𝐓𝐑𝐄𝐀𝐓𝐌𝐄𝐍𝐓 [MJ]

[CAPITOLO 26]

5 maggio 1991

NEVERLAND VALLEY RANCH, CALIFORNIA

Michael

«Quindi la torta di quanti piani deve essere Mr Jackson?»
«Quattro piani, voglio che sia di quattro piani.» il pasticcere annuì scrivendo le informazioni su un taccuino.
«Ci sono vari gusti per torta, possiamo fare pan di Spagna con cioccolato e panna, oppure crema chantilly e fragoline-»
«Crema chantilly e fragoline è il gusto perfetto.» interruppi.
«Bene, poi farò uno strato di pasta di zucchero bianca, ci sono vari modelli e questi sono i modelli di torta che le ho portato.» il pasticcere mi mostrò delle foto dei vari modelli di torta, alcune erano troppo basse, altre troppo alte. Ma in particolare me ne colpì una bellissima, decorata con vari fiori di varie dimensioni.
Questa è perfetta.

Indicai il modello della torta mentre il pasticcere annuì trascrivendo tutte le informazioni che indicavo.
«Vuole anche gli sposini?» domandò.
«Perché no? Altrimenti non si capisce che è un matrimonio.» ridacchiammo.
Ero pronto ad organizzare per Liz il giorno più bello della sua vita, nonostante abbia festeggiato il matrimonio sette volte, lo volevo rendere come il più bello della sua vita.
Mi incaricai di un compito importante, ma dovevo colpire Liz, sapevo i suoi gusti, la conoscevo bene come le mie tasche.
Sapevo tutto di lei.
Nonostante fosse un incarico complicato, avevo il piacere dentro di me di organizzare quel matrimonio.
Avevo già prenotato un secondo appuntamento con il tipografo per gli inviti, ed uno con il mio chef di fiducia per il menù.
Con le decorazioni per Neverland, ci avrei pensato io. Visto che ero molto esperto su queste cose.
Prenotai un altro appuntamento con il pasticcere, lo ringraziai e se ne andò.

Quel giorno avevo degli ospiti speciali a Neverland, un gruppetto di bambini malati dall'Ospedale Rennie Joe Wood di Los Angeles. 
La maggior parte di questi bambini erano malati di tumori, altri da lucemia, ed altri problemi fisici gravi, così decisi di farli portare a Neverland per trascorrere una bellissima giornata insieme.
Il giorno precedente chiamai Sandie, le chiesi se le andava di venire, accettò, ma la sentii strana, come se non stesse bene, oppure ... no, fredda, e molto distaccata.
Al saluto della chiamata attaccò subito mentre io stavo ricambiando, pensai che era arrabbiata con me, così decisi di aspettare a vederla e farmi spiegare da lei.
Decisi di andare per i giardini, l'ispirazione mi chiamava e volevo scrivere. Ancora.
Dovevo finire il mio libro entro alla fine dell'anno, poiché la pubblicazione sarebbe stata l'anno successivo.
Passeggiando trovai un posto per sedermi, presi il mio taccuino con dentro le altre poesie che avevo scritto precedentemente, e cominciai a scrivere.