[CAPITOLO 58]

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[Must have been a deadly kissOnly love can hurt like this

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[Must have been a deadly kiss
Only love can hurt like this.]
-Paloma Faith

Beverly Hills, L.A

24 febbraio 1992

"So di non essere la sorella che tu conosci, e ti chiedo scusa mia dolce Adelfì.
La verità è che non sto passando un bel momento della mia vita, anzi, penso di star passando uno dei momenti peggiori della mia vita.
Ma direi di andare per gradi.
Quando sono tornata dall'Italia un mese fa, io ed Annalisa, la mia coinquilina, trovammo il nostro appartamento completamente distrutto, comprese le mie cose. Vestiti, gioielli, libri, foto, tutto.
In particolare una nostra foto di famiglia, e c'era un bigliettino con su scritto "O te, o la tua famiglia." Sapevo che l'aveva scritto lui ipotizzando che era stato lui a distruggere l'appartamento.
Mo feci coraggio, e andai da lui consegnandomi di persona.
Cominciò a picchiarmi a dirmi cose brutte tutto questo perché per le vacanze di Natale ero stata qui da voi. E lui non voleva che io andassi.
Spiegai solamente che volevo solamente stare con la mia famiglia. Ma non volle sentire ragione, mi diede schiaffi.
Mi domandavo sempre il motivo di quel trattamento nei miei confronti ma non ho mai ricevuto una risposta.
Gli supplicai di parlare da parsone civili, di non utilizzare la violenza, perché non sarebbe servita a niente. Lui stette zitto e acconsentì la mia richiesta. Gli dissi che ero stata con la mia famiglia, di aver rivisto le persone che amo.
Poi chiese se avevo rivisto Ethan, che lo aveva dato del frocio, gli dissi di non chiamarlo in quel modo perché era una persona come tutta le altre, ricevetti un altro schiaffo.
Poi mi dette della puttana e mi chiese se lo avessi scopato.
E ti sai mia cara Adelfì, che non sono il tipo da fare di queste cose.
Mi guardò dalla testa ai piedi.
Mi studiò e mi disse di quanto  fossi imbruttita, che ero solo pelle ed ossa,
Che avevo delle occhiaie da far paura, che facevo paura, che potevo far spaventare i bambini.
Gli chiesi se fosse stato lui a ridurre la casa di Annalisa in quello stato, e lui rispose di sì in modo molto diretto.
Senza filtri, senza nascondersi.
Dentro di me andai si tutti le furie.
E trattenni.
Mi spiegò anche il motivo di questa sua azione
Voleva vendicarsi, perché io ero andata in America, e di nascosto entrò in casa di Annalisa a distruggere ogni cosa, persino tutti i miei ricordi.
Disse "Vidi delle foto con i tuoi amici. E mi incazzai a morte, così  ho distrutto ogni tuo oggetto, ogni tuo ricordo, ogni tuo vestito. Ogni cosa che ti rendeva quello che sei Sandie"  questa frase faccio ancora fatica a dimenticarla
E poi, chiese di Michael, mi chiese come lo conobbi, perché trovò una nostra foto.
Se non avessi detto niente, mi avrebbe uccisa.
Così raccontai tutto.
Mi chiese se ci baciammo, io risposi di sì, anche se ero un po' spaventata nel dirglielo, ma non volevo mentire perché avevo troppa paura della sua reazione, e nell'essere uccisa.
Ma lui stette calmo, continuando ad ascoltarmi con attenzione. Mi domandò se ero inamorata di lui, io risposi di sì, e mi domandò se lui lo era di me.
Io a quel punto stetti zitta, non risposi fuori mi uscí una lacrima. Scossi la testa dopo qualche minuto.
Confessai che lo amavo, e di amarlo ancora, a quel punto mi prese il viso tra le mani facendomi spaventare a morte. E Nicole, pronunciò queste esatte parole che non potrò mai dimenticare
"Come puoi pensare che uno come lui, possa ricambiare i sentimenti di una comuna ragazza come te? Come puoi pensare che Michael Jackson si possa innamorare di te? Tu non vali un cazzo ne come donna, ne come persona. Non sei nessuno Sandie.
E non lo sarai mai.
Per lui, sei soltanto una formica, cerca le farfalle, in questo momento tu sei una larva.
Una larva che giorno dopo giorno, diventa brutta sempre di più.
Sei soltanto una stupida illusa, se avessi pensato che lui ti ricambiasse i tuoi sentimenti.
Accetta la realtà Sandie.
Lui, non ti amerà mai.
Mai.
Evidentemente, se lui ha messo fine alla vostra amicizia, non ci teneva così tanto a te. O forse, non ti ha mai voluto bene."
Quelle parole furono veleno per il mio corpo e ancora oggi faccio fatica a toglierlo dentro di me, perché penso che sia la verità.
E quelle parole, mi fecero guardare in faccia la realtà.
Cercai in qualche modo di scacciare le sue orribili parole, dicendo che non era vero, e che mi voleva bene.
Ma lui disse "allora se ti voleva bene, perché ti ha cacciato dalla sua vita? Perché ti ha fatto soffrire così tanto? Ecco perché odio quell'uomo, è un uomo senza sentimenti, un bugiardo, un egoista del cazzo che pensa solo a se stesso e alla sua fottutissima fama. Si vuole dimostrare buono solamente per fare buona immagine al pubblico. Questa, è la realtà del fatti, cara piccola Sandie. Una realtà brutta, vero, ma giusta. Quell'uomo ha avuto solamente culo, io non credo al talento, io non credo ai doni, non credo a un cazzo di queste cose. Si tratta solamente di fortuna. E quell'uomo ne ha avuta molta." d'un tratto corsi in bagno e vomitai.
Pregando che lui stesse in silenzio.
Vomitai ogni cosa che aveva detto su di me, e su Michael.
Vomitai l'anima.
Come se avessi bevuto litri, litri e litri di alcool.
poi dissse "Vedi? Guarda come ti ha ridotto? Un pezzo di carne che a malapena si muove. Uno zombie vivente, questo sei tu. Sandie Vrachnos."
Dopo di che prese dalla nuca e mi immerse la testa nell'acqua.
Passavano i secondi, uno, due, minuti, e mi sentivo affogare.
Non riuscivo a respirare.
Ma poi mi fece rialzare la testa.
Feci un respiro profondo quanto l'Oceano.
Me fa fece rialzare e poco dopo mi fece riemergere la testa, di nuovo.
Disse " Vedi cosa succede se qualcuno osa ribellarsi a me?
La ribellione in te è proprio penosa Sandie, pensi di con questo tuo modo di essere ribelle possa servirti a qualcosa? Pensi di essere qualcuno? Pensi di essere una donna? Ti sbagli di grosso piccola Sandie, in realtà non sei nessuno, sei una nullità di donna. La donna più inutile che abbia mai conosciuto. E non valerai niente dalla vita!" esclamò con la cattiveria nel corpo, e alla fine della frase mi fece rialzare la testa.
Stavo per soffocare.
Non soltanto perché stavo rischiando di morire, ma anche per le sue parole.
Entrarono come delle frecce di fuoco dentro al mio corpo.
Pronte a farmi morire dal dolore più laido che ci fosse.
La lite continuava all'infinito, e nel frattempo sorgè l'alba, un'alba triste, e piena di sangue.
Lui non smetteva di umiliarmi, e di picchiarmi, mi diede calci, pugni, schiaffi, ero a pezzi.
Ero completamente a pezzi.
Ero per terra, il naso colava sangue, avevo il labbro spaccato, il viso confuso e rosso, e lo stomaco che mi faceva male.
Egli si stiracchò le mani, sentivo il rumore delle ossa delle sue dita diventare più forti di prima.
Si abbassò a me, mentre io affannavo e gemevo dal dolore.
Poi disse "Da questo momento in poi, vivrai con me.
Non ti manderò all'università, farò un finto certificato medico di una malattia, quindi, i professori crederanno che stai male, farai tutto quello che ti dico. Se oserai disobbedirmi, per te saranno guai seri. Diventerai la mia donna, e tu sei solo mia Sandie. Solo di mia proprietà, di Antonio Lombardi!" mi buttò per terra e poi diede uno sputo.
Fu li, che incominciò il mio sequestro.
Il 6 gennaio.
E iniziai durante le mie giornate a scrivere il mio diario quando non avevo niente da fare.
Antonio non mi faceva uscire quei giorni.
Tolse la linea telefonica, e quindi, non potevo telefonare nessuno, né ad Annalisa, nemmeno a te, e ai nostri genitori cara Nicole. Perciò non ti chiamai quel mese, perché ero vittima di un sequestro.
E ti chiedo scusa di averti mentito.
Ma in compenso, lui mi aiutava a scrivere la tesi, mi portava i libri che mi servivano dall'università.
Furono giorni molto difficili, tra stupri e violenze, facevo le ore piccole, perché dormivo nello stesso letto del mio aggressore.
Quel mese, iniziai anche a fumare, cosa che avevo sempre disprezzato lo sai vero? Ma sì, lo feci.
Le sigarette furono di grande compagnia.
Per pochi giorni Antonio fu di buon umore, non mi picchiò, ne mi violentò, né niente.
Mi sembrava che fosse tornato l'uomo di cui mi ero innamorata.
Facemmo anche l'amore.
Nel vero senso della parole.
Quella volta fu dolce e romantico.
Ma poi il giorno dopo, mentre facevo la lavatrice trovai una camicia sporca di cosmetici femminili, scoprii che mi tradì con una sua collega di lavoro.
Ero disperata.
Quando tornò da lavoro feci una scenata.
Ero furiosa.
Doveva che lo soddisfava di più sessualmente e come bellezza era alla pari alla luna.
E gli dissi che era malato, e che se non ero abbastanza lui mi doveva lasciare andare.
A quel punto fu lui a darmi della pazza, faceva finta di preoccuparmi come se fossi realmente malata, si avvicinò a me ma io mi staccai bruscamente da lui.
Mi diede un ennesimo schiaffo.
Mi disse che non mi aveva mai amato, e che mi odiava, che gli venivo il voltastomaco solo a incrociare il mio volto, disse che l'unica cosa che so fare, anche se in quel momento mi sentii davvero sporca, era scopare da Dio.
Reagii e tirai uno schiaffo, beh, peggiorai la situazione.
Mi prese per le spalle facendomi girare, mi strappò la maglia ed io tremavo dalla paura, sentii il rumore della cintura.
E feci due più due.
Voleva darmi una lezione.
"Conta." mi disse ed io stetti zitta, dopo qualche secondo la cintura sfiorò violentemente la mia pelle, gemendo dal dolore.
"Uno" contai gemendo del dolore, e lui continuò fino a venti frustate riempiendomi la schiena di sangue e di linee.
Paradossalmente, dopo quella tortura, Antonio mi curò la schiena, mettendomi una pomata, e delle garze.
Mi spezzò la schiena quel giorno come mi aveva spezzato il cuore.
Un pomeriggio mi addormentai, ma poi quando mi svegliai Antonio tornò a casa, e mi disse di prepararmi, perché dovevamo uscire.
Rimasi basita da quella richiesta.
Perché non uscivo da quella casa da settimane.
Arrivammo in una specie di bosco.
Era molto bello.
L'aria era serena e tranquilla.
Sentivo il gorgoglio dell'acqua e il canto dei grilli.
Con il lieve suono del vento che faceva compagnia.
Fu li, che confessò di essere Diego Laèl, e non Antonio Lombardi. Mi raccontò tutta la sua vita. Il suo mondo criminale entrato sin da bambino, i suoi primi omicidi nell'età adulta.
Il suo rifugio in Italia, mi raccontò filo per segno di come uccideva quelle povere ragazze.
Ti dico solo che durante il racconto, vomitai.
Mi sentii tradita, presa in giro e delusa.
Non ti saprei spiegare a parole.
È veramente difficile credimi.
Il giorno continuavano, gli stupri, le violenze anche.
Arrivarono i primi giorni di febbraio quando Annalisa venne a casa di Diego per chiedere di mie notizie. Diego prima che Annalisa fece entrare in casa mia mi legò, e mi tappò la bocca con un nastro adesivo di scotch, mi disse che se avessi anche mugugnato mi avrebbe ucciso all'instante, chiudendomi poi dentro all'armadio.
Annalisa denunciò la mia scomparsa, mentre Diego fece fare dei documenti falsi inerente su una mia malattia. Io non avevo nessuna malattia ne tantomeno ricoverata. Ma bensì ero sequestrata da un serial killer.
Io sentii tutto, quando poi Annalisa pronunciò queste esatte parole "tu mi hai violentato Antonio" mi mancò il respiro.
Aveva violentato anche la mia amica.
Che io ora considero come una piccola sorellina.
Se conosci Annalisa, è praticamente uguale a te. Stesso carattere, e stesso animo buono e carismatico.
Ho adorato quella ragazza.
Rimasi scioccata.
Non ci potevo credere.
Volevo piangere e urlare ma non potevo, altrimenti mi avrebbe ammazzato.
Diego inventò una bugia per farmi odiare da Annalisa.
Disse che in realtà ero stata dimessa dall'ospedale e che poi ero tornata in America.
Annalisa credette a quella bugia, e se ne andò.
Successivamente Diego mi liberò completamente ed io mi infuriai con lui, a quel punto lui andò fuori controllo. Mi buttò sul letto, tirò fuori un coltello.
Vidi la morte da un centimetro. Ma non riuscì ad uccidermi.
Forse, ebbe pietà per me.
Beh, fino a che tre giorni dopo, non venne la polizia a liberarmi.
Ora ti racconto tutto.
Dopo qualche giorno, Diego ed io litigammo pesantemente, mi pestò di brutto, forse non ho mai ricevuto così tante brutte botte nella mia vita. Mi legò sul letto, caviglie e polsi.
Per fortuna Diego era via per lavoro, mi mossi, e notai che una traversa del letto era affilata, poiché erano fatte di ferro, così mi mossi velocemente. Mi liberai, presi il telefono attivando la linea telefonica chiamando poi la polizia.
Vennero nell'appartamento e mi liberarono mettendo la parola fine a quel sequestro.
Ti confesso che mi sentii libera.
Non quando però, vidi l'arresto di Diego.
Ma poi incrociai i suoi occhi cattivi da animale selvaggio, Cristo Nicole, mi spaventai a morte.
Decisi di non affrontare il processo.
Ma era Annalisa a farlo al posto, con la prova del diario che scrissi, e delle registrazioni che feci durante la mia permanenza in ospedale per la cura delle mie ferite, raccontando tutto quello che ho dovuto subito in segno di prova.
Ora Diego deve essere processato.
Annalisa mi ha detto che sarebbe iniziato tra due settimane e che mi avrebbe aggiornato sull'argomento.
Insomma, questa è la storia.
L'esperienza più brutta della mia vita.
Ed ora tu sai tutto Nicole.
Perciò non te l'ho voluta raccontare.
Per non rivivere quei momenti così orridi che ho passato con lui.
Ti prego solamente di non dirlo a nessuno, nemmeno a papà, tu sei mia sorella e come tale l'ho detto solo a te.
Voglio che questa sia la l'ultima volta che racconto questo mio terrificante momento.
Perciò sono così triste.
Così depressa.
Così fottutamente fredda con le persone che non mi lascio nemmeno abbracciare.
Perché sento ancora le sue braccia.
Le sue forti braccia che mi facevano uccidere.
Ti prego di capirmi.
Ti prego di supportarmi.
Spero solo che sia una questione di tempo Nicole.
E ti chiedo scusa per come ti ho trattato oggi pomeriggio, sono stata una sciocca, un egoista e un insensibile.
Perdonami Adelfì.
Detto questo, spero tanto che il mio regalo ti piaccia.
Sono andata sul sicuro, lo so che vai pazza per l'acquamarina.
Buon San Valentino sorellina mia.
Ricordati che ti amo alla follia."

𝐓𝐑𝐄𝐀𝐓𝐌𝐄𝐍𝐓 [MJ]Where stories live. Discover now