[CAPITOLO 15]

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Beverly Hills, Los Angeles

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Beverly Hills, Los Angeles

10 luglio 1990



Sandie





Dopo l'incidente successe il casino, la sera dopo che Michael se ne andò vennero mamma e papà. Preoccupati a morte mi chiesero subito le mie condizioni, io stavo bene, ma ero ancora indolenzita. Mamma fece una scenata, una grande ramanzina.

«Tu devi aver perso la testa figlia mia, non mangiare e dormire per un mese! Tu sei diventata pazza! Ed ecco il risultato, hai rischiato la morte! Sei un idiota! E quanto a te Nicole, invece di frequentare una persona depravata come il tuo William dovresti stare attenta a tua sorella!» rimasi scioccata dalle parole della mamma, Nicole era più piccola di me e dovevo essere io a prendermi cura di lei, non viceversa.
«Ma come cazzo ti permetti!? Non sei nessuno a comandare la mia vita anche se sei mia madre, non meriti neanche di essere chiamata come tale!» la mamma le diede un forte ceffone ed io spalancai gli occhi, gli occhi marroni della mamma erano allargati dalla rabbia e dalla delusione. Non vedevo una scena simile da quando ero bambina.
«Non osare mai più parlarmi in questo modo brutta stupida.»
«Adesso basta Chantal, guai a te se toccherai di nuovo le mie figlie, dovrai passare sul mio cadavere.» intervenne papà mettendosi davanti a Nicole, che nel frattempo aveva la mano appoggiata sulla guancia infiammata.
In quel momento il senso di colpa salí alle stelle, stava accadendo tutto questo per colpa mia, per colpa della mia terstaddaggine e dalla mia ossessione sullo studio. Avrei voluto andarmene via in quel momento, lontano da tutti e di rifugiarmi da una sola persona. Michael.
«Bene, detto questo vi dico una cosa. Sappiate che se Sandie non si riprenderà del tutto e se non guarirà dalla sua terribile ossessione sullo studio, io non tornerò in Grecia, quindi starò da voi per controllare sia te, e te signorinella.» disse indicando prima Nicole e poi me.
Mia sorella in quel momento voleva piangere, percepivo in lei la forte rabbia di non volere nostra madre in casa. In quel momento condividevo il suo pensiero.
Ho amato mia madre, ma se c'era una cosa che non riuscivo a digerire era sua possessione nei nostri riguardi, perché così non riuscivamo a vivere liberamente ed io tenevo molto alla libertà. Come giustamente che sia.


Durante la settimana in ospedale Michael venne a trovarmi tutti i giorni, ed ebbe "l'opportunità "di conoscere mio padre, e mia madre, purtroppo. Mamma mi diede subito della pazza a "frequentare" un uomo più grande di me e sopratutto così popolare. Io le dissi che eravamo solo buoni amici, ma lei non mi credette. Lasciai perdere. Non valeva la pena discutere con lei, ma in quel periodo capitava spesso, diventava impossibile da gestire.
Un giorno però, mentre mamma e papà erano andati al bar a fare colazione, venne Michael con un grande cesto di cibo di ogni tipo: frutta, verdura, succhi di frutta, tantissimi snacks dolci e salati. Sembrava il giorno dell'epifania.
«Michael Dio mio, ma tu sei pazzo.» mormorai sorpresa vedendo tutto quel cibo.
«Si lo sono, lo divento quando mi preoccupo di una persona a cui tengo molto.» mi sciolsi a quella frase, e Nicole rimase eccitata da tutto quello cibo.
«Cribbio Michael, posso prendere qualche snacks?»
«Non me lo devi neanche chiedere, fa pure Nicole.» Nicole lo abbracciò calorosamente e lui ridacchiò.
Qualche minuto dopo iniziammo a parlare ed d'improvviso la porta si aprì, ed era Ethan. Lo guardai sbiancata e lui guardava Michael con gli occhi spalancati. Aveva un mazzo di fiori in mano, e sbattè gli occhi più volte, probabilmente perché non credeva di aver di fronte Michael Jackson.
A quel punto, capii che dovevo a Ethan delle spiegazioni.
«E-Ethan, vieni. Accomodati.» lui chiuse la porta e venne con passo lento verso di me. Non osò parlare e mi diede i fiori. Lo ringraziai e presentai Ethan a Michael.
«Michael, lui è Ethan, il mio migliore amico. Ethan-»
«M-molto piacere Mr Jackson, mi, mi perdoni ma sono molto emozionato.» trattenne le lacrime «Oh cristo santo mi scusi.» lui sorrise intenerito e lo abbracciò.
«È tutto okay, sta tranquillo.» Ethan si impietrì ma riuscì a ricambiare il suo abbraccio.
«La sua musica è una medicina per la vita.» gli mormorò Ethan, e negli occhi di Michael vidi la sorpresa. Pensai che nessuno gli avesse detto una frase del genere. Gli occhi di Michael luccicarono dalla commozione, e ringraziò Ethan per il bellissimo complimento. Si staccarono e gli diede una pacca sulla spalla.
«Io devo andare, riguardati Sandie. Nicole, ci vediamo domani. E Ethan, mi ha fatto piacere conoscerti.» lo salutammo, e lui chinò il capo andandosene via.
«Okay, devo riprendermi. Ma sopratutto, voglio una spiegazione.» annuì con la testa abbassata, mentre lo sguardo del mio amico posò su di me.
«Siamo amici Ethan, lui è mio amico. Sai che lavoro per Arnold Klein, te ne ho parlato no?» annuì «Tramite lui ho conosciuto Michael, ed è scattato una profonda amicizia.» sintetizzai, e vidi la sua espressione scioccata .
«Sta tranquillo Ethan, non sei l'unico ad essere rimasto scioccato quando l'ho saputo.» consolò mia sorella con tono sarcastico.
Lui mi guardò, e c'era una profonda delusione che io non volevo assolutamente che provasse.
«Mi hai nascosto una cosa così importante a me? Io ti confido sempre tutto Sandie, ma da te mai mi sarei aspettato una cosa del genere.» cercai di parlare ma interruppe mia sorella.
«Sandie l'ha fatto per una ragione, per la privacy di Michael. Neanche a me l'ha detto subito ed io sono la sorella. Ethan, Sandie non ti nasconderebbe mai nulla ma in questo caso ha avuto un motivo valido per farlo. Pensa se gente sapesse che Sandie è amica del Re del pop, sarebbe successo un caos inspiegabile.» a quella spiegazione Ethan abbassò lo sguardo, e mi abbracciò delicatamente
«Perdonami.» sussurrò dispiaciuto ma io scossi la testa. Ero io nella parte del torto, era colpa mia, avevo combinato tutto quel casino esclusivamente per colpa mia. Volevo piangere, volevo sparire.
«No, perdona me.» risposi io stringendolo a me, uscirono delle piccole lacrime mi sentivo così piccola e indifesa da tutto ciò. Non potevo giustificarmi, ed Ethan aveva fatto bene ad arrabbiarsi. Ma ora sapeva la verità, ed era quello che mi importava.


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