe.
« L'ospedale? Ci sono state vittime anche lì? »
« Non lo so ancora, stiamo- »
« Voglio le stime, il più in fretta possibile, voglio che tutto l'accampamento venga setacciato da noi in questa tenda e se dovessero esserci altri resistenti ancora liberi li voglio davanti a me al più presto, vivi se possibile. Tra un'ora vi voglio qui per controllare la situazione. »
« Si Generale. »
Malfoy li guardò uno ad uno rapidamente poi uscì dalla tenda e velocizzando progressivamente la sua camminata si diresse all'ospedale da campo, ci arrivò correndo ed entrò senza prendere fiato, fu una pessima idea. Ciò che ci trovò dentro fu peggio del solito. I feriti che fino a qualche ora prima lottavano tra la vita e la morte ora erano sdraiati senza vita nei loro letti, i loro corpi smembrati, alcuni sembravano addirittura esplosi, Draco si chiese se i resistenti autori di questo scempio si definissero davvero migliori dei Mangiamorte.
Proseguì tra i cadaveri e le persone che cercavano di rimettere un'ordine in quella situazione cercando Blaise, sicuro che l'avrebbe trovato indaffarato e cercare di salvare qualcuno senza speranze, non fu così. Quando lo trovò, Blaise Zabini era sdraiato su un letto di ospedale, come uno dei tanti pazienti che era solito curare.
« No... »
Non aveva sangue addosso, non aveva ferite, solo gli occhi chiusi e un'espressione vuota
« No. »
Draco si avvicinò aggrappandosi al letto lottando contro i conati di vomito e arrivò vicino a lui, sfilò la bacchetta dalla fondina con le mani tremanti e lanciò un semplice incantesimo diagnostico che proprio il moro gli aveva insegnato.
Gemette quando si accorse che il cuore del guaritore batteva ancora e che i parametri vitali erano buoni.
Tirò un profondo sospiro di sollievo e si accasciò sulla sedia poco distante cercando di calmare il battito impazzito.
Era vivo. Blaise Zabini era vivo. Probabilmente colpito da uno schiantesimo. Era vivo, e si sarebbe svegliato; Draco ne era certo.
Non fu così.

Under the Darkness | Dramione | Italian VersionDonde viven las historias. Descúbrelo ahora