10.

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Hermione si materializzò fuori dai confini di Diagon Alley e si fermò per un attimo a respirare, sentiva il cuore in gola, aveva la bacchetta stretta convulsamente nella mano destra.
Controllò che le pattuglie non fossero nelle vicinanze e si incamminò verso l'unico posto che le era venuto in mente sperando che si sarebbe rivelato sicuro.
Non dovette aprire la porta poiché non c'era, si incamminò per le scale di legno scricchiolanti fino all'appartamento situato su ciò che rimaneva dei Tiri Vispi Weasley; guardò le coperte impolverate e bucate in alcuni punti, la piccola libreria contro il muro, uno scaffale era caduto, sugli altri invece c'erano ancora dei libri.
Sentì la stanchezza pioverle addosso e si sedette su quel materasso, pensò di programmare la giornata seguente ma decise di andare a dormire e rimandare tutto alla mattina dopo.
Si mise sotto le coperte e cercò di addormentarsi velocemente, fortunatamente il sonno la conquistò in una manciata di minuti.
La mattina seguente si svegliò all'alba, si rigirò nel letto e tirò su le coperte fino al collo, nel farlo una nuvola di polvere si alzò e offuscò la vista del soffitto, alcuni granelli le si infilarono nel naso e nei polmoni, starnutì e si disse di dover pulire il giusto per sopravviverci ma non troppo per mostrare la sua presenza.
Restò sdraiata nel letto fino a che il sole non fu alto e solo allora decise di alzarsi.
Cercò dei fogli nei cassetti della scrivania e dell'inchiostro, trovò tutto e con un rapido aguamenti rese la china nuovamente liquida.
Si sarebbe fatta una mappa per segnare le vie sicure e poco pattugliate; disegnò le vie che la circondavano finché poté ricordarsele poi scelse un libro dallo scaffale e rimase seduta a terra a leggere per qualche ora.
A distrarla dalla lettura fu il suo stomaco che emise suono simile al ruggito di una bestia ricordandole che doveva trovare il modo di mangiare.
Per il resto del pomeriggio ignorò i morsi della fame fino a quando il sole fu basso e l'oscurità cominciò a ricoprire le strade di Diagon Alley, fu allora che uscì incappucciata e si diresse verso un negozietto di frutta e verdura. Una signora anziana stava lentamente riordinando le cassette ricolme di cibo ed Hermione approfittò di un attimo di distrazione della vecchia per afferrare sei mele e poi sparire.
Mentre tornava nell'appartamento si ripeté che le avrebbe pagate prima o poi.
Doveva trovare il modo di mettersi in contatto con la resistenza, in realtà doveva scoprire se ci fosse ancora una resistenza. Sentì un improvviso senso di vuoto assalirla, era da sola, completamente sola.
Le mancava Harry, le mancavano Ron e Ginny.
Si lasciò cadere sul letto e abbracciò la bacchetta, stava combattendo da sola.
Restò lì immobile a ricordare mentre la Luna ormai splendeva nel cielo.
All'improvviso si alzò, si asciugò una lacrima, mangiò mezza mela e tornò sotto le coperte abbandonandosi al buio che stava cominciando a piacerle.
***
Il Manor era sempre stato silenzioso e Draco amava quel silenzio.
Scese dal letto e raggiunse il lavandino, si sciacquò il viso sentendo sotto le dita e i palmi un inizio di barba, non aveva voglia di tagliarla e la lasciò lì.
Prese dell'armadio una camicia grigia e se l'abbottonò addosso senza infilarla nei pantaloni poi entrò nella biblioteca del Manor, si diresse verso la sezione dei gialli e ne scelse uno.
In sala tirò fuori la bacchetta dai pantaloni e con un incantesimo non verbale accese il camino, la stanza fu subito invasa da luce e calore. Si sedette sul divano accavallando le gambe aprì a pagina quarantasette il romanzo intitolato "L'ultima luna"; l'elfo si avvicinò ma l'uomo scosse la testa in silenzio per congedare la creaturina.
La sera, dopo una cena a base di faraona e vino rosso, indossò il mantello nero, la maschera e si smaterializzò.
Lo aspettavano sei ore di ronda, dalle nove di sera alle tre di mattina, poi probabilmente sarebbe andato al Red Shine con gli altri compagni.
Era stato strano rimettere piede in quel lussuoso bordello. Da quando aveva iniziato a legare con Astoria non ci aveva più messo piede, non gli sembrava rispettoso nei suoi confronti ma dopo la sua morte entrarci di nuovo era stato un buon modo di nascondere le apparenze.
Nessuno aveva fatto domande sulla defunta, la storia era che lei l'aveva tradito con chissà chi altro ed era rimasta incinta.
Dentro di sé Draco gridava che non era così, che Astoria era una brava ragazza, che si amavano, che quel bambino era suo, che avevano ucciso suo figlio e la donna che amava ma all'esterno... all'esterno alzava svogliatamente le spalle e pronunciava "c'est la vie" prima di bere un lungo sorso di Whisky incendiario per sostituire il bruciore del pianto che provava in gola con quello dell'alcool.
Stava camminando sovrappensiero in una parallela della via principale quando sentì il suono di un incantesimo e ne vide il bagliore colorato, si smaterializzò e riuscì a colpire il fuggitivo. Sul braccio sinistro dove l'incantesimo era atterrato c'era un profondo taglio da cui il sangue sgorgava copiosamente, nessuno ci badò.
Draco con tutta la calma del mondo si avvicinò ad Higgs e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi.
« Sono sempre a pararti il culo Higgs. »
« Oppure porti sfortuna, quando non ci sei stato le ronde sono state tranquillissime. »
Il biondo sbuffò.
« Che noia. »
Il ragazzo colpito dimostrava meno anni di Draco, era paurosamente bianco per via della consistente perdita di sangue.
« Gli hai rotto il braccio Malfoy, questo non può neanche lavorare. »
« No! No! Posso lavorare! Ve lo giuro! »
Probabilmente sapeva bene che altrimenti sarebbe stato ritenuto inutile e eliminato senza troppo disturbo.
Con poca voglia Draco puntò la bacchetta sul prigioniero che strinse gli occhi temendo una maledizione o qualche tortura.
« Brachio Emenda. »
Con un sonoro "crack" l'osso tornò integro e al proprio posto.
« Basta una bendatura e tra pochi giorni potrà lavorare. »
Il più anziano lo guardò stupito da quel comportamento ma non disse niente e si smaterializzò con il giovane.
La ronda proseguì con tranquillità fino alle tre spaccate quando nella piazza principale i gruppi si diedero il cambio.
Draco e i suoi compagni si smaterializzarono all'ingresso del bordello e vennero accolti dal proprietario.
« Lord Malfoy, che piacere vederla di nuovo. »
« Buonasera Brax. »
L'uomo davanti a lui era basso e tozzo, con una barba incolta e un inizio di stempiatura.
Aveva al dito un grosso anello d'oro che sfoggiava sempre come per mostrare quanto guadagnasse con quell'attività considerata né lecita né illecita.
« Volete il solito tavolo? »
« Si. »
« D'accordo, un ragazzo vi accompagnerà. Lord Malfoy? »
Draco si voltò verso l'uomo che lo aveva interpellato.
« Si? »
« Posso presentarle qualcosa di speciale questa sera? Come ben tornato. »
Malfoy annuì e disse agli altri che li avrebbe raggiunti.
Venne accompagnato al primo piano dove c'erano le stanze e si fermarono davanti alla numero nove.
« Dopo di lei. »
Il Serpeverde si ritrovò in uno spazio illuminato da alcune candele, le tonalità dei mobili e delle pareti erano tendenti all'arancione.
« Lei è Ambra. »
Disse Brax indicando la ragazza che era prontamente saltata giù dal letto.
« È nuova ma è giovane, graziosa e obbediente. »
« Quanti anni ha? »
« Diciannove. »
Draco la osservò, era bella e la veste bianca risaltava i capelli scuri e lunghi.
« Può essere di suo gradimento? »
« Si. »
« Bene, allora vi lascio soli. »
Dopo che la porta si chiuse rimasero fermi, Malfoy la guardava e lei guardava a terra.
« Hai paura? » Le chiese dopo secondi di silenzio che erano sembrati eterni.
« No signore. »
« Allora perché non mi guardi? »
La ragazza alzò di scatto la testa e Draco rimase quasi deluso, senza saperne il motivo si aspettava degli occhi castani e invece i suoi erano verdi come le foglie degli alberi in estate.
Lo guardò dalla testa ai piedi, tra tutti i Mangiamorte che aveva visto e che l'avevano avuta lui era il più giovane ed era bello.
Gli si avvicinò lentamente e portò le mani sul primo bottone della camicia ma non lo aprì, alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi; la sovrastava di una decina di centimetri.
Draco le accarezzò il collo con una mano, con l'altra le strinse un fianco e si piegò per arrivare con le labbra sulla sua clavicola.
Mentre lo stava spogliando all'improvviso il biondo parlò.
« Perché sei qui? »
« Per soddisfarti. » pensava fosse stata una di quelle domande che tutti le facevano per sentirsi dire qualcosa di specifico invece Draco si raddrizzò e le afferrò i polsi.
« Come sei finita qui? »
Ambra si irrigidì fissandolo turbata e lui l'attirò a sé.
« Voglio sapere come una ragazza giovane come te è finita in questo posto. »
« Meglio qui che nei campi. » gli rispose duramente e lui la lasciò.
« Sei una Mezzosangue. »
« Mia madre era una strega, mio padre un babbano. »
« Dove sono? »
« Lui ci ha abbandonate quando io ero piccola, mia madre l'avete uccisa voi. »
Le si avvicinò e le accarezzò i capelli poi la schiena.
« Da quanto sei qui? »
« Una settimana. »
« Hai mai avuto contatti con la resistenza? »
« No. »
« Davvero? Non sono qui in vesti ufficiali se è questo che ti preoccupa. »
« Non ho mai avuto contatti con la resistenza. Sei qui solo per parlare? »
Il biondo le sfilò la vestaglia e la portò sul letto posizionandosi alle sue spalle.
La stanza si riempì velocemente di gemiti e sospiri; Draco chiuse gli occhi continuando ad accarezzarle la schiena e si ritrovò catapultato al Manor, nella sua camera, con la sua promessa.
Appena la ragazza venne lui si fermò e si allontanò da lei.
« Non... non sei venuto. »
« Non importa. » disse rivestendosi in fretta.
« Ma- »
« No. Va bene così. »
Raccolse la bacchetta e uscì da quella stanza avviandosi verso il bagno.
Si appoggiò al lavandino e si guardò allo specchio, aveva gli occhi lucidi e il ricordo di Astoria nelle iridi.
***
Hermione si svegliò di soprassalto per colpa di alcune urla.
Afferrò la bacchetta da sotto il cuscino e si affacciò alla finestra sicura che non l'avrebbero vista con il buio alle sue spalle.
A pochi metri dal palazzo che occupava c'erano due Mangiamorte che stavano picchiando un ragazzo, la donna sentiva distintamente il rumore delle botte che stava ricevendo quel malcapitato.
Spostò lo sguardo verso sinistra attirata da un rapido movimento e notò una presenza, era una figura piccola, forse una donna o un bambino.
Quando i due uomini furono soddisfatti lo sollevarono e si smaterializzarono, Hermione controllò se la seconda persona ci fosse ancora e la trovò, si assicurò che la strada fosse libera e la raggiunse.
« Ehi. »
Era una ragazza che sobbalzò e la guardò spaventata.
« Chi sei? »
« Tranquilla, non ho intenzione di farti del male. »
Notò che fissava con astio la sua bacchetta e la mise via.
« Era un tuo amico? »
La sconosciuta annuì.
« Dove l'hanno portato? » Hermione scosse la testa e abbassò lo sguardo.
« Non lo so. »
« Sei della resistenza? »
« La sto cercando, tu ne sai qualcosa? »
« Lui faceva parte della resistenza o almeno aveva contatti all'interno. Non ha mai voluto che ci avessi a che fare, ha detto che era per proteggermi. »
La riccia si trovò in difficoltà, non sapeva cosa dire a quella giovane che probabilmente aveva perso il suo unico appiglio.
« Mi dispiace. »
Le uscì semplicemente ciò e indietreggiò scomparendo nel buio.
Era ancora lontana dalla resistenza, troppo.

Under the Darkness | Dramione | Italian VersionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora