27.

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C'era una porta a Malfoy Manor, una in particolare, nel corridoio centrale che aveva sempre attirato Hermione. L'aveva notata un pomeriggio andando in biblioteca.
L'aveva colpita perchè diversa dalle altre, sembrava quasi che stonasse, la porta era di un legno diverso, un colore diverso. Una targa argentata riportava il motto della famiglia e nient'altro.
Era una settimana che il pensiero di quella stanza la ossessionava.
Quella mattina uscì dalla camera dopo aver finito l'ennesimo libro e la osservò, come sempre, questa volta a differenza delle altre ci si avvicinò, afferrò la maniglia e provò a girarla senza risultati.
Si chiese perché Malfoy chiudesse le porte a chiave, cos'avesse da nascondere.
Sfilò due forcine dai capelli e ringraziò le sue origini babbane poi sperando che non ci fosse alcun incantesimo particolare trafficò per qualche minuto sulla serratura fino al 'clack' che la fece sorridere.
Si rialzò cercando di fare meno rumore possibile ed entrò richiudendosi la porta alle spalle, l'accensione delle candele la distrasse dal fatto che in realtà la porta non si era richiusa bene.
Trattenne il respiro guardandosi intorno, sulla carta da parati era disegnato l'albero genealogico della famiglia Malfoy.
Si avvicinò cauta ad una parete e cominciò a leggere nomi che non aveva mai sentito e cognomi invece conosciuti. Arrivò ad Abraxas Malfoy, sotto di lui Lucius Malfoy, accanto Narcissa Malfoy, sapeva chi c'era sotto così proseguì di lato, Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, sopra Druella Black. Ancora più a destra Hermione con un groppo in gola lesse Sirius Black e Regulus Black.
Sotto i Malfoy c'era il volto di Draco, con nome e cognome, e sotto ancora un cerchio bianco, senza volto e senza nome.
Passò due dita su Sirius Black con le lacrime agli occhi e li chiuse prendendo un respiro profondo.
« Che cazzo ci fai qui? »
Hermione colta alla sprovvista fece velocemente un passo indietro ma si ritrovò la bacchetta del Mangiamorte puntata alla gola, nello spavento una lacrima sfuggì al suo controllo.
« Cosa fai qui?! »
Questa volta sapeva di aver violato qualcosa di veramente privato e Draco in quel momento la spaventava, era arrabbiato, aveva lo sguardo freddo e crudele.
« Io... »
« Come cazzo sei entrata? »
« Ho aperto la serratura. »
« Come?! »
« Con queste. » sussurrò mostrandogli le forcine.
« Queste? »
La guardò annuire e le premette la bacchetta sulla giugulare.
« Perché sei qui? »
« Ero solo curiosa Malfoy, era una porta diversa da tutte le altre e poi era chiusa a chiave. »
« Ed era chiusa per un motivo Mezzosangue! »
« Non... non urlare. »
« Non urlare?! Urlo perché sono incazzato Mezzosangue, con te! Se tu decidessi di farti i cazzi tuoi una buona volta io non urlerei! »
Hermione lo guardò negli occhi e si asciugò con il polso una lacrima in bilico sul mento.
« Scusa. »
Osservò la vena gonfia sul collo del biondo, potè vedere il battito attraverso la pelle.
« Non avrei dovuto. »
Draco abbassò la bacchetta senza perdere l'espressione truce e alzò l'altro braccio indicando la porta.
« Fuori. »
La donna abbassò lo sguardo e uscì senza ribattere, lui infilò la bacchetta nei pantaloni e si passò le mani sul viso. Lentamente si voltò a guardare l'albero genealogico e il suo sguardo cadde sul tondo vuoto sotto il proprio, una stilettata lo colpì al petto, gli bruciò la gola, la rabbia scomparve lasciando il posto ad un dolore atroce. Una sensazione di vuoto, i polmoni vuoti e incapaci di riempirsi.
Indietreggiò fino alla poltrona e si appoggiò allo schienale con una mano sul cuore.
Era una ferita ancora aperta, sanguinante ed infetta.
Quella sera Hermione non scese in sala per la cena e Malfoy non la fece chiamare.
Finì la cena e andò in camera, indossò il pigiama e tentò di leggere ma i troppi pensieri non gli permisero di concentrarsi perciò si arrese e si coricò sotto le coperte.
I pensieri lo tormentarono anche nel sonno trasformandosi in sogni confusi, incubi, sognò Astoria e il loro bambino, la vita che avrebbero potuto avere ma visse tutto dall'esterno, come se stesse guardando un'enorme fotografia; loro erano lì, sorridevano, lo guardavano e lui era dall'altra parte, triste, e solo fino a che al suo fianco non comparve Hermione che non lo guardò, non gli parlò, gli rimase semplicemente accanto guardando anche lei i due fantasmi.
Si svegliò all'alba e decise di non tornare a dormire per evitare qualsiasi altro sogno, la sua mente si prendeva gioco di lui e ne era stanco.
Si chiuse in ufficio e saltò la colazione. A metà mattinata un gufo atterrò sul davanzale della finestra, portava una lettera Eric Torres, un diplomatico spagnolo con cui Draco aveva intenzione di iniziare delle trattative per conto dell'Oscuro.
Rispose rapidamente e affidò la lettera al rapace che spiccò immediatamente il volo.
Uscì dall'ufficio a ora di pranzo e si fermò davanti alla porta della Granger, si passò una mano tra i capelli troppo lunghi per i suoi standard e bussò, non ricevette risposta così impugnò la maniglia ma la porta si aprì prima che lui facesse altro, si ritrovò davanti alla donna e la guardò.
Aveva i capelli raccolti disordinatamente, le occhiaie, indossava ancora la camicia da notte e aveva delle macchie di inchiostro sulla mano destra.
« Tra tre giorni andiamo a Madrid. »
« Okay. »
« Il pranzo è pronto. »
« Chiederò ad un elfo di portarmelo. »
« Non siedi con me? »
Lo guardò sorpresa e strinse la mano sulla porta.
« Ad essere sincera Malfoy non penso di essere gradita. »
« Ti sbagli. »
« Cosa? »
« Sei gradita, altrimenti non ti avrei avvertito del pranzo. »
« D'accordo. »
Si guardò e si passò una mano sul collo.
« Mi cambio e arrivo. »
« Bene. »
Durante il pranzo Hermione sospirò e lasciò le posate sul tavolo attirando con quel comportamento l'attenzione del biondo che si accigliò.
« Mi dispiace, per ieri. So che probabilmente non vorresti che ne parlassi ma eri così arrabbiato che non sono sicura che tu abbia sentito le mie scuse già ieri. »
Si sistemò il tovagliolo che stava scivolando dalle gambe.
« É che... »
« É cosa Granger? »
Hermione poteva vedere che era arrabbiato e si stupì a sentire il suo cognome invece che l'appellativo che era solito usare in queste situazioni.
« Niente Malfoy. Volevo solo... scusarmi. »
« Sembra che volessi anche spiegarti quindi spiegati. »
« Non ha importan- »
« Granger. »
Si guardarono negli occhi e lei annuì.
« È che non ti conosco, abbiamo passato insieme sei anni a scuola, non che avessimo tutto questo rapporto- »
« Noi non avevamo rapporto Granger. »
« Appunto. Comunque... non ti conosco e quel poco che conoscevo non c'è più perchè sei cambiato. »
« Come fai a sapere che sono cambiato di grazia? »
Aspettò qualche secondo prima di rispondere mentre i ricordi le invadevano la mente.
« Me l'ha detto Zabini. >
« Non mi serve neanche leggerti la mente per capire che non è ciò che volevi dire. »
La donna respirò a fondo, agitata.
« Solo se mi prometti di non arrabbiarti. » Draco si accigliò.
« Va bene Granger. -si appoggiò alla sedia continuando ad osservarla- Hai la mia parola che non mi arrabbierò. »
« Harry mi ha raccontato che hai abbassato la bacchetta la notte in cui Silente è morto. Quando siamo stati portati qui durante la guerra sapevi benissimo chi eravamo ma non hai detto niente. Ora invece sei il generale Malfoy, il primo sotto Tu-Sai-Chi. »
Draco restò in silenzio guardandola e lei non riuscì a capire cosa stesse pensando.
« Sembri ferito, e penso che tu lo sia davvero. »
Giocò con la forchetta aspettando una risposta che non arrivò.
« Sei arrabbiato? »
« Sono sorpreso, e arrabbiato, sì, ma non farò scenate. »
Un elfo servì la seconda portata.
« Siamo rimasti tutti feriti da questa guerra Granger. Chi moralmente e chi anche -la guardò- fisicamente, come te. Tutto sta nel rialzarsi, nel trovare la forza da quelle ferite, nell'adattarsi al nuovo per sopravvivere. »
« E tu ti sei adattato. »
« Mi sembra ovvio. »
« Ha ucciso i tuoi genitori Malfoy. »
La mascella di Draco si serrò e lei si pentì immediatamente di quelle parole.
« Scusa. Perdonami io- ho parlato troppo. »
« Come sempre. » replicò freddo prima di riportare la sua attenzione sul piatto davanti a sé.
Finì di mangiare e si pulì la bocca con il tovagliolo, aveva voglia di parlarle, di proseguire il discorso. Quel silenzio lo infastidiva; sapeva che prima l'avrebbe ritenuto uno sbaglio ma adesso non riusciva ad evitarlo.
« Mia madre sapeva quanto stava rischiando se le cose non fossero finite bene e così è stato. »
« Cosa intendi? »
« Del motivo per cui è morta. -osservò la sua espressione incerta e sorrise amaramente- Non lo sai? »
« So che si tratta di tradimento ma non so il perchè. »
« Quando il Lord ha affrontato Potter nella foresta oscura ha mandato mia madre a controllare se fosse vivo o morto; era vivo, gli ha chiesto di me, se fossi vivo e salvo, Potter le ha detto di sì e lei ha mentito al Signore Oscuro. »
Hermione tenne gli occhi sul proprio piatto spostando un chicco di pepe da una parte e dall'altra.
« E tuo padre? »
« Per far nascere rigogliosa la nuova pianta tagli i rami secchi di quella precedente. »
L'elfo portò via i piatti e Draco si alzò guardandola restare seduta con gli occhi bassi. Le passò a fianco e le accarezzò una spalla.
« Andiamo. »
« Dove? »
« In sala. »
Le tese una mano e nonostante una parte di lei le dicesse di no Hermione gliela strinse e si alzò.
Draco si sedette sul divano e spinse la donna a fare lo stesso.
« Perché? »
« Perché non ho voglia di andare a lavorare e tu stai sempre chiusa in camera. »
Si sistemò la gonna sulle gambe incerta su cosa fare poi lo guardò.
« Non mi parlerai mai di Astoria vero? »
« No. »
« Già. »
La guardò e gli venne da sorridere.
« Sei fidanzato? »
« Perché questa domanda Granger? »
« Perché Zabini lo è e tu l'altra sera sei rientrato con del rossetto sulla camicia. »
Il Mangiamorte scosse la testa ridendo.
« L'altra sera sono stato in un bordello e il rossetto era della ragazza con cui sono stato. » disse ghignando e guardandola sottecchi.
Hermione con un'espressione disgustata roteò gli occhi.
« Quindi dopo il nord della Francia puntate alla Spagna? »
« Puntiamo al mondo intero Mezzosangue. »
« Ovviamente. »
Si girò verso di lui appoggiando una gamba sul divano.
« Perchè non mi hai consegnata? »
« Quante domande Granger. »
« Odio il silenzio. »
« Perchè? »
La Grifona ripensò alla conversazione precedente, lui si era aperto -seppur un minimo- con lei e si sentì in dovere di fare lo stesso.
« Perché nel silenzio risento le mie urla e quel dolore. »
Draco le prese il polso e senza chiederle il permesso le scostò la manica per osservare la cicatrice.
« Pensavo avresti ceduto quella notte invece hai continuato a negare. »
« Era la verità. Non eravamo entrati nella camera blindata di Lestrange. La spada è arrivata ad Harry mentre eravamo in viaggio, si è presentata ad un valoroso Grifondoro che ne aveva bisogno. Quella che aveva tua zia era una copia, un falso. »
« Dovresti raccontarmi un bel po' di cose tu. »
« Se tu mi dirai ciò voglio sapere. »
« È un ricatto? »
« È un compromesso Malfoy. »
« Mm... vedremo. »
« Come sempre. » rispose lei sorridendo per prenderlo in giro.

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Stava andando tutto troppo bene no? 😂
Alti e bassi, il loro rapporto sempre alti e bassi.
Quanto dev'essere difficile andare d'accordo con una persona che hai sempre detestato... abbiate pazienza... ad entrambi servirà tempo per imparare😉

Under the Darkness | Dramione | Italian VersionWhere stories live. Discover now