[CAPITOLO 51]

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Antonio corse subito nella stanza da letto dove c'era Sandie seduta sul letto con la luce, e il volume minimo della televisione che faceva da sottofondo

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Antonio corse subito nella stanza da letto dove c'era Sandie seduta sul letto con la luce, e il volume minimo della televisione che faceva da sottofondo.
Era spaventata poiché l'uomo aveva degli occhi seri da far metter paura.
La fece alzare con cattiveria, ella cacciò un gemito di dolore.
Lui da un cassetto del comodino prese due corde e dello scotch.
La ragazza dalle iride verdi si spaventò a morte, e lui la legò gambe e braccia facendo dei nodi stretti.
«A-Antonio.» la zittì mettendole un pezzo di scotch sulla bocca impedendole di parlare.
Antonio le prese il viso con cattiveria con una mano guardandola negli occhi.
«Sta per entrare una persona, se oserai anche solo mugugnare io ti faccio fuori. Chiaro?» lo guardò «Chiaro!?» ripeté, la ragazza annuì tremando come una foglia «Molto bene.» aprì l'armadio dove all'interno c'erano pochi vestiti. In cui, fece entrare la ragazza «Reggi il gioco, o ti ammazzo.» le ricordò ancora, lei annuì di nuovo e il killer chiuse l'armadio.
Sandie in quel momento si sentì soffocare, non riusciva a parlare, ed era stretta legata in quel modo. Si sentiva un salame.

Antonio andò all'ingresso per aprire la porta e vide la figura Annalisa di fronte a sè.
Il suo sguardo nel frattempo, non cambiò di una virgola.
Sempre serio e ...
Cattivo.
«Ma che piacere vedere Annalisa Torredi.» mormorò incrociando le braccia davanti alla porta mentre Annalisa aveva lo sguardo arrabbiato, anche lei serio in volto.
«Non fare il gradasso.» rispose lei.
«Ti ricordavo meno permalosa.» mormorò Antonio con tono ironico e profondo.
Annalisa sospirò irritata.
«Mi fai entrare? Ti devo parlare.» parlò schietta e Antonio cercò di controllarsi dall'atteggiamento di Annalisa.
Interiormente, provava a calmarsi, e a controllarsi di non fare scenate.
«Ma prego bellezza, accomodati pure.» Annalisa fece una smorfia di disgusto ed entrò in casa.
Andarono in salotto e l'uomo si sedette sul tavolo, alle sue spalle illuminava la tv che stava trasmettendo ancora la partita. Poi prese da un piccolo cestino di latta appoggiato sul tavolo, un pacchetto di sigarette con dentro l'accendino, ne prese una e ne accese.
«Allora cara, di cosa mi volevi parlare?» domandò con calma ispirando il fumo dentro ai polmoni.
La bionda si sedette di fronte all'uomo guardandolo con disprezzo, anche lei prese una sigaretta dalla sua borsa e ne accese ispirandone il fumo.
«Di Sandie.»
Merda pensò l'uomo dai capelli neri.
Ma aveva prevenuto una bugia sa sarebbe accaduta una situazione coma questa, una bugia che aveva funzionato alla perfezione.
«Non mi va di parlane An.» rispose l'uomo con tono seccato posando la cenere della sigaretta sul posacenere con un tocco lieve di dita.
«Io so che non ti frega un cazzo di lei, ma non me ne frega se non ne vuoi parlare. Io ne parlo comunque. Arrivando il discorso principale. Sono andata dalla polizia a denunciare la scomparsa di Sandie, perché a quanto mi hanno riferito quelli dell'università. Sandie è stata ricoverata in ospedale per una malattia grave giusto?»
Azzeccato in pieno
Sandie dall'armadio sentì la voce di Annalisa, e il cuore di esplode dalla gioia di sentire almeno la sua voce.
Riusciva a sentire quella che diceva.
Le veniva da piangere.
Di urlare.
Di dire la verità.
Ma rimase forte, e di non morire.
Aveva un solo desiderio.
Sopravvivere.
Sopravvivere da quel bruttissimo e orribile incubo che stava vivendo.
Doveva lottare.
Combattere.
Subire.
E uscirne vincitrice.
Doveva capire che poi quei dolori che aveva subito, ne dovevano poi valere la pena.
Lei era una ragazza forte.
Lo era sempre stata.
E doveva sopravvivere.
Per vivere la sua vita, il dono che Dio le aveva regalato ancor prima che fosse concepita.
E per vedere le persone che amava.
Nulla di più.
Furono quelle le ragioni principali che la spronavano a lottare.
«Giusto.» rispose Antonio espirando il fumo dalla bocca mentre Annalisa spense la sigaretta  priva di tabacco.
«E dimmi, se era ricoverata, come mai quando sono andata a trovarla, oltre all'opposizione dei dottori, lei non c'era?» Antonio ridacchiò guardando la ragazza «Che cazzo hai da ridere?» domandò irritata.
«Bellezza intanto ci calmiamo un po'.» disse cercando di stare calmo.
«No! Non sto calma cazzo! Perché intanto io sono andata dalla polizia e ho denunciato la sua scomparsa! Pensavi davvero che io non facessi niente in riguardo a lei? A me importa di lei! Non che tu te ne freghi, la scopi e la tratti di merda come un giocattolo.» urlò la ragazza con gli occhi lucidi, era stra preoccupata per la sua amica.
Durante la scomparsa di Sandie, non si diede per vinta di andare alla polizia a denunciare la sua scomparsa.
La polizia promise alla ragazza dai capelli biondi che avrebbero fatto il possibile per indagare e per riuscire a trovarla.
Ere molto speranzosa.
«Sei davvero una povera illusa An. Pensi davvero che con la polizia di merda che abbiamo qui riusciranno a combinare qualcosa?» Annalisa alla risposta dell'uomo si trattene di non dargli un pugno in pieno volto.
«Lo dici perché non te ne frega un cazzo di lei, ma a me si! Anche tu ti sei comportato con me lo stesso modo! Te lo ricordi vero?» Sandie udite le parole di Annalisa si sbiancò dallo shock.
Che cosa intendeva dire?
Che cosa era successo tra loro?
Pensò al peggio.
Pregò infinitamente che non fosse successo la stessa cosa anche a lei.
«An, per Dio, è stata solo una scopata.» mormorò con leggerezza.
«Una scopata forzata ...» rispose la bionda con le lacrime agli occhi, e Sandie si rese conto che Antonio aveva fatto del male anche ad Annalisa.
Per la millesima volta.
Antonio le aveva raccontato bugie.
Ancora una volta.
Era stanca.
E sopratutto furiosa.
In quel momento capii perfettamente quei momenti in cui Annalisa le diceva "Non mi piace che lo frequenti, sta attenta, non è il tuo tipo. È troppo grande" aveva ragione.
Ma lei in quel periodo era innamorata e non l'ascoltò, e si pentì amaramente di non averla ascoltata.
«Tu mi hai violentato Antonio.» precisò ancora la ragazza, Antonio aveva lo sguardo rivolto verso il basso giocherellando con il tavolo.
«Ancora vuoi parlare di questo? Ti ho chiesto anche scusa.» la ragazza scosse la testa disgustata dal suo comportamento menefreghista.
«Ti potevo denunciare per quello che mi hai fatto lo sai Antonio?» domandò con voce rotta.
«Ma tu non l'hai fatto.» ghignò poi in volto, Annalisa di fronte a se non aveva un uomo, ma un mostro.
Un uomo che non aveva un cuore e tantomeno dei sentimenti.
Ma che aveva solamente perversione e orrore dentro di se.
E lui era un professore, un dottore, colui che dovrebbe aiutare le persone.
L'uomo, aveva scelto la strada sbagliata, perché nonostante abbia scelto la strada del bene, continuò a fare del male al prossimo. Come aveva fatto sin da quando era solo un bambino.
Era destino, che Diego Laèl, diventasse un uomo crudele senza scrupoli.
«Come puoi essere così menefreghista? Non pensi a quello che mi hai fatto!?» Sandie dall'armadio della camera da letto sentì ogni parola e percepiva di morire.
Moriva per lei.
Perché Annalisa aveva subito il suo stesso dolore.
Non lo poteva accettare.
Su di lei si poteva fare tutto.
Ma non si toccavano le persone che lei tanto adorava.
Le uscirono le lacrime, trattenne di non mugugnare.
Ma ancora una volta.
Stava soffrendo.
E questa volta per Annalisa.
«Smettila An, è successo tempo fa. Speravo lo avessi dimenticato visto che ora a quanto pare sei fidanzata.» rispose lui accedendo un'altra sigaretta.
«Idiota! Questi episodi ti rimangono per tutta la vita. E sai una cosa? Io in qualche modo ... mi ero innamorata di te. Ero uscita da poco da una relazione veramente tormentosa e infernale. Con un ragazzo che mi picchiava dalla mattina alla sera, e che non smetteva di stalkerarmi. Pensai che tu fossi la speranza di una nuova felicità, invece mi hai ridato il dolore del mio precedente amore. Proprio come hai fatto con Sandie brutto figlio di puttana!» urlò battendo la mano sul tavolo.
«Forse quel ragazzo aveva ragione a non sopportarti.» a quella frase, zittì la ragazza.
Ci fu poi un silenzio tombale che regnava in quella casa, mentre Sandie origliava silenzio temendo il peggio per Annalisa.
Voleva liberarsi ma Antonio l'aveva legata troppo stretta e forte. Proprio perché temesse che si liberasse.
Antonio e Annalisa erano da soli in salotto mentre lui guardava la partita, il Milan fece un goal e lui sorrise di felicità alzando lievemente il volume della televisione.
Vide annalisa, con lo sguardo abbassato, ricordando quei momenti brutti, orridi e oscuri con il suo ex fidanzato.
Di quante volte quel ragazzo l'avesse minacciata di uccidere, di quante volte l'avesse umiliata in modo così brutto da farle scendere l'autostima. E di quante volte le diceva "sei di mia proprietà"
Lei, nonostante il tempo sia passato, non aveva dimenticato.
Era una ferita che non era del tutto guarita.
Del resto? Come si possono superare da violenze del genere?
«Ritornando a Sandie.» Annalisa alzò lentamente lo sguardo «Ti dico come stanno realmente le cose.» lei era pronta finalmente a sapere la verità.
Di dov'era Sandie.
«Era davvero malata, aveva una malattia molto grave. Ma confessò di essere andato a trovarla qualche giorno in ospedale e anche a me i medici mi hanno detto che non potevo entrare.
Comunque, seppi che Sandie fu dimessa dall'ospedale, un medico fece vedere anche delle carte.
Mi diede questa, se proprio non mi credi.» fece vedere alla ragazza le carte delle dimissioni di Sandie , non erano vere, erano completamente false, ma sembravano così vere. Antonio era un maestro a fare queste cose.
Annalisa ci stava cascando di brutto. Lo guardò stupita.
«E dov'è adesso?» ridacchiò
«Feci anch'io delle idagini, perché anche io volevo sapere dove si trovava Sandie.»
«Tu lo sai! Dimmi dov'è!» esclamò con furia alzandosi dalla sedia.
«È in America! È tornata in America!» urlò poi lui.
Annalisa ci rimase di sasso dalla risposa lei si sedette di nuovo.
Era sconvolta.
Non ci poteva credere.
«N-non è possibile.» Sandie udì la conversazione e si mosse lievemente cercando di liberarsi, ma niente da fare, le corde era troppo stretta.
«Anche io ci rimasi di stucco, non sei l'unica.
Non trovi che sia assurdo partire senza avvisare la tua coinquilina?» occhi di Annalisa si colmarono di lacrime.
Si sentì ferita.
Delusa.
E presa in giro.
Ma non sapeva che Antonio aveva mentito, che in realtà Sandie era in casa, chiusa dentro in un armadio della sua camera completamente legata.
Di cui le aveva fatto passare le pene dell'inferno.
Sandie voleva liberarsi ad ogni corso per correre da Annalisa ed dirle "Sono qui, non sono partita."
«Come ha potuto farmi questo? E pensare che ho passato notti in bianco per lei, l'ho ospitata nella mia casa, ho fatto i salti mortali per lei. E questo è il suo ringraziamento? Partire senza dirmi niente? Vaffanculo.» la ragazza completamente furiosa si alzò per andare verso la porta.
«Annalisa.» la chiamò Antonio mentre la accompagnarla.
«Tu non osare avvicinarti a me. Sei l'uomo più spregevole che abbia mai incontrato. Fidati, ringrazia Dio che non ti ho denunciato Antonio. Perché si, uno stupro è sempre uno stupro. Ma io ho subito peggio.» detto questo, dette un ultima occhiata feroce all'uomo con gli occhi colmi di lacrime, gonfi e rossi, e se ne andò, lasciandosi poi libera al pianto.

𝐓𝐑𝐄𝐀𝐓𝐌𝐄𝐍𝐓 [MJ]Kde žijí příběhy. Začni objevovat