[CAPITOLO 27]

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Beverly Hills, Los Angeles

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Beverly Hills, Los Angeles

15 giugno 1991

Sandie

Ero alla biblioteca dell'Università a fare alcune ricerche, in particolare sull'organo del cuore e le corrispettive malattie.
Anche se non ero ancora laureata, me la cavavo a curare le persone, sopratutto i bambini.
Volevo cercare la malattia specifica che aveva Cloe, ma sfogliando il grande libro appoggiato sul tavolo di legno, non riuscivo a trovare niente che mi faceva convincere.
Perché stavo cercando? Per salvare quella bambina.
Salvare quella creatura dagli occhi verdi innocenti, e non volevo permettere che morisse in un eta così minima come la sua.
E mentre stavo cercando, all'improvviso la proprietaria della biblioteca mi avvisò che il rettore mi voleva vedere.
Mi sbiancai.
Pensai subito che fosse successo qualcosa.
Oppure che avevo combinato un guaio nella quale non me ne fossi accorta.
Annuii, lasciai quello che stavo facendo per poi andare verso l'ufficio del rettore.

Mentre le ginocchia sollevavano per appoggiare i piedi a uno, due, e tre scalini, il mio cuore batteva forte per la forte ansia.
Dio mio, spero non sia nulla di grave.
Anche se benomale il rettore era un uomo che mi stimava da cima a fondo, per la mia forza di volontà, per la mia determinazione, e sopratutto per il mio modo di divulgare.
Finite le scale arrivai di fronte alla porta del suo ufficio, era incollata una targa dorata con su scritto con un carattere elegante il legno "Mr R. Gibson" era quello il suo cognome, la R stava per Roman.
Roman Gibson.
Un uomo di una cultura mai vista.
Meglio di qualsiasi storiografo.
Lo ammiravo per la sua intelligenza.
Anche per il suo modo di essere gentile.
Feci un bel respiro e bussai alla porta.
Sentii un lieve "avanti" ed entrai.
Varcata la porta, vidi il rettore davanti a me, seduto su una poltrona di pelle, con una scrivania di legno pregiato, in cui aveva intorno tanti libri, un portapenne d'acciaio contenente tante penne e documenti davanti a quest'ultimo.
Stava scrivendo, ma appena alzò lo sguardo su di me, sorrise.
«Miss Vrachnos.» mormorò con tono felice.
«Signor Rettore.» dissi dandogli la mano, ricambiando poi il gesto.
«Sono felice di vederla, prego, si accomodi pure.» mi accomodai su una sedia comoda. Anch'essa di pelle,
Dio, sono meglio queste che quelle che stanno in aula.
«Mi dica, posso sapere il motivo della sua convocazione?» dissi congiungendo le mani.
«Oh beh, sono qui per darle una meravigliosa notizia che la riguarda nel suo percorso di studi.» vidi il signor Gibson aprire un cassetto al loro della scrivania, cacciando una bustina bianca, per poi porgendomela.
«La lègga ad alta voce Vrachnos.» la presi ed io perplessa guardai la scrittura.
Per la signorina Vrachson.
Aprii la busta, e vidi una comunicazione, così iniziai a leggere ad alta voce.
«Gentile Miss Vrachson, data per la sua massima media agli esami, è stata premiata con un Erasmus presso all'ospedale San Raffaele di Milano.
La quale potrà liberamente ampliare il suo percorso presso una laurea graduale.
La partenza è il giorno 15 luglio ore 9.35 a.m.
la prego di facci sapere tramite il seguente numero di telefono per la conferma della partenza. » avevo la voce e le mani che mi tremavano.
Erasmus.
Milano.
Presso uno degli ospedali più adeguati d'Italia.
Non ci potevo credere ai miei occhi.
Il rettore aveva uno sguardo quasi orgoglioso nei miei confronti.
Ma io ero rimasta sbalordita.
Avevo sempre desiderato un Erasmus.
E mai mi sarei aspetta una meta così bella come l'Italia.
«Congratulazioni, come vede è una notizia meravigliosa.» era vero, lo era, ma c'era un problema.
I miei amici, la mia famiglia, e Cloe.
Nonostante mi fossi allontana dalla mia famiglia insieme a mia sorella per gli studi, sentivo dentro di me, di non riuscire a sopportare la nostalgia delle persone a me più care, in particolare Michael «Non mi sembra molto felice.» annotò il rettore, e cacciai subito un sorriso tramite i miei occhi luccicosi.
«No, è che ... sono molto colpita da questa bellissima notizia.» ridacchiò.
«In tutta onestà me lo sarei aspettato date le sue capacità con lo studio. Come sa un Erasmus può durare massimo sei mesi, decidere poi lei se rimanere o no. Il suo appartamento è già stato collocato presso il centro di milano, per arrivare al San Raffaele Hospital dovrà prendere i mezzi, come la metropolitana.
È un'occasione unica Miss Vrachnos, ogni studente desidererebbe un esperienza del genere, in particolare in Italia, dove approfondirà meglio il suo percorso di studi. Non sarebbe così tanto stupida da rifiutare vero?»
Rifiutare.
Sarei stata capace di rifiutare un'occasione del genere?
Il mio sogno di una vita?
Di cui avevo faticato tanto per arrivare?
Non lo sapevo.
Ma c'era qualcosa in me che mi bloccava, quasi come un braccio che mi stringeva il polso, gridando "Non partire, c'è della gente che ha bisogno di te!"
Ethan, Cloe, mia sorella, mio padre e Michael.
Sei mesi lontani da loro.
Al pensiero volevo scoppiare a piangere.
Ma c'era del positivo in quella esperienza, scoprire tante cose.
Forse mi sarebbe stato utile per fare delle ricerche sul cuore insieme alle sue malattie, così potevo scoprire se ci fosse stato un modo per curare determinate malattie cardiovascolari in particolare quella di Cloe, che ancora non avevo scoperto niente.
«No, certo che no.» dissi con il cuore in gola.
«Quindi accetta?» annuii.
«Si, accetto.» sorrise.
«Molto bene, congratulazioni Miss Vrachnos.» sorrisi, e mi alzai dalla sedia.
«Grazie mille Mr Gibson.» dissi andando verso la porta.
«Sandie.» mi bloccai.
Mi ha chiamato per nome.
«Sono molto fiero di te.» voltai lo sguardo verso di lui cacciando un raggiante sorriso.
«La ringrazio.» e uscii, andando verso le scale, misi una mano davanti alla bocca, realizzando finalmente tutto quello che era successo.
Scoppiai a piangere.
Si, ero felice.
Ma ero anche triste.
Il solo pensiero di allontanarmi dai miei amici, insieme all'uomo che amavo mi distruggeva.
Non stavo lontana per una settimana, per sei mesi ... sei mesi! Ed io avevo accettato.
Mi sentivo il cuore in gola, facevo fatica a respirare.
Non mi stavo sentendo bene così corsi subito in bagno.
Appoggiai la mano sopra al lavandino di pietra, guardai la lettera che avevo messo in tasca e lèssi di nuovo.
Mi tremarono di nuovo le mani.
Dannazione, calmati.
E non riuscivo a calmarmi.
Nonostante entrava in gioco il mio futuro, in quel momento, sentivo che al primo posto arriva prima l'amore verso il prossimo piuttosto che lo studio.


















𝐓𝐑𝐄𝐀𝐓𝐌𝐄𝐍𝐓 [MJ]Where stories live. Discover now